Luca D'Aversa Fuori 2018 - Cantautoriale, Rock, Indie

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Fuori è un disco anticonformista nel senso più leggero possibile. Suona come increspature su un foglio di carta appallottolato e poi ridisteso, su cui è più difficile, ma non impossibile, scrivere

Troppo consueto al giorno d'oggi dire di essere fuori da qualcosa: fuori dagli schemi, fuori dal sistema, fuori dal conformismo, fuori di testa. Il dire e il fare non combaciano quasi mai e quel che resta è solo un cliché da controtendenza spicciola.
"Fuori" è il titolo del secondo lavoro di Luca D'Aversa, un disco ispirato e leggero, che trova la propria dimensione giusto in quel termine, "fuori", che diventa concreto come ricerca di stimoli al di là del passato, un semplice progredire spogliandosi con consapevolezza e zero ripensamenti.

Il pop cantautorale del musicista romano è fresco e ricco di sfumature decise, i brani si alternano tra l'acustico e l'elettrico, ognuno con la propria identità precisa. Sono canzoni che suonano davvero bene, il lavoro di ricerca del suono e missaggio sono notevoli.
A metà tra Niccolò Fabi ed Ettore Giuradei, la vocalità di D'Aversa sa trasformare piacevolmente le sensazioni in racconti, le suggestioni delle immagini tenui arrivano in toto solo dopo qualche ascolto, c'è una profondità che aumenta ogni volta che riparte l'album. "Voleranno via" o "Bisognerebbe" sono collage di momenti che tutti abbiamo o dovremmo vivere ma che per un motivo o per un altro ci sfuggono; "Solo no" e "Non voglio" sono sfoghi in prima persona dove però immedesimarsi non è così difficile, sull'amore complesso siamo inciampati tutti, le distorsioni leggere (siano di pianoforte o di chitarra) sono come increspature su un foglio di carta appallottolato e poi ridisteso, è più difficile scriverci ma alla fine con un po' d'impegno ci si riesce comunque.

In "Fuori" ci sono anche brani più rock come "In superficie" e "Hai visto mai". Il pop è una plastilina sempre calda, ma bastano un paio di note blues o un suono più cazzuto di batteria per svoltare nel mood: in questo disco si ha la percezione che alcuni brani ad un primo ascolto potrebbero non lasciare impronta, ma in verità sanno andare a segno con facilità grazie al gran lavoro fatto sugli arrangiamenti.

Brano simbolo del disco è "Lasciati sorprendere", un inno synth pop al non posizionarsi nell'inerzia dei giorni veloci e sempre uguali, vale la pena fermarsi e fare un passo di lato per ottenere una visuale migliore sulle cose. Fuori è la parola magica, che sta fuori dal banale e racchiude in sé una regola ben precisa:"Bisognerebbe prendere e partire di getto, salire sopra un treno, sedersi ed osservare il paesaggio, e avere tutto il tempo per guardarsi dentro perché tra te e il mondo c'è un vetro con il tuo riflesso".

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La recensione Fuori di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-02-05 09:00:00

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