HaddaH From Happiness To Disgrace 2005 - Metal

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Grida lancinanti, vetri rotti, esplosioni. Sussurri che chiedono aiuto. Poi viene sparata la prima cartuccia, forse l’unica davvero attraente: "Falling". Inizia così l’EP degli HaddaH, e da subito se ne scoprono le contraddizioni e i passi falsi e i cenni di creatività e i paradossi.

Chissà da cosa o da chi stanno scappando, forse da quella “felicità” cantata già nel titolo, che si tramuta presto in “disgrazia”. Camminano a testa alta, cadono e poi si rialzano. Cadono di nuovo, si aggrappano aggressivi alle raffiche di batteria e alle chitarre per perdersi poi, una volta per tutte, nel coretto trionfante di chiusura che “urla” il nome della band. E viene da chiedersi: perché questa fuga? Perché spazzare via, da una traccia all’altra, la buona impressione da cui ci si deve ricredere? Come mai nell’insieme perdono l’incisività che hanno singolarmente? La voce femminile, per esempio. Non riesce a tenere testa a quella maschile nel momento fatidico della sovrapposizione: gli attacchi solisti di Stefania riescono a fare a pezzettini anche l’aria, tanto sono “pieni” e cattivi, ma i contro cori sono decisamente più mansueti, bambineschi. Inespressivi.

Sembrano timidi, gli HaddaH, nonostante cerchino di buttarci addosso le loro atmosfere psicotiche. Timidi nell’entrare ed uscire continuamente da una dimensione in cui sprigionerebbero sapori nuovi, e quando ne escono, sbattono la porta. Timido il bassista, sempre nascosto dietro le chitarre, nel ritagliarsi uno spazio per sé in cui allontanarsi dal genere a cui rimangono attaccati gli altri. Timidi tutti, infine, perché dopo trenta secondi di sintetizzatori si rifugiano nelle classiche galoppate ritmiche, senz’altro più sicure.

Correre ai ripari non basta, e lo sanno benissimo; se lo dicono anche da soli, di non fuggire: “Live your fuckin’ life”. Poi, però, ringraziano Dio…

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La recensione From Happiness To Disgrace di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-10-20 00:00:00

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