Lemmy 'Nduya e Rock'n Roll
Una scarica di kalashnikov di circa dieci minuti: basterebbe questa frase per descrivere l'esordio omonimo dei Kjümmo, terzetto che pur avendo un nome riconducibile alla penisola scandinava vengono in realtà da quella calabrese; cresciuti a pane e 'ndujia, la band cosentina tira fuori un ep vulcanico di quattro pezzi che manderebbero a fuoco qualsiasi impianto stereo.
Se vi serve la giusta carica per affrontare questo inedito lockdown a colori, basta metter su il vinile 7" o qualsiasi altro supporto analogico o digitale di questi pazzi scatenati: "Assassination" parte come una fucilata in pieno petto, sembra di ascoltare Lemmy che ci regala l'ennesimo instant classic dei Motorhead, una botta di nostalgia che di questi tempi ci ricorda quanto erano belli i concerti tutti ammassati e le spalle lussate del giorno dopo con il sorriso beffardo ancora in faccia. Ma poi, che pezzone è "Baby LaVon"?! Un mix post atomico di punk-rock, Kyuss e i primi Queens Of The Stone Age, stupendo magnifico esaltante. Le sfuriate di "Petty Rabbit Eyes" e "Cherryless" e le loro sonorità da band già affermata sono solo la ciliegina sulla torta. Il disco finisce e come per magia ricomincia dall'inizio automaticamente, nulla può fermare il mio dito che schiaccia di nuovo il tasto play su "Assassination" come se fosse sotto l'effetto della miglior stregoneria.
L'omonimo esordio dei Kjümmo è un chiaro di luna, una botta di energia totale e apocalittica, sinceramente una delle cose migliori ascoltate quest'anno da una band emergente e di sicuro uno degli esordi più convincenti del 2020 su scala nazionale. Si consiglia la riproduzione a volume altissimo (possibilmente non in cuffia) e in solitudine, urlando a squarciagola, così rispettate pure le norme dell'ultimo DPCM.
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La recensione Kjümmo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-11-18 08:47:46
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