Godblesscomputers The Island 2020 - Elettronica, IDM, Ambient

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The Island è un disco fusion, nel senso più genuino del termine. Fonde l'anima puramente elettronica di Godblesscomputers con le nuove tendenze nu-jazz e nu-soul. Questo doppio scheletro di campioni e analogia funziona nel modo più assoluto, e va ad aggiungere un altro splendido tassello alla carrie

Godblesscomputers fa parte di quella –vasta- gamma di artisti italiani che quando si mette a produrre, fa scattare la leva del piacere ancora prima dell’ascolto. Già saperlo al lavoro è bello, e ormai non a caso. Il modo composto e pacato con cui, nel corso dell’ultimo decennio, è giunto ad affermarsi come una delle punte di diamante della Tempesta Dischi –e di tutto il panorama musicale nostrano- ha portato i suoi frutti. Si sono accorti di lui anche oltre la Manica. E il motivo è uno e semplice: fa Musica bella.

E come si fa a fare la musica bella? Non si sa. Ascoltando però The Island, il nuovo gioiello di Godblesscomputers, ci si può fare un paio di idee su quale sia il suo di segreto. Lorenzo tiene tutto sotto controllo. Conosce tutti i suoni che ha a disposizione, li adora in maniera maniacale e li usa come cristalli. Li fa toccare, senza che il contrasto li rompa, perchè sa quanto siano preziosi. Tiene tutto il equilibrio, in magica sospensione.

Lo fa da sempre, ma in continua metamorfosi. Anche questa volta c’è qualcosa di diverso, qualcosa di rinnovato. Le atmosfere fumose e umide di Solchi si sono solidificate, sublimate grazie alla formazione più analogica. A rafforzare lo scheletro già saldo del disco c’è il basso di Giulio Abatangelo – all’opera anche alle chitarre-, membro dei Klune. Un secondo navigatore che aiuta a tracciare una nuova via, senza un azzardo fuori posto, senza mai una nota di troppo. Le tinte groovy dei suoi giri, insieme al sax di Alberto Pagnin, finiscono per catapultarci nell’orizzonte stilistico dei 72-Hour Post Fight, talvolta dei Nu Guinea, ma senza mai farci distogliere l’attenzione dalla cabina di pilotaggio; dal laboratorio dove Lorenzo Nada mescola i suoi elementi.

The Island è fusion, nel senso più genuino del termine. Senza particolari virtuosismi mette insieme l’anima puramente elettronica di Godblesscomputers con le già citate nuove tendenze nu-jazz, e anche nu-soul: in Pacific Sound fanno la loro comparsa i Technoir, gruppo eccezionale, già protagonisti di una gran cover di Closer nel 2018. Glenn Astro e Montoya chiudono il prezioso ed essenziale roster dei feat -provenienti da tre diversi continenti- con due produzioni drittissime e piene di gusto.

Il viaggio, evocato dalle immagini che escono da ogni singolo brano, è un viaggio solitario, nel freddo. Forse un viaggio solo mentale, lieve e stupefacente, aiutato dalle note di un vibrafono, lo strumento che mette l’ultima pietra sopra la perfetta struttura sonora di The Island. Con Pillow si arriva definitivamente sull'isola tanto cercata, dopo un viaggio di mezz'ora, che sarà bello ripetere ogni volta che si sentirà bisogno di bellezza. A sto giro Dio benedica non solo i computers.

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La recensione The Island di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-12-04 00:21:00

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