Federico Fabi C'eravamo quasi 2021 - Cantautoriale, Indie

C'eravamo quasi precedente precedente

Una storia d'amore raccontata "alla vecchia" che suona evergreen.

Tutto di questo album, dalla voce pulita e morbida alla chitarra acustica sempre presente, fino alla scelta delle parole, tutto ci dice che Federico Fabi sia un raccontastorie, uno storyteller, direbbero quelli bravi. Uno di quelli che ti guarda negli occhi e senza artifici ti prende per mano e ti porta tra le pieghe di un racconto. Dopo la buona prova autoprodotta di Io e me x sempre, Fabi arriva al primo disco di studio con tanta gavetta alle spalle e un attento pubblico davanti.

Tutto grazie alle canzoni, che Fabi scrive in maniera magistrale e che in questo caso sono prodotte da Matteo Domenichelli con un gusto anni ’70 tra Battisti, atmosfere ariose e malinconiche come gli episodi più malinconici di Rino Gaetano e un cantato soffice che ricorda quel cantautorato leggero ma non effimero di Concato, Togni o il Bennato più romantico.

Non c’è la ricerca disperata di contemporaneità dell’it.pop da infarcire però di citazioni anni ’80 per acquisire un sapore d’antan. La passione vintage, la scrittura d’altri tempi di Federico Fabi è genuina, schietta, naturalmente “vecchia” e, per questo, contemporanea, perchè suona evergreen. Un corto circuito spaziotemporale non da poco. Il tutto senza perdere un briciolo di orecchiabilità, canticchiabilità o potenzialità pop.

Le otto canzoni di C’eravamo quasi sono una storia naturale e universale: la più classica delle storie d’amore. L’infatuazione iniziale in Baciami Baciami, il rapporto che cresce e si consolida attraverso la quotidianità, fino alle prime difficoltà (Al Dente, poi riedita anche con Giorgieness) e lo scontro con la consapevolezza che la fine sia arrivata, la solitudine improvvisa – rappresentata in maniera disarmante dall’interludio strumentale C’eravamo quasi – fino al trauma della separazione e come processarla – "Porto occhiali da sole per nascondere l’odio che provo per te", da Non passerà mai, appunto. –. Le fasi ci sono tutte: il viaggio dell’eroe che poi siamo stati tutti noi con il cuore spezzato, almeno una volta, viene snocciolato con immagini semplici scansando sempre la banalità.

Ci sono frasi così potenti da rischiare di oscurare le canzoni, ma che per fortuna non cadono nel tranello della frase da tweet, dello slogan generazionale fine a se stesso. Sono solo riassunti in due righe del senso dell’intera canzone. Una scrittura e una narrazione precisa, attenta, icastica, figlia di un percorso anche quello d'altri tempi, di chi arriva all'album d'esordio dopo aver acquisito una perfetta consapevolezza della propria penna, della propria voce, del proprio suono. Cose che si conquistano con calma. Ed ora, "passo dopo passo, eccoci qua".

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La recensione C'eravamo quasi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-08-23 22:39:48

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