Petrina L'ETA' DEL DISORDINE 2022 - Cantautoriale, Sperimentale, Pop rock

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La carriera della cantautrice veneta approda alla lingua italiana e dona vita a un tassello di grande splendore compositivo ed emozionale

Se Debora Petrina – in arte solo Petrina – può vantare apprezzamenti da parte di eminenze internazionali di settore come David Byrne, Terry Riley, Elliott Sharp, John Parish o Paolo Fresu – solo per citarne alcuni – ci sarà pure un valido motivo. E si tratta di una ragion d'essere che appare ancora più evidente – qualora non lo fosse stata nelle esperienze precedenti – in un album come L'età del disordine, nuova uscita discografica per la cantautrice veneta e prima sua produzione interamente costruita in lingua italiana. Già questo potrebbe rappresentare una sorta di punto di rottura nell'evoluzione compositiva della diretta interessata, ma si tratta di una condizione da trattare un po' coi guanti perché di rotture strutturali, cambi stilistici e contaminazioni di vario stampo se ne trovano a bizzeffe tanto in questo nuovo lavoro quanto in una rinnovata e personalissima concezione di cantautorato al femminile.

La realtà dei fatti è una e una sola, poche scuse: L'età del disordine è un disco splendido, tra le migliori uscite del 2022 e, senza dubbio, annoverabile tra gli esemplari di maggior pregio e valore artistico per quanto riguarda la possibilità di prendere ad esempio una qualsivoglia produzione nostrana e cercare di capire, ancora una volta, se una certa direzione intrapresa in netto disaccordo con l'opinione pubblica faccia davvero al caso di noi poveri illusi, eternamente aggrappati a un pur fioco bagliore di speranza sia estetico che concettuale.

L'età del disordine, a braccetto con la rispettiva autrice, mostra tutta la bellezza e l'importanza interpersonale di un cantautorato sperimentale che trae vita da forme classiche di cui, però, si appropria per smembrare e rimodellare forme e contenuti, guardandosi intorno ma mai alle spalle e cercando continuamente nuovi orizzonti discorsivi ma anche emozionali, forse ideologici, intensamente rivolti a una graduale definizione di un sé artistico che si fa via via identità personale quotidiana.

Azione, questa, possibile attraverso scelte strutturali che partono da una concezione di scrittura pianocentrica per poi esplorare mondi non diversi ma paralleli, optando dunque per primordi elettronici indie-alternative (Begonie) ma anche per convergenze synth pop che strizzano l'occhio a dispiegamenti semi-industrial alla Reznor/Ross in anomalo flirt con gli Scisma (Cocktailchemico), ritornando a un formato canzone modernizzato ma sempre in vena di contaminazioni elettrogene (Ginnastica) per soluzioni melodiche mai scontate (Era ieri).

Non mancano anche sinuosità soul-blues rarefatte (Amore è cieco), lampi alternative-dark-pop-rock al sapor di PJ Harvey (Cuore nero), diramazioni latineggianti (Jingle), ballate pianistiche accorate ma taglienti per scelte sonore e contenuti (Cosa sai di me) e aperture psichedeliche avvolgenti ed emotivamente trascinanti (Astronauta ma anche Piccola cicatrice) in ciò che si prospetta come uno dei lavori più intensi e coinvolgenti di un'intera discografia personale come di gran parte delle proposte attuali al di qua dei confini nazionali.

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La recensione L'ETA' DEL DISORDINE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-12-19 16:39:00

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