A Pa'.
“Straziante, meravigliosa bellezza del creato”. Le sue ultime parole, l’attore Totò le ha pronunciate sfogliando il copione di Che cosa sono le nuvole, cortometraggio firmato Pier Paolo Pasolini, inserito all’interno del film Capriccio all’italiana. Marco Brosolo è partito da lì, da quelle nuvole, o nubi che dir si voglia, per imbastire un omaggio a Pa’.
Un’operazione semplice ma non troppo. Di immersione, di compenetrazione. Brosolo si è ritrovato a impastare le mani tra poesie, pellicole, interviste televisive… più o meno tra l'opera omnia dell’intellettuale friulano. Impossessandosene, piegandola al proprio volere, a un un incessante desiderio di tradurre in musica il materiale pasoliniano a disposizione. Nubi è un album intimo, malinconico, oscuro, sussurrato. L’impostazione trip-hop è parecchio evidente, l’elettronica entra in punta di piedi, il pianoforte di Brosolo guida, la voce sperimenta con garbo, il jazz esce ogni tanto a fare capolino (ascoltare Giovane ormai per credere), così come una certa attrazione per una certa new wave (la conclusiva Del loro amore) se non per il math. L’episodio più movimentato, con tanto di chitarroni muscolari, è Lamento, spokenword interpretato da Pierpaolo Capovilla, uno che, non per niente, è movimentato già di suo…
C’è poco da girarci attorno: Nubi finisce per spargere un fascino particolare, sfuggente. Fino a renderlo un disco coraggioso, che si affida a una lentezza limpida, mai fuori posto, cucita addosso a canzoni in un certo qual modo granitiche, dall’incedere ipnotico, quasi nevrotico. Pasolini è ovunque, persino in Torna, il cui testo è stato affidato al poeta Federico Tavan, amico di vecchia data di Brosolo, o in Wolken (nuvole), cantata in tedesco. Guardate il cielo, è pieno di nubi.
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La recensione nubi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-11-02 00:00:00
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