Compilation Il juke-box del diavolo 1998 - Jungle, Drum & Bass

Il juke-box del diavolo precedente precedente

"Da un'idea di Mauro Teho Teardo, un progetto che vede la collaborazione di musicisti italiani e stranieri dell'ambito noise interessati alle contaminazioni e alle suggestioni provenienti dall'elettronica.". Già le prime battute delle note stampa riassumono al meglio il canovaccio di un progetto voluto da colui che da qualche mese a questa parte è pure una firma degli Here. E in effetti la suddetta band, licenziata oggi dal C.P.I., nasce proprio sotto l'egida della Fridge, una delle 'indipendenti' più capaci se facciamo una rapida panoramica sull'underground italiano.

Dopo il 'soffocante' intro, che ritroverete anche in chiusura, il primo vero brano è affidato proprio agli strumenti di Teho e Jim Coleman, accompagnati alla voce da Lydia Lunch, la stessa vocalist che poi ritroveremo anche in molti episodi di "Brooklyn bank". Naturalmente il sound è sulla falsariga dello splendido esordio su album: una sorta di drum 'n' bass che al bivio si incrocia con la melodia e la voce dell'"anti-femme fatale" newyorchese. Di seguito troviamo Phylr, reincarnazione dell'ex Cop Shoot Cop, in un brano caratterizzato dall'incedere vorticoso, con un mole di suoni ottenuti al ritmo di una catena di montaggio. La traccia successiva è affidata al blues (?) malato dei Chrome Cranks, una delle formazioni seminali di tutta quella scena della Big Apple che oggi vede il culmine nella Blues Explosion di Jon Spencer.

I due episodi seguenti non sono altro che una spinta sull'acceleratore dopo aver fatto il pieno, nuovamente, di drum 'n' bass; infatti troviamo il remix di una canzone dei Meathead, ad opera sempre di Teho Teardo; gli Homo Vibro cercano invece di dilatare il loro sound, quasi che il loro brano fosse intriso di psichedelia. Ma già con i Pigface non c'è più scampo: trame rap ed elementi di techno che si intersecano in un remix di "Sick asp fuck". Per finire una novità chiamata Debord, band milanese che in attesa di esordire sulla lunga distanza si propone con una composizione decisamente noise e dall'insolito testo in tedesco: un'ottima impressione, soprattutto per il suono delle chitarre e gli intrecci fra queste.

Le rimanenti 14 tracce sono uno scherzo, ammesso che non si ascolti la 23, strumentale techno dalle forti connotazioni "teardiane". Chissà se questo possa essere considerato solo il primo volume della serie, ma è certo che se ve ne fosse un secondo vi saranno ulteriori motivi per lodare la Fridge e l'ideatore del progetto, vista l'opera che stanno compiendo per cercare di 'sdoganare' un certo suono ancora apprezzato da pochi.

---
La recensione Il juke-box del diavolo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1998-12-16 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia