The Land Of The Snow As Within, so Without 2023 - Sperimentale, Rock, Metal

As Within, so Without precedente precedente

Il nuovo album del duo strumentale italo-svizzero The Land Of The Snow conferma l'elevata qualità del progetto in scia con una concezione sperimentale di metal tra doom, sludge e psichedelia post-prog

C'è ben poco da dubitare sul fatto che i The Land Of The Snow siano uno degli agglomerati sonici più interessanti attualmente in circolazione quanto a sostanza della proposta e predisposizione animistica solidamente orientata verso sincerità di intenti e abolizione di apparenti limiti compositivi. Lo dimostra a grandissima voce il nuovo superlativo album in studio As within, so without, tra le cui membra il duo strumentale italo-svizzero composto da Joel Gilardini e Jacopo Pierazzuoli (qui adeguatamente supportati dalle chitarre aggiuntive di Eraldo Bernocchi) si destreggia senza affanni e con enorme senso di comunicazione sensoriale per portare alla ribalta tutto un imponente e fondamentale discorso sull'inevitabile interazione tra essenza umana interiore e rispettive conseguenze tangibili.

A livello sia sonoro che complessivamente cerebrale, lasciate ogni speranza voi che entrate perché il sentore di zolfo che, pian piano, comincia ad attaccarvisi addosso non vi abbandonerà più per tutto il resto di un percorso intrapreso su infernali scie telluriche in crocevia tra doom metal, sludge e psichedelia sperimentale per uno scontro frontale tra Zu, Black Sabbath, Melvins e Corrosion Of Conformity (Sky burial ritual). Emergono, però, anche elementi sottilmente post-prog quasi in richiamo alle migliori cose riferibili al marchio Isis (Boundless charnel grounds, Wrathful offerings) senza mai togliere spazio a tribalismi sovrannaturali un po' Tool e un po' di casa propria (Nagas), mentre risalgono dalle viscere degli abissi più oscuri e profondi anche fluttuazioni stoner-prog-alternative con predilezioni anche coscienziosamente noise (Rotten skin).

Quasi sorprendono, a questo punto, certe aperture spaziotemporali, per quanto sempre e comunque adeguatamente coniugate attraverso il verbo di appartenenza (Ocean's Ether), ma si tratta di approcci temporanei che subito vengono saggiamente ridimensionati e ricondotti nel cuore degli inferi attraverso forme architettoniche solide ma nere come la pece (Thousand wrong directions). Concorrono alla definitiva quadratura del cerchio, poi, complementari spazializzazioni solo apparentemente ambient perché, in realtà, parte di un tutto che, forse, punta anche un po' a travalicare i generi in continua e rinnovata ricerca di identità sempre diverse ma tutte perfettamente plausibili (Dancing on broken bones), assieme a un approccio death che tanto aggiunge in termini di efficace e sana spossatezza sia fisica che emotiva (indescrivibilmente magnifica la prima transizione di quel capolavoro che è la conclusiva title track).

Sì, un lavoro come As within, so without fa paura nel vero senso della parola. Ma una paura genuina, cristallina, pura e assolutamente necessaria per affrontare nel migliore dei modi le questioni tematiche posse in essere dagli artefici in strettissima relazione con quanto concerne al vivere odierno, sia esso una mera illusione o un duro realismo a cui sottrarre lo scettro di padrone emozionale.

Gran disco (tra i migliori dell'anno), grande band e grande progetto generale.

---
La recensione As Within, so Without di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-09-20 14:41:05

COMMENTI (1)

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia