Vincenzo Cervelli Acid tales 2024 - Rock d'autore

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Un album senza tempo e senza età che non ha paura del tempo e non sembra potersi piegare al suo scorrere. Un lavoro di grande qualità, con un'innata attitudine rock.

Acid tales è il nuovo lavoro di Vincenzo Cervelli, carismatico artista molisano.

Si tratta di una raccolta di dieci brani che si muovono nell'ambito del rock melodico d'autore. Il disco prende il nome della ex band ma è un lavoro totalmente inedito e solistico che cerca di attuare il secolare intento dell'arte di partire da tematiche personali e circoscritte per innalzarle a verità che siano universali.

Too much noise è un brano breve che condensa però una grandissima capacità di creare atmosfera con pochi elementi e con un timbro vocale rauco ma educato, una sorta di Bruce Dickinson pettinato con la gelatina, quindi con una patina lucente che lo rende ancora più caratteristico.

Goin' into the wide esprime invece una grinta ancora una volta non scomposta, ma ben dosata, anche nella scelta dei suoni più elettrici ed acidi. Communication è un ritorno alla chitarra acustica, una power ballad che sembra covare un'esplosione sonora fin dall'inizio, con armonie che creano tensione e una chitarra elettrica dissonante che sembra la prima indiziata a detonare. In realtà però il colpo di scena sta nel riuscire a non cadere nel clichè dell'apertura totale, tra decibel, arrangiamento e intenzioni, ma di trattenere tutta la tensione allungando fino alla fine la resistenza all'orgasmo.

A day like this mantiene sonorità semiascustiche e dark senza tempo e con l'occhio strizzato al classic rock internazionale. Anche la durata indica che non ci sono compromessi con altre attitudini che non siano il rock e il solco creato da questo genere nel mondo della musica, ma anche della cultura.

Hungry punta subito sul tasto della delicatezza e del velluto di una chitarra acustica strummata e un tappeto di tastiere e pianoforte. La voce mantiene la sua identità ma c'è un modo di snocciolare le sillabe che assume un sapore un po' più folk, quasi alla Bob Dylan, quello che si apprestava a diventare elettrico.

The light ha un'andatura ancora una volta borderline, tra l'esplosione di potenza e la voglia invece di canalizzare questa energia verso una strada più espressiva. Anche la voce sul finale sembra addirittura rientrare nel mix per non rischiare di strabordare.

Cold flame è il cambio di passo che non ti aspetti ma che ti fa piacere che ci sia. Si alleggerisce tutto nell'arrangiamento, a partire dalla batteria, ma rimane ancora quell'atavica energia potenziale che pervade tutto il disco. Di impatto il cambio di scena, quasi una canzone nella canzone, giusto il tempo di cambiare aria per poi ritornare subito indietro, una citofono suonato a caso per poi scappare via. L'andamento peculiare di questa canzone lascia spazio anche ad un solo di chitarra acustica e ad un crescendo d'impatto sul finale.

Wrong side è il classico colpo di freno in piena autostrada, fa quasi paura mentre ti riporta alla velocità che la natura ti ha concesso di raggiungere con le tue gambe piuttosto che con dei cavalli motore. La voce viene fuori ancora ed è, nella sua particolarità, una voce che assume quasi un suono familiare, paterno, un narratore onnisciente che ti guida. un altro Bruce, stavolta Springsteen, per la sua grinta senza tempo.

The secret è muscolare e stavolta l'energia è libera di fluire, anche nelle strofe che si svuotano, ma mantengono un groove solidissimo. Last song chiude a tempo di walzer, quattro accordi fissi in cui si sviluppa l'arrangiamento che vede il pianoforte seguire pedissequamente gli accenti, insieme a batteria e basso, mentre la chitarra acustica prima fraseggia e poi si allinea, lasciando spazio a una chitarra elettrica distorta che a sua volta inizia a fraseggiare ritmicamente.

In conclusione Acid tales è un disco senza tempo che non vuole fare i conti col suo tempo. Una sorta di capitolo a parte fatto di una musica che non vive oggi la sua stagione migliore, ma che ha sempre avuto una cifra stilistica universale, un anelito di infinito che il nostro Vincenzo ha intercettato e sfruttato al meglio. Una voce che non si può non invidiare e che non si può non ascoltare abbandonandosi al suo timbro così rauco ed espressivo. L'ascolto è estasiante, la tracklist è calibrata perfettamente per offrire un'esperienza totale. Siamo di fronte ad un lavoro che se ne sbatte clamorosamente e con classe cristallina del potenziale radiofonico e diventa gioiello prezioso per chi ha la fortuna, come il sottoscritto, di imbattercisi.

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La recensione Acid tales di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-03-12 16:49:32

COMMENTI (3)

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  • vincentbrains 2 mesi fa Rispondi

    Grazie ancora Francesco...al prossimo album...autunnale...

  • vanninifrancesco 2 mesi fa Rispondi

    @vincentbrains è stato un vero piacere scoprire e poter scrivere di questo tuo ultimo lavoro! Sono un tuo nuovo sostenitore!

  • vincentbrains 2 mesi fa Rispondi

    Grazie Francesco per le tue splendide parole e la tua sensibilità e attenzione! Per capirci riporto una frase del testo di "Fallin'" dal mio primo album "Hello, here I am"..."Quale è il problema? Nessuno ascolta...mentre a me non frega niente...e bestemmiando sbatto la porta..."