Stefano Attuario Nemesi 2024 - Indie, Dark, Rock d'autore

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Stefano Attuario fa scontrare il suo animo post punk con quello delicato e introspettivo nel suo album d'esordio

Soffro di uno stato di agitazione che non so comprendere

È uno dei primi versi del nuovo disco di Stefano Attuario, Nemesi. Iniziare con questa dichiarazione lapidaria è il modo migliore per mettere le cose in chiaro. Non è un disco delicato, anzi, è cervellotico, grigio, con un sound scartavetrato che si fa strada tra i padiglioni auricolari a suon di distorsioni.

Sono 10 brani di post punk sporco e malinconico, sia nelle strumentali sia nei testi. Suonano come la rassegnazione di fronte a quelle esperienze troppo dolorose per essere dimenticate. E quindi Stefano Attuario le ha racchiuse in un disco catartico, per guardarle in faccia e affrontarle di petto.

Solo due eccezioni, che meritano proprio perché sembrano finite qui per sbaglio. Vello d'oro è una ballata delicata, apparentemente fuori posto in un disco del genere. È la "nota dissonante nel cammino del mio oblio", come dice il musicista nel testo del brano. Qui si prende un respiro, ci si lascia cullare dagli archi e dall'arpeggio di chitarra per rituffarsi a capofitto tra i muri di chitarra e le distorsioni.

La seconda eccezione è la titletrack, in chiusura del disco. È un outro in cui la voce del cantante fluttua tra effetti ambientali in un cielo riverberato. Si presenta alla fine del disco: "Io sono Nemesi". L'altra faccia della medaglia, l'altro Stefano Attuario. Disteso, accogliente e pacifico. Che già con Vello d'oro avevamo intravisto, ma che ora siamo sicuri di aver incontrato, sparpagliato tra la batteria potente, le chitarre graffianti e il basso cupo.

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La recensione Nemesi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-03-22 15:47:00

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