Morgan Marco Castoldi Da A ad A. Teoria delle catastrofi 2007 - Cantautoriale, Alternativo

Da A ad A. Teoria delle catastrofi precedente precedente

Questo disco poteva essere un capolavoro. E lo è per sei brani: “Amore assurdo”, “DaAadA”, “Demoni nella notte”, “Una storia d’amore e di vanità”, “La verità”, “Contro me stesso”. Ma poi ci sono quei tre, “Animali familiari”, “U-Blue”, “La cosa”, che sono delle autentiche boiate bamboleggianti autocompiaciute. Per carità, Morgan è questo: un artista totalmente autocompiaciuto di sé. È questo che me lo fa amare. È questa l’idea che sta alla base di questo disco, ancor più che del precedente “Canzoni dall’appartamento”: mettere in scena teatralmente la propria vita, la propria penosa storia d’amore senza lieto fine con Asia Argento, nobilitandola e perciò rendendola opera d’arte scovandone un senso perlomeno estetico, costruito utilizzando mille spunti e citazioni da Bach e Wagner, passando per Beatles, Bowie e Roger Waters, per finire con Bindi, De André e Celentano, senza disdegnare materiali bassi come “Si Re Si Re” del Piccolo Coro dell’Antoniano (una vecchia pubblicità degli anni 70) o "Heidi" di Elisabetta Viviani, componendo un mosaico dal disegno assolutamente personale. Non è copiare, che significa prendere un’intera canzone (o strofa o ritornello), ricalcarla e non dichiararne la fonte. La citazione, la variazione sul tema sono parte costitutiva di tutte le arti: pensate al dadaista Duchamp che fa i baffi a “La Gioconda”.

Proprio al dadaismo fa riferimento uno dei possibili giochi di parole del titolo e della title track (gli altri sono ritrovarsi sempre all’inizio; “per aspera ad astra”, suggerito dallo stesso Morgan; da Asia a Anne Lou, figlia dei due; da “Amore Assurdo” ad “Animali familiari”): unito al sottotitolo “teoria delle catastrofi”, per cui è da un conflitto che nasce ogni cosa, illumina l’assurdo di una vita bloccata, che si ritrova sempre al punto di partenza. Ma nel risultato musicale non c’è traccia della bruttezza perseguita dal dadaismo. Anzi, la lussureggiante veste orchestrale costruita da Morgan intorno alle sue canzoni, con l’aiuto dei fidi Carlo Carcano e Enrico Gabrielli (Afterhours e Mariposa, ma che ve lo dico a fare?), evoca profondità notturne dai colori accesi, rosso porpora, verde smeraldo, blu oltremare, in un dandismo estetizzante che è l’ancora di salvezza del Nostro, come detto. Non sono i testi ad essere particolarmente poetici: e perché spesso sono scritti in una sorta di prosa che vuol essere solo narrazione/razionalizzazione della propria vicenda, e perché sono musica e interpretazione a rivestire di poesia una storia in cui Morgan si riduce a uno straccio, per dirla così com’è.

Se le canzoni infantili sopracitate a noi non posson dir nulla (al limite possiamo ammirarne l’arrangiamento), se “Tra 5 minuti” (unico rock) e “Liebestod” sono due brani discreti, il resto del disco finisce per occupare la nicchia artistica lasciata libera da Vinicio Capossela con il suo passaggio alle sperimentazioni waitsiane (e walkeriane…) di “Ovunque proteggi”. Morgan si pone con forza come l’erede della tradizione degli chansonnier italofrancesi (l’elenco sarebbe troppo lungo), unendoli con un ponte ideale alla tradizione colta, al classic rock, al twing twang del surf, al dixieland e al cabaret tedesco di Weimar. Nulla di nuovo all’origine, ma realizzato in modo da comporre il ritratto di un personalità particolarissima. Voglio dire: possiamo sbizzarrirci a identificare le citazioni, ma quello che si vede e si ascolta alla fine è solo Morgan. E un disco molto bello con qualche preoccupante caduta di stile. Peccato: potevamo essere a parlare del Disco Pop Italiano del Decennio. Invece no. Che occasione perduta.

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La recensione Da A ad A. Teoria delle catastrofi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-07-04 00:00:00

COMMENTI (12)

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  • evolagemuzik 14 anni fa Rispondi

    non sono d' accordo...a mio avviso questo è il miglior disco di Morgan. qui ha veramente capito cosa voleva ottenere dal suo disco. ovviamente bellissimi anche gli altri, ma questo è molto ricercato e barocco...:)

  • sushiecoca 15 anni fa Rispondi

    questa si che è una recensione
    vera
    obiettiva
    e come ho già scritto
    non si capisce che il numero di brani perfetti
    per un album
    è 8
    OTTO
    e basta

  • utente0 17 anni fa Rispondi

    se ti prendo, l'ultima la saprai tu! :[[:

  • utente0 17 anni fa Rispondi

    ...a la sai l'ultima anche tu:[

  • utente0 17 anni fa Rispondi

    in ossequio al suo nome, meglio se si occupa di casual, no? :)

  • faustiko 17 anni fa Rispondi

    é un'immagine splendida... :]
    io monto il banchetto al mercato però...

  • utente0 17 anni fa Rispondi

    la verità si mostra solo a chi sa sopportarla.

  • quid 17 anni fa Rispondi

    meravigliosa!

  • lundi 17 anni fa Rispondi

    il mestiere di critico musicale non si smentisce mai nella sua essenziale stupidità. Si parla di cadute di stile, di boiate bamboleggianti, si fa gli intellettuali, ma in realtà si ascolta ben poco la musica. Non date retta a gente come questo qua, Renzo Stefanel, che sarebbe meglio che vada a vendere slip e canottiere.
    DAAADA è un capolavoro perfetto, anche se non è terminato

  • utente0 17 anni fa Rispondi

    questo disco è la cosa più bella che è uscita in italia dal 2003.
    anno in cui uscì Canzoni dell'appartamento.
    che non è da meno.
    e dire che da metallo non metallo morgan mi aveva stancato...
    il fatto è che è il più grande.
    è un vero musicista.
    sa suonare i suoi strumenti (basso e pianoforte). li sa usare er comporre. sa scrivere delle parole convincenti (nella peggiore delle ipotesi) o magistralmente toccanti (nella migliore).
    ha un gusto incredibile per gli arrangiamenti. sceglie i collaboratori migliori (musicisti, ingengneri ecc) e, non ultimo, è un bel ragazzo.
    (scherzo, questo l'ho scritto solo per dar modo di rispondere, altrimenti nessuno se lo caca, un discorso SULLA musica, e non metamusicale o di communication-marketing).