rosewooddisordine2025 - Pop, Elettronica, Urban

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Un EP anarchico e sfaccettato, che sfugge da qualsiasi definizione di genere

Fluido, caotico ed eterogeneo. Sono questi i tre aggettivi che meglio descrivono disordine, il nuovo EP di rosewood, nome d’arte di Giordano Conti, musicista originario di Terni.

A quasi un anno di distanza da Odio, il cantante umbro classe ‘96 torna con una prova sulla media distanza completamente autoprodotta che si discosta dal mood trap-metallaro del singolo precedente, ampliando considerevolmente il proprio ventaglio di stili e influenze.

In appena quindici minuti, disordine compie infatti un’immersione ad assetto variabile all’interno di una notevolissima gamma di sonorità, che spesso si mescolano e collidono in maniera repentina: dall’emo punk ibridato con l’hardstyle (ansia) all’elettrorap fuso a caldo con gli ipnotici ritmi della drum and bass e le dolci sincopazioni jazzy della bossa nova (italiano), passando per lisergiche ballate chillout urban (disordine) e furiose cavalcate sospese tra dubstep e djent (sveglia!).

Un forsennato ma incredibilmente efficace pastiche sonoro dominato da spinte digitali ma che non disdegna una serie di incursioni “analogiche” di chitarre elettriche e acustiche. E proprio su questo terreno sfaccettato, rosewood canta lo spleen di una generazione che ha disimparato ad ascoltare la musica in maniera critica e attenta, sempre più distratta da artisti travolti da un successo-lampo che spesso sostituisce la sacrosanta gavetta necessaria a costruire qualcosa di autentico.

Guidato dalla volontà di creare un disco di qualità “da indipendente, senza etichetta discografica, produttori, ufficio stampa e booking”, Conti, con questo EP, centra il bersaglio meglio di Guglielmo Tell. Nonostante la sua natura inflessibilmente DIY, disordine è infatti un lavoro che dimostra in maniera lampante che la musica, se trattata con la giusta dose di rispetto e competenza, sia un linguaggio ancora straordinariamente permeabile, in grado di abbattere quella divisione dí compartimenti stagni che rispondono al nome di “generi”. Un concetto dimenticato troppo spesso, ma che per fortuna qualcuno come rosewood ogni tanto arriva a farcelo tornare in mente.

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La recensione disordine di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-06-14 04:03:16

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