Cosmicità elettronica per esplorare il piccolo, grande universo che custodiamo dentro di noi
Un anonimo viandante, appollaiato sulla cima di una colonna corinzia, ammira la luna che ricama riflessi sulle onde del mare. Mentre volge il proprio sguardo verso la costellazione del Delfino, immagina di saltare in groppa al celeste tursiope, cavalcando verso astri e galassie lontane. È questo il lisergico viaggio che Puscibaua ha voluto compiere in Qamar, il suo nuovo EP.
Quattro tracce in cui il musicista umbro - al secolo Nicola Papapietro - si avventura all'interno di atmosfere implose, vicine a un cantautorato elettronico straniato, sepolto sotto chili di auto tune, vocoder e synth che rimbalzano tra IDM e ambient. Sonorità non dissimili a quelle di Pop X, ma spogliate dell'ironia nonsense sfoderata dal progetto musicale trentino.
In questa sua prova sulla media distanza Puscibaua, piuttosto che l'assurdità comica, preferisce la vastità co(s)mica, affiancando alle strumentali strofe e ritornelli che ci accompagnano in un lungo peregrinare tra le grandi e piccole cose che compongono il nostro universo: da stelle lontane e spaventosi buchi neri (Interurbano) all'argenteo viso della luna (Qamar), passando per la minuscola formica e gli infinitesimali atomi che compongono la nostra realtà (Più piccolo di me).
Grazie alle sue sonorità malinconicamente stralunate e uno storytelling "universale" ed elegante, Qamar è un EP di indubbio fascino, in grado di ricordarci il nostro posto nel cosmo. Un lavoro con cui Puscibaua sottolinea come l'unico vero cosmo di cui dobbiamo preoccuparci sia quello che conserviamo dentro noi stessi.
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La recensione Qamar di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-07-02 00:52:53
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