Un sogno chiaroscuro, una promessa alternativa più che concreta
Dopo appena un anno e mezzo da Satura le Irossa pubblicano il loro secondo disco, La mia stella aggressiva si nasconde nelle virgole e nei punti. Di nuovo totalmente autoprodotto, l’album mette in mostra tutti i passi in avanti e l’esperienza accumulata dalla formazione torinese nel loro ultimo, impegnatissimo tour in giro per l’Italia e per l’Europa, e si distanzia in positivo dall’esordio sia per la composizione che per la produzione (curata da Claudio Lo Russo, così come il mix).
Difficile mettere per iscritto l’evoluzione del sound di un gruppo come le Irossa, già contraddistinto da sonorità post-punk e art-rock, eppure così incline alle contaminazioni (in particolare dall’area jazz e da un certo tipo di avant-folk). In La mia stella aggressiva la band suona abbondantemente più compatta, più precisa e soprattutto decisa nel seguire una direzione, brano per brano, senza che l’identità di ogni traccia intacchi l’esperienza complessiva di una tracklist eterogenea, ma ben salda a certi riferimenti ricorrenti: le influenze più immediate chiamano i Radiohead di In Rainbows, in particolare per il portamento e le chitarre arpeggiate (Fango, Potomac gli esempi più evidenti); e i Fontaines DC sia di A Hero’s Death che di Skinty Fia (Le tue dita ferme, Come vuoi, La mia stella aggressiva) in molti aspetti, dal cantato di Jacopo Sulis passando per le parti di chitarra e di basso, oltre che per certe ritmiche quadrate a opera della batteria.
I pezzi che stanno “fuori” da queste cornici (e comunque solo parzialmente) stupiscono per varie ragioni: Falso Nueve è un pastiche da soundtrack poliziesca che incontra il post-punk, in cui i fiati (arricchiti dalla new entry Gabriele Chiara al sassofono e al clarinetto) la fanno da padrone; Storia di un corpo che cade invece è un momento spoken che vanta la voce di Gaia Morelli, posizionato al penultimo posto della tracklist, in sospeso tra i pezzi precedenti e quello conclusivo, La mia stella aggressiva, che chiude un disco denso e sicuro di sé.
Se inSatura le due voci, una maschile e una femminile, sembravano alternarsi e farsi posto a vicenda, qui invece la sensazione è più quella di un dialogo, nonostante non manchino brani cantati da una sola delle due voci. I testi, se possibile ancora più ermetici del lavoro precedente, settano un’atmosfera fatta di immagini potenti eppure sfuggenti, che fanno sentire il fiato corto (come ad esempio immagini legate alla gola e al respiro) per poi liberarsi all’improvviso, sempre aderenti alla parte strumentale.
Il leitmotiv della stella, appunto nascosta tra le virgole e i punti di ogni brano ma soprattutto dentro ognuno di noi, funziona ma non è di facile comprensione, costringendo ad un ascolto attivo che tuttavia può non bastare a cogliere ogni sfumatura di senso. Questo aspetto, anche in ottica futura e tenendo di conto anche Satura, è forse quello contro il quale si scontrerà ogni ascoltatore e con cui potrebbero doversi confrontare, a lungo andare, anche le Irossa.
Al netto di queste considerazioni, La mia stella aggressiva si nasconde nelle virgole e nei punti conferma le Irossa come un progetto interessantissimo nella scena alternativa nostrana, dal potenziale palpabile e già capace di catturare e invitare l’ascoltatore dentro ad un sogno chiaroscuro.
---
La recensione La mia stella aggressiva si nasconde nelle virgole e nei punti di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-08-22 15:09:00
COMMENTI