KOLOSSO Over 2025 - Jazz, Hip-Hop, Urban

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Tra jazz, trap e spiritualità urban, Kolosso costruisce una moderna rapsodia metropolitana, che lascia positivamente di stucco chi la ascolta

Tra le tante cose difficili da fare in questo bieco presente, imbattersi in un album capace di stupire davvero rasenta la categoria dei miracoli. Tu sei lì che ti riascolti per la centosettantesima volta il tuo disco preferito quando "così, de botto, senza senso" il puro caos cosmico ti mette davanti un mannello di tracce capace di farti dire, quasi incredulo: "Wow, ma cos’è questa roba?". E fortunatamente, questo orizzonte possibilistico ogni tanto trova il modo di trasformarsi in realtà grazie ad album come Over di Kolosso.

Pubblicato da Sghetto Records su distribuzione Irma Records, l’esordio discografico del progetto nato nel 2023 per volere del polistrumentista e produttore Davide "Kidd" Angelica – già al fianco di Inoki, Deda, Voodoo Sound Club e tanti altri – si compone di una decina di brani che ti colgono ogni volta con la guardia abbassata.

In che modo? Plasmando un suono "bastardo", frutto di incestuose relazioni tra generi che, sulla carta, non dovrebbero funzionare ma che, se uniti con raziocinio, funzionano da Dio. Tutto questo grazie all’apporto di alcuni dei musicisti più visionari della scena underground bolognese, riuniti da Angelica sotto la propria egida con produzioni ricche, stratificate e curate nei minimi dettagli.

Over è infatti un terreno fertile per il continuo incontro e scontro tra la raffinatezza del jazz e le più disparate correnti presenti in quel grande contenitore che risponde al nome di "musica urban": dall’aggressivo minimalismo della trap, fatta di 808 potenti e profondi, alle bassline distorte e scivolose della drill, fino ai breakbeat elettronici tipici della grime.

Un caos controllato in cui Kolosso decide di trascinare l’ascoltatore sin dalle prime battute del disco. Introdotta da Enter, skit grezzo, sporco, carico di funk e prodotto "alla vecchia maniera" con soltanto una workstation AKAI, Patrice, la prima traccia di Over, è forse il manifesto sonoro dell’intero album. Sostenuto da un beat in cui batterie analogiche e digitali si fondono senza soluzione di continuità, il brano, dopo un’apertura affidata ad ariosi accordi di pianoforte, si dipana per oltre sei minuti in un flusso dinamico di temi, variazioni e improvvisazioni di sax tenore, flauto traverso e piano Rhodes che lo fanno sembrare una piccola e moderna rapsodia urbana, in equilibrio perfetto tra jazz fusion, hip hop e musica orchestrale.

Nonostante quest'inizio al fulmicotone, anche le altre tracce di Over regalano tante, tantissime gioie anche per i palati più raffinati. Volete un pezzo che vi faccia sentire nella brulicante frenesia urbana di New York anche mentre camminate per i viottoli del vostro insulso paesino di periferia? Glorious Road accorre in vostro aiuto, grazie al chirurgico scratching di DJ Craim – compagno d'armi di gente come Kaos One, Colle der Fomento e Good Old Boys – ma anche al flow deciso e consapevole di Awon, rapper nato e cresciuto sotto le arcate del ponte di Brooklyn. Un vero e proprio melting pot in grado di combinare in meno di quattro minuti una strumentale epicamente cinematografica con l'attitude del conscious rap.

Siete alla ricerca di assoli di chitarra e di sax morbidi come il burro, che si danno il cambio su un tappeto sonoro jazz fusion dal retrogusto nipponico à la Masayoshi Takanaka? Con Ghost Dogs troverete pane per i vostri denti.

Se invece siete in fissa con la drill, ma anche con i ritmi ancestrali dell’Africa, Supervillains unisce questi due mondi apparentemente lontani in una strumentale in cui contrappunti di ottoni, fraseggi di chitarra funk e tessiture di vibrafono MIDI si fondono in una traccia ipnotica e trascinante, capace di unire quattro città — Bologna, Londra, Chicago e Cape Town — distanti nello spazio ma profondamente connesse nei rispettivi linguaggi sonori underground.

Insieme ad Awon, che oltre alla già citata Glorious Road presta il suo estro metrico anche tra le poliritmie di Never Too Much, a spezzare il dominio strumentale dell’album ci pensa Laurynn, che in Neve presta la sua voce vellutata e piena di soulness per raccontare la fine di una storia d’amore sullo sfondo di una metropoli assediata dall’inverno. Un brano che diventa specchio della malinconia di chi si ritrova a leccarsi le ferite nel post-breakup, costruito su chitarre e synth eterei in dialogo costante con bassi distorti e drum patterns incalzanti. Il risultato è un equilibrio dinamico tra fragilità e potenza, capace di creare atmosfere talmente sospese da sfiorare la spiritualità.

Over di Kolosso è un disco davvero fuori dal comune, che mescola costantemente le carte in tavola regalando un ascolto raffinato e allo stesso tempo accessibile, in grado di suonare “grande”, cinematografico ma mai artificiale. Dieci tracce in cui Angelica e il suo collettivo dimostrano che, anche se "nella musica (forse) è già stato detto tutto", c’è ancora spazio per sorprendere. Come? Mescolando generi, strumenti e culture fino a creare un intreccio vivo e pulsante, in grado di lasciare l’ascoltatore positivamente spiazzato.

Perché la musica fondamentalmente è questo: un terreno permeabile alla collaborazione fra persone e comunità diverse, adatto a intavolare uno scambio ininterrotto di idee e influenze reciproche che trascende e abbatte qualsiasi tipo di barriera.

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La recensione Over di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-11-13 11:18:41

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