Il percorso dei lombardi Don't Dare segue molto da vicino quello intrapreso dai Marlene Kuntz, ovvero, un inizio dedito ad un rock coriaceo di ottima fattura con tendenze verso il noise che poi sfocia in qualcosa di più innocuo, sempre con grande valenza artistica, ma meno sanguineo. Non a caso, gli episodi migliori dell'album si riscontrano quando è il volume a farla da padrone - vedi "Maschere al ballo", "In Equilibrio" o "Benjing" - mettendo in secondo piano brani più tipicamente pop-rock dall'animo delicato. I testi profondi e letterari - ancora Marlene Kuntz - sono decisamente uno dei punti forti per una band che tutto sommato è composta da giovani elementi. In un equilibrio musicale, che sicuramente i nostri vogliono ottenere tra melodie cristalline e tendenze rumoriste, io sposterei leggermente l'ago della bilancia sulle seconde, e così, visto che la qualità non manca, i risultati potrebbero risultare ottimi.
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