Hey you, have you found God?

Hey you, have you found God?

seininlove

2024 - Rock, Indie, Folk

Descrizione

Il disco è un concept album che racconta una banale quanto devastante crisi esistenziale,
partita dalle ovaie e arrivata al credo politico – ammesso che siano due aspetti distanti nella vita di un’artista donna in un paese patriarcale.
Il linguaggio, naturalmente indie e inconsapevolmente vicino al cantautorato di Ani Di Franco e Laura Marling nelle strutture dei pezzi, è intriso di sonorità che a tratti richiamano Police, Kurt Vile, The National. Parliamo di inconsapevolezza perché scritto di getto da una ex cantante lirica passata per tanto teatro di ricerca e un musicista con alle spalle altrettanto Dylan e slowcore. Il risultato è un sound originale non etichettabile perché autentico e non cercato. I pezzi sono otto e sono stati scelti tra una quindicina di tracce grezze di cui alcune ancora in lavorazione.
Apre il disco una canzone Laica, di nome e di fatto, che è dichiarazione della crisi: i suoni sono desertici e aridi come il vuoto in cui neanche un comunismo emotivo può più nulla.
La seconda song è Cosmica, un lancio in un altro universo totalmente rifondato senza stelle (nere e pseudofasciste) e sulla propria pelle, dove chitarra e voce dai toni pop-rock si rincorrono senza mai raggiungersi.
Segue la canzone della disperata coscienza di dover fare un passo indietro, A Step Back.
Qui il post rock americano è entrato prepotentemente con la sospensione di un basso che suona come una chitarra e chitarre che loopano a intermittenza su una base percussiva che da ritmo tribale diventa sempre più incisiva.
Se proprio non si riesce a tornare indietro si può provare ad aggirare l’ostacolo in attesa di abbatterlo, come accade in Lover’s Wall: un testo in cui frammenti dell’Ars Amatoria di Ovidio sono sostenuti da un tappeto di chitarre anni 80’ che ad un certo punto esplodono in un muro di suono pieno di noise e urla tipici di un incendio di fine anni 90’.
Il muro non è caduto con le cattive, si prova allora con le buone, con HQ_Cordially Coursed, un flusso di coscienza dove una continua variazione melodica su tema mai si compie in strofe, ritornelli o bridge del caso, ma in un dialogo tra la voce e la chitarra, il cuore della voce, quel cuore che “it wasn’t just a muscle”.
Neanche una maledizione cortese è servita a trovare una quadra, a vincere, come è successo eccezionalmente nell’edizione NBA del 2019 ai Toronto Raptors: il miracolo stavolta non è avvenuto. Lo dicono cenni di punk e jazz-rock che celebrano la rabbia di una sconfitta, ahimè annunciata, e avvenuta sul finale di partita.
A questo punto è solo la resa, l’accettazione attraverso la cruda dolcezza di una ballad slowcore, Sacrilege, in cui gli archi descrivono le lacrime di Venere per un amore sacrificato in nome di un altro amore, “strano”, che lei ignora ma immagina altrettanto importante.

È finita.

Ma una volta perso tutto, si può rinascere? Si può trovare Dio? Forse sì, in un comunismo meno emotivo ma per due o più persone che decidono di scendere in piazza e reinventare spazi dove condividere senza limitare, spazi di apertura e non di confine. CF2_communism for two, è la musica che accompagna un corteo di conquista, con suoni che oscillano tra new wave e post grunge, a ricordarci che Dio è nelle nostre scelte di libera autenticità.

“Ho tradotto in questo disco la sintesi di una vita che non aveva più tempo di perdersi. Una vita che reclamava la sua identità, senza sconti o disgiunzioni. C’è dolore, paura, sfinimento, resa e una blanda forma di speranza che solo il tempo, ancora lui, dimostrerà essere o meno valida. E soprattutto è un disco in cui l’urgenza di generare ha annullato il passato scrivendo, e sta cercando di annullare il futuro suonando e leggendo di mitologia. Il presente fatico a capirlo ma lo vivo.”

Credits

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