Soliloquio (single)

Soliloquio (single)

Sir Oblio

2021 - Cantautoriale, Indie, Hip-Hop

Descrizione

sirOblio (P)&(C) Registrazioni collettive Associate

voci registrate presso gli studi @PulpFiction
rec, mix a cura di Mirko Ferrara presso (Pulp|Fiction Studio)
chitarre e batteria: Mirko Ferrara
Master presso @Fenice a cura di Stefano Parodi
Extra arrangements: Leonard Turrini
Recorded @Pulp/Fiction Studio | Settembre 2021|
Edition & Artistic production | Sir Oblio
Executive production | Sir Oblio

testi scritti da Sir Oblio

Foto di copertina: @Leonard Turrini
@Pulp/Fiction Studio, Fenice project
grafica by Sir Oblio

Credits

Soliloquio _txt

c'è il tuo seno che mi uccide il gatto quello di Alice, mentre beve il mio caffè poi mi sorride c'è la muffa che disegna mille forme sul soffitto e sul tavolo le medicine. è stata una fortuna avere traslocato sono tre piani e tanti quegli scatoloni. c'è il sudore che mi gocciola giù dai capelli, dentro te però si ghiacciano le mie Peroni. Le calamite dei paesi dove sei andata più le osservo più mi rendono depresso e il tuo sorriso è come un treno che attraversa il centro metto il cuscino dentro te per ritrovarlo fresco; nel bidone della Caritas di quel parcheggio ci ho buttato tutti i miei vestiti dentro, ma dentro l'anima c'ho un frigorifero nel caos, una lattina presa a calci dal cemento e croci di tau

Rito...

Da qualche parte prima o poi bisogna cominciare ma con te all'inferno so che non sarebbe male, i pantaloni ancora li da stirare non c'ho voglia il giradischi che mi fa pensare, ai pezzettini di quei lego che ti ho regalato e a quelle serie tv che non ho mai guardato ai fili elettrici che stanno a penzoloni con le antenne 5g dall'altra parte dello stadio; e se ti apro mi cucini zuppa inglese tu sei una donna col vestito bianco che non ha pretese e nella tasca c'ho un poker di gettoni, nella testa una navigatore tira i dadi ai droni, e la mia casa abbandonata è diventata un bosco non ho ancora imparato a stendere la tua maglietta mi sembra ancora una nave gigantesca mi sento fuori posto, senza fretta

Rito...

Sai che di notte ti svuoto mentre navigo nel vuoto e tu diventi una ditta abbandonata come quella che si vede dalla mia finestra, soliloquio, rimango solo; e poi mi chiedo se la luce che c'hai dentro si spegne quando chiudo la tua porta e c'è l'inverno, io ti vorrei nella mia camera da letto perchè mi sento come te cosi spesso la gente mi apre poi mi chiude di continuo per vedere dentro cosa c'è, in questa camera d'aspetto divento come un orso, come una mela abbandonata col suo morso.. e io non ti ho pagato a rate e conto i giorni che mi mancano per ritornare a lavorare e se ci sei io non so restare a dieta, sei la mia anima gemella sul pianeta

Rito...

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