Oblivion

Oblivion

The Bugz

2009 - Rock'n'roll, Stoner, Psichedelia

Descrizione

Tre allegri ragazzi di Pisa senza peli sulla lingua e freni inibitori, spremono, tritano e servono un ottimo rock'n'roll d'annata con pigmenti moderni ed esaltanti. L'assenza del basso non si fa sentire, rimpiazzato alla grande dalla efficacissima performance dei The Bugz. Atmosfere surf e psychoBilly caratterizzano questo bel lavoro d'esordio, e fa anche piacere vedere che qualcuno si prenda carico di far rivivere quel bel momento musicale, in chiave moderna e godibilissima, evitando inutili barocchismi che avrebbero sicuramente danneggiato l'ascolto.
Rock'n'Roll in pompa magna, che fa sobbalzare questo disco nel lettore. The Bugz istigano i loro strumenti trascinandoli in una rissa formidabile. Frullando tradizione rock (Dick Dale, Gene Vincent, Kinks) e modern rock come Queens Of The Stone Age, strappandone il sound aggressivo e affilato. Il primo a inondare i timpani è Oblivion, ondeggia tra la barriera delle distorsioni e i riff scintillanti di una chitarra ispiratissima,…

COMMENTI (6)

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  • thebugz 13 anni fa Rispondi

    Due chitarre e batteria, questa la formula di un power trio proveniente dalla provincia di Pisa, qui all’esordio sulla lunga distanza con Antonio Inserillo (Death SS, Tossic e Rhumornero) impegnato nella produzione e pronto a fornire occasionale apporto al basso.

    Il suono dei Bugz parte dal rock’n’roll più ruvido per lambire i lidi del minimalismo caro al noise, il tutto senza dimenticare un’innata simpatia per l’impostazione psychobilly, un mood che richiama alla mente i Gas Huffer di Integrity, Technology and Service per la capacità di incrociare questo genere con il punk. Melodie sghembe, giri surf e scale blues fanno di Oblivion un disco transgender, in quanto capace di riunire in sé differenti facce del rock’n’roll come sentire comune a cavallo tra generazioni e continenti, una specie di linguaggio universale per squinternati e lunatici di ogni quando e ogni dove, il passepartout per un universo parallelo alla normalità della società benpensante. Il tutto è gestito dai Bugz con il giusto piglio e una buona dose di faccia tosta, incuranti del rischio insito nel manipolare simili giocattoli, ovvero la possibilità di apparire completamente fuori dal tempo e avulsi da ogni richiamo quotidiano, il che a guardar bene è vero solo in parte, proprio per la capacità dei tre di reinterpretare il linguaggio prescelto in maniera tutt’altro che anonima o impersonale. Ci si trova, insomma, di fronte ad una formazione mossa da sincera passione e votata a riportare in vita un culto sotterraneo che continua a minacciare il mondo da decenni, sarà il caso di non contraddirli, che simili soggetti sono spesso compagni di strada di creature venute dallo spazio e mostri delle paludi.

    audiodrome.it

  • thebugz 13 anni fa Rispondi

    Eccoli, finalmente! Album d'esordio per THE BUGZ, sfrenatissimo power trio privo di basso che proviene dai dintorni di Pisa.
    I nostri Tre magi Cristiano Del Vita (chitarra, voce e theremin), Alessio Scatena (Batteria) ed Emiliano Marianelli (Chitarra) riportano in auge uno Rock'n'roll moderno senza compromessi commerciali, strizzando un occhio e non solo anche ad affinità PsycoBilly soprattutto nel modo di utilizzare la Voce.
    Un disco fatto come negli anni 70 diretto, grezzo e vivace come si suole dire...suonato realmente senza troppe effusioni con la tecnologia moderna.
    In alcuni brani vengono accompagnati da Antonio Inserillo al basso, il quale ha curato direttamente il mixaggio del Tutto.
    Si parte con Oblivion che è una garage song micidiale. Prosegue con Lord of garbage (a mio avviso il pezzo migliore) in cui fondono in maniera originale sonorità melvinsiane allo psycobilly crampsiano. Il disco scorre veramente bene. Dieci song di notevole qualità compositiva ed esecutiva. Da segnalare With my Blood un garage rock and roll alla stones di exile, on the tube un originale mix di Surf e hard core e the bugz blues una song che ricorda sia i Melvins più doom che i primi Black Shabbat. Insomma un gran bel disco. Complimenti.
    Personaggi come Link Wray, Dick Dale, Asil Adkins,Gene vincent,Rolling Stones,sono fusi con Cramps, Melvins, Jesus Lizard, Blues Explosion e vengono qui imbalsamati e dati alle fiamme, per la gioia di grandi e piccini..!!!

    dnamusic.it

  • thebugz 13 anni fa Rispondi

    Dieci tracce, di cui 5 totalmente prive di basso.
    Dieci tracce travolgenti, figlie del più sfrontato rock'n'roll con tinte stoner, blues, garage e psychobilly che si fondono senza dare l'impressione di un lavoro confusionario, ma anzi di un album ricco ed eclettico. Un album incapace di annoiare quello dei The Bugz, trio pisano composto da Cristiano Del Vita (voce, chitarra, theremin), Emiliano Marianelli (chitarra) e Alessio Scatena (batteria). Una band dalle pregevoli capacità tecniche sia in studio, dove si avvale della collaborazione di Antonio Inserillo(Tossic, Death SS, RHumornero) al basso e al mixaggio, che dal vivo, quando si ha l'impressione che da un momento all'altro qualche ipotetico bikers ubriaco, emerso dalle tue fantasie, possa spaccare una bottiglia di birra sulla testa del tuo vicino, ubriaco anche lui ovviamente.

    L'influenza del sound americano è percepibile dalla prima all'ultima traccia in vari aspetti: se vogliamo fare qualche riferimento particolare, magari anche non voluto dalla band, prendiamo per esempio "Crist On" che sa di Stray Cats tanto quanto "Screaming Wolf" e "On The Tube" (a mio parere uno dei pezzi più belli dell'album) sanno di Jesse Hughes con i suoi Eagles Of Death Metal. Si potrebbe anche continuare parlando anche del "retrogusto Cramps" di "Lord Of Garbage", ma in generale, comunque, in tutte e 10 le tracce sembra di sentire l'eco, nemmeno troppo lontano, di band storiche e spesso da molti sottovalutate come i Fuzztones e la Jon Spencer Blues Explosion. L'accostamento con determinati sound è inevitabile, ciò non toglie che i The Bugz abbiano comunque una propria spiccata personalità che li rende originali e interessanti non solo da un punto di vista meramente tecnico, ma anche per quanto riguarda i testi e, cosa che spesso quando si fa una recensione si dimentica, un artwork che rispecchia perfettamente a livello grafico la musicalità di questi tre ragazzi pisani.

    I The Bugz con il loro album d'esordio "Oblivion" dimostrano di non aver nulla da invidiare alle band d'oltreconfine, partendo da quelle americane e finendo con la scena tedesca, che vede band come The Boss Hoss e Barney Boogie Train (tanto per fare due nomi) cimentarsi in questa pratica di fusione tra rock classico, rockabilly, punk, stoner e via dicendo che, personalmente, apprezzo in maniera smisurata. Ecco perchè "Oblivion" è promosso a pieni voti, vuoi perchè ho un debole per questo sound, vuoi perchè quando c'è un gruppo così valido nel nostro Paese è più che giusto che venga spinto proprio da noi che dobbiamo muovere la vostra curiosità...i motivi sono tanti e vi assicuro che li ritroverete tutti ascoltando l'album.

    ondalternativa.it

  • thebugz 13 anni fa Rispondi

    Power trio privo di bassista fisso, i pisani The Bugz pubblicano un buon album garage-rock dai forti profumi anni 60/70.
    Rock’n’roll, blues ed influenze psychobilly, musica da pubs britannici o da raduno di bikers. Grande energia e dinamismo, chitarre torride, ritmiche sudate e dirette che in parte delle canzoni si avvalgono del basso di A. Inserilo, co-produttore del lavoro. Vaghi cenni di sottile stoner-psichedelia che piacerebbero a Josh Homme o agli Eagles of Death Metal (“Oblivion, Screaming wolf”), qualcosa tra Rolling Stones e primissimi Ac/Dc (“Something is wrong little Mario”), vocals ed impatto sornione alla Brian Setzer (“Lord of garbage, Crist on”) ed ancora ruvidi omaggi al blues alcoolico (“The Bugz blues”).
    Materiale che evidenzia l’interpretazione personale del gruppo, probabilmente maturata sul palco dove questo tipo di proposta raggiunge i suoi massimi effetti. Forse si potrebbe ancora aggiungere un pizzico di esplosività punkeggiante, per dare un taglio più aggressivo e viscerale all’insieme dei brani.
    Comunque la prova è valida, lontana anni luce da qualsiasi tendenza modernista. Disco dedicato ai cultori del rock pionieristico, basilare e fondamentale, partendo da Presley, R.Stones, Kinks, Blues Explosion, per arrivare a G.Thorogood, Stray Cats, Adam West, QotSA e quant’altro.

    metal.it

    on percepibile soddisfazione sono a presentare questo power trio Pisano. I Bugz, potremmo definirli degni nipoti dei Fuzztones incestuosamente imparentati con il John Spencer più garage.
    Un apprezzabilissimo album d’esordio dove i tre Toscani si cimentano in totale assenza di basso nel ricamare dieci trame ad lata tensione.
    Questo a riprova dello stato di salute di un genere intramontabile quale il garage, il rock’n’roll.
    Dieci tracce in perfetto stile “blues explosion”, elettriche, vivide e psicotiche. Ascoltando “Oblivion” il riferimento a capolavori come “Acme” o “Acme plus” viene spontaneo. Il disco scorre deciso e frenetico senza cali d’intensità; “Mohterfuckers” e “On the tube” mantengono alto il livello adrenalinico con i loro riffs “spacca cervello” infarciti di buon Punk essenziale.
    Ma i tre non si limitano sventare attacchi feroci a suon di Fuzz, il blues è dietro l’angolo e fa capolino quando meno lo si aspetta. “With my blood” rappresenta forse il capitolo più ricco dell’album con il suo trascinato punk’n’blues viscerale dove le raffinate finiture si sprecano.
    “Oblivion” non stanca, anzi, sfugge al controllo e disarma. Non ha nulla da invidiare alle produzioni provenienti dalla grande Mela.
    Ritmiche e chitarre si fondono bene,la voce, azzeccata, merita un elogio particolare; non possiamo parlare di originalità, ma certamente possiamo sottolinearne coerenza e incisività.
    Un gran bel lavoro, meritevole di attenzione.

    keepon.it

  • thebugz 13 anni fa Rispondi

    Il termine "bug" (in inglese letteralmente baco) viene ormai quasi inconsciamente accostato ad un difetto di sistema in ambito informatico. Non so se questo sia il motivo o uno dei motivi che ha portato questi tre ragazzi toscani a scegliere tale nome, ma una cosa è certa: ascoltando il loro debut album il sopracitato difetto di sistema si verifica a livello cerebrale, il cervello ti va in tilt ed inizi automaticamente a scuotere la testa e battere il piedino. Premesso che il genere da loro proposto, uno stoner rock sanguigno e intinto di blues, non è tra i sound preferiti di chi vi sta scrivendo, non posso non elogiare la qualità compositiva e performativa di questo trio, nonché una produzione davvero eccellente. Dieci brani che sanno di whisky e serate da bettola a partire dalla frenetica title track giù fino all'ultimo colpo di cassa e fino all'ultimo riff del full length. Batteria granitica, chitarre al napalm ed una voce profonda, sguaiata e coinvolgente, il tutto riporta alla mente oltre ai noti portabandiera del genere, Queens Of The Stone Age, sapori più psico-bluesy tipici di un altro mostro sacro anche se forse meno conosciuto, tale John Spencer con i suoi Blues Explosion. I picchi di positività si riscontrano senza dubbio nella trascinante "Lord Of Garbage", nella più classica (salvo per il titolo) "Something Is Wrong Little Mario" e nella conclusiva "The Bugz Blues". Per i fruitori del genere un album da non lasciarsi assolutamente scappare.

    roxzone.it

  • thebugz 13 anni fa Rispondi

    Vengono da Pisa ma la loro anima rivive nell'America degli anni 60 dove il rockabilly acido e psichedelico di band come Fuzztones e Cramps brulicava come gli insetti in un cupo underground che si preparava forse già all'ondata punk. Se Lux Interior fosse ancora vivo sarebbe sicuramente contento di questi suoi discepoli che propongono un disco dove il blues più malato e martellante è supportato da una voce che è nello stile di Jon Spencer. Un' "esplosione blues" quindi, che attraverso dieci tracce definisce uno stile in perfetto lo-fi dove la sezione ritmica incalzante produce ottime vibrazioni.

    Brani come "The bugz blues", "Lord of garbage" o la trascinante "With my blood" riescono ad entusiasmare tutti coloro che amano il blues più acido e corrosivo, suonato con le viscere e cantato senza troppi pensieri. "Oblivion" è un raro esempio di rock genuino di cui l'Italia sentiva il bisogno. I Bugz riescono a ricreare un garage di buona fattura con pochi accordi e un songwriting incisivo tutto da ascoltare.

    kd cobain.it


    lbum d’esordio per questi tre scatenatissimi membri che suonano senza basso, la provenienza è l’area pisana. Il trio è composto da Cristiano Del Vita (chitarra, voce e theremin), Alessio Scatena (Batteria) ed Emiliano Marianelli (Chitarra), in alcuni brani si servono dell’aiuto di Antonio Inserillo (Death SS e Tossic). Il loro suono è un ROKKOBILLY –SURF di ottimo livello. Se la voce è stile Guana Batz (quanto li ho amati) e le due chitarre sono molto serfeggianti, la batteria è in perfetto stile post punk e affini. Ed allora la fantasia si sbizzarrisce e riesce ad armonizzare un suono sicuramente molto vigoroso. Se la partenza di Oblivion spettina tutti i “riportosi”, Lord of Garbage sbanca tutto con un tiro micidiale! Mi piace molto anche Before the End e la finale The Bugz Blues. On on the Tube mi fa venire in mente Motorpsycho di Russ Meyer, Dovessi citare le influenze potrei partire dai Celibate Rifles passando per Bantaam Rooster per finire ai Ray Daytona passando per Blues Explosion e Lipstick Killers. Potenti ed imponenti!

    trippashake.com

    Senza basso. Composizione triangolare. Da Pisa. Esordio. Dieci pezzi maneggiati dal fantasma di Jon Spencer e fatti uscire dalla bocca dello stomaco della sua “esplosione blues”. Un piccolo trattato derivativo di psychobilly a strisce punk blues, per quelli che hanno pianto alla scomparsa di Lux Interior, per quelli che considerano Link Wray artista seminale quanto dimenticato, per quelli che hanno il poster del “reverendo” Horton Heat sopra la testa del letto. ‘Oblivion’ è tanto onesto quanto scostumato e impudico. Per tirar tardi, per sudare, per lanciarsi addosso quei tre riff rimanendo beati e contenti.

    nerdsattack.net

    Gli anni passano e le produzioni migliorano. L'elettronica fa la sua comparsa e diventa importante quanto il make up per una donna: purifica, armonizza, copre se serve. Un prodotto sincero è diventato l'eccezione, si è reso spesso irreperibile, cedendo il passo a composizioni in overdose di nettezza, con meno viscere e midollo.

    Ma, all'ombra della torre pendente, si aggirano tre ragazzi cresciuti a Melvins, Blues Explosion e torta cò bischeri, pronti a tutto pur di soddisfare la fetta di popolo meno incline al plastificato. I The Bugz confezionano un album entusiasmante, fatto di rock genuino e ignorante, tinteggiature stoner ed inaspettati risvolti blues.

    Il basso è opzionale e, nelle cinque canzoni in cui è presente, viene suonato dal coproduttore Antonio Inserillo. La corteccia di "Oblivion" riporta ad un sound d'annata ('60-'70), schietto e basico, rivelatore di un rapporto fisico e marcatamente passionale tra l'uomo e lo strumento: odore di corde sulle mani, sudore sulle pelli. Sebbene rifuggano dalla struttura classica di sviluppo (inizio-ritornello-variazione-fine), i pezzi non brillano particolarmente per originalità. Ciò nonostante, convincono e trascinano tra i ricordi di Elvis e dei Rolling Stones.

    Inusuale trovare alle nostre latitudini un prodotto di tal fatta. Un garage che rivela il desiderio di suonare e non anche la necessità di piacere a tutti i costi. Sarà perché i tre pisani sono i The Bugz solo part-time e, al di là del palco, hanno una vita e un lavoro normale; ma in campo ci sono i loro gusti e le loro idee a dettare legge – caso raro – sulle più pressanti esigenze di mercato.

    loudvision.it

    Pisani con un tuffo nel passato: l’euforico disco del trio The Bugz porta scompiglio in un rockabilly di striature acid blues, schizzi psichedelici, rock n’roll sfrenato. Hanno cominciato da quando erano ragazzini, era il 1995 ed ora ecco l’album d’esordio vero e proprio, pubblicato grazie a Costa Ovest Records.

    A quanto pare trovare un bassista non è mai stato semplice per loro, per fortuna ad aiutarli nelle loro composizioni si è aggiunto l’ex bassista dei Death SS, Antonio Inserillo, collaborando alla messa in moto di un vulcanico album di dieci pezzi tiratissimi. Il loro è un sound esplosivo pestato da chitarre lisciate a dovere, con un drumming claustrofobico come se percorressero le strade del rock a passo pesante.

    Il vocione sguaiato di Cristiano ulula per tutto il disco insieme alle due chitarre rock che emettono insieme due riff in loop, cavalcate hard blues e tanto, tantissimo sudore. Il sound sembra granuloso e inzaccherato di mescolanze punk, i componimenti sinceri e travolgenti, che però a lungo andare sono talmente rettilineei che ci si stanca di ascoltare il disco fino alla fine senza mettere obbligatoriamente in pausa per prendere un po’ di necessario respiro.

    I brani hanno una buona ritmica anche se i fraseggi in fondo risultano un pochino scolastici, c’è un’assenza di episodi più misurati anche se l’ultimo brano sembra quietare gli animi, ma dopo l’ascolto si può parlare di una smania sonora conturbante che per il primo disco va anche bene. Ci aspettiamo d’ora in poi un’evoluzione di testi ed armonie.

    rockshock.it