Divide

Divide

The Last To Knows

2013 - Country, Blues, Garage

Descrizione

Come suggerisce il titolo, il disco è diviso idealmente in due lati, incentrati sul tema della separazione e della distanza, nonché dell’accettazione di un percorso di isolamento necessario alla crescita dell’individuo.
“Water side” contiene pezzi riconducibili al country e al folk e contempla il tema della redenzione e la speranza che tale alienazione esistenziale possa in qualche modo essere superata.
In “Mountain side”, le tracce, di matrice blues, si fanno cupe e trionfa la consapevolezza della solitudine e dell’abbandono come condizione ineluttabile.

Alcune recensioni

Mescalina.it: “Quattro colpi di grancassa, un fischio nella prateria e parte il primo brano: New recession hoedown è l’allegra danza della depressione, ché il grande (e falso) mito americano ci ha insegnato a cantare invece che a piangere, a sentirsi forti sotto le ali protettrici dei suoi simboli.”

Extra! Music Magazine: “Un album ben scritto e ancor meglio suonato, Divide, ad opera di quintetto con un piede ben saldo sulle verdi colline senesi, e un altro affondato tra la polvere delle praterie americane.”

Black Milk Magazine: “l’anima dei The Last to Knows è rapita da atmosfere e suggestioni statunitensi al 100%: deserti, praterie, drammi da stazione di servizio, amori che durano la lunghezza di una highway ed evaporano, notti a base di alcool e neon colorati. [...] nei loro pezzi aleggia l’alone mortifero e letale della lower America, con tutte le sue contraddizioni e tradizioni”.

Rockerilla: “Immersi fino al midollo in un amalgama per metà folk e metà country, i Last To Knows sembrerebbero provenire dalle grandi praterie americane”.

Salad Days Magazine: “La band di Siena riesce a sfruttare tutti i pattern della tradizione sixties/seventies [...] per confezionare una dozzina di canzoni di ispirato garage-soul. Si respira un’atmosfera molto americana, senza dubbio, con l’andatura dominante che è quella della ballata decadente”.

Uradio: “i testi raccontano storie cupe, che lasciano poco spazio al cambiamento, ma pur nel pessimismo di fondo ben si sposano con l'ariosità degli arrangiamenti, lasciandoci tutto sommato la bocca per nulla amara, anzi piacevolmente colpita”.

Credits

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