PsychoBabe

PsychoBabe

TwoMonkeys

2013 - Sperimentale, Electro, IDM

Descrizione

Due scimmie impazzite si aggirano nel motel di Norman Bates, i rumori violenti di una irrazionale ricerca rimbombano negli spazi vuoti delle cantine della casa, alla luce verdastra della luna ci si confonde e non si sa quale sia la direzione da prendere. L’intervallo tra i suoni e le canzoni diventa distanza virtuale nell’arcobaleno dei colori. Mentre Shroeder si converte alla dodecafonia masticando tofolette. Potrebbe esserci un David Byrne in fuga dalla polizia a suonare il banjo in MORE SPACE e
Marilin Monroe sotto gli effetti di modernissime droghe psicotrope balla inseguita da woody allen che vestito da fauno suona il clarinetto. Non è un melodramma classico, reminiscenze di teatro kabuki e danze no-wave attraversano i solchi di un vinile ellittico in cui strofa e ritornello si sovrappongo in una striscia di moebius La trama di questo film si riorganizza all’incontrario lasciando che solo un Euterpe birchina sappia individuarne il finale. Forse solo un sacrificio ci permetterà come in una insalata russa di riapparire ai piedi della Tour Effeil.

Elettronica sperimentale; definizione incerta non essendoci ricerca di nuovi algoritmi o potenzialità dello strumento elettronico.
Non, però, la solita indietronica che unisce i suoni folk e acustici all’uso di tastiere, computer e ritmi digitali e neppure l IDM che come indica l’acronimo cerca strade più nuove ed intelligenti ad una musica destinata alle piste da ballo aprendo prospettive nuove ai grandi producer di domani. Non è certamente dubstep pur lavorando, anche, ma in misura marginale, sul rimodellamento del suono. Le basi culturali e formative di questo disco sono nel post punk e nella no-wave dei primissimi anni ’80. L’elettronica è uno strumento semplice per avere suoni particolari e per poter gestire tutto senza altri musicisti.
E’ molto probabile che l’idea dei fratelli Bornati sia molto più punk e soprattutto rock di quanto loro stessi non pensino essendo ancora così legati alla chitarra elettrica. Non c’è strofa e ritornello ma seppure molte delle composizioni siano contraddistinte da una base ritmica costante che le rende fruibili per i club più alternativi la struttura è narrativa ed evocativa e si costruisce sempre in un progresso come nei migliori lavori di gruppi come Animal Collective o i primi Battles. Gli strumenti si stratificano per poi aprire squarci dove appaiono figure sonore apparentemente invisibili prima. La voce ipereffettata ha un valore di strumento il cui significato si limita a brevi slogan che inquadrano il senso della canzone. La produzione di Asso Stefana ha semplicemente riannodato alcuni fili forse ricollocando certe intuizioni “wave” ai loro stessi padri nella grande fucina di ricerca musicale della germania anni ’70. Psycho così appare come una filastrocca i cui spazi vuoti ci lasciano ad una angoscia hitchcockiana mentre Refrain o Sacrifice ci aprono spazi sonori più contemplativi. Ma sono i pezzi come Fuck Folk e More space a farci muovere ineluttabilmente le mani e i piedi spostando il baricentro verso una prospettiva alla Clinic o Matmos. Una promessa questo disco che merita sicuramente un approfondimento live.

Credits

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