Ep introspettivo che strizza l'occhio alla sperimentazione
Il trio lombardo degli Sharazad ha fatto delle proprie difficoltà un bagaglio a cui attingere. Nel loro primo ep omonimo si trovano, infatti, parole di rabbia e sconforto, articolate in testi ermetici dalla struttura lineare, forse anche troppo. Mettendo un attimo da parte il contenuto, sbavato in apertura da un bisogno di congiuntivo ("Rivivrai come se tu non lo sai... Rivivrai come se tu non ti accorgi ancora che sei uguale a me"), i quattro pezzi di "Sharazad" sono sentiti e scorrono bene all'ascolto.
La prima traccia dell'ep è "Dinamiche", avvio dolce per un lavoro che va progressivamente a farsi più scuro, passando dal ritmo quasi jazz del primo pezzo all'incedere grave di "Il male che fa". Si procede con "Agosto", ballata triste che lascia presto il posto al brano conclusivo, " Arvo", in cui gli Sharazad si lasciano andare al loro lato più sperimentale, scegliendo di non inserire la voce se non per un sottofondo di impalpabili sussurri cullati dai synth.
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La recensione sharazad di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-10-13 09:00:00
COMMENTI (4)
Ottimo!
@hell.fo.3
sorry hai ragione!!adesso si può!!
Non capisco proprio la scelta di non rendere ascoltabili le tracce, ma vabbè, ognuno sceglie quel che più gli aggrada.