For The Glory Of Nothing Garmonbozia 2021 - Industrial, Elettronica, IDM

Garmonbozia precedente precedente

Tra l'onirismo traumatico lynchiano e l'esoterismo più radicale ma tangibile, l'esordio dei For the glory of nothing pone le basi per un discorso molto serio e importante

Decisamente interessante questa prima prova in studio sulla breve distanza del progetto For the glory of nothing di non si sa chi. Al di là della stantia idea del duo composto da identità misteriose – futilità del genere, oggi, lasciano un po' il tempo che trovano ma poco importa, è pur sempre una scelta artistica – seguendo le quattro esperienze sonore che danno vita a Garmonbozia ci si ritrova di fronte a un lavoro di notevole pregio e considerevole bellezza complessiva per quanto, forse, derivativa ma comunque incline alla ricerca di un'identità tra le viscere di un corpo sonoro mai del tutto scontato. Un invito al calore sonico che confluisce in una certa utilità ricettiva, se è vero che il nucleo del discorso portato avanti in questa sede consiste in una potente riflessione esistenziale su ciò che riguarda da vicino le intemperie interiori che stanno alla base di una considerazione dell'esistenza molto prossima all'incorporeo.

A tal proposito, quali riferimenti lynchiani può avere un titolo come Garmonbozia? Tutti quelli che è possibile immaginare, per davvero. Ed è un gran bene, questo, se il fulcro del discorso sparge in giro per la mente diramazioni verso argomentazioni immateriali che non hanno il benché minimo bisogno del dato verbale per essere descritte e setacciate in profondità.

Twin peaks e affini – soprattutto Fuoco cammina con me e la terza incommensurabile stagione – come riferimento concettuale, senza alcuna ombra di dubbio, così come tanto esoterismo da Crowley a Hubbard, passaggi tra dimensioni, qui e ora ma anche e soprattutto altrove. Si parla, con la sola forza del suono, di eventi solo apparentemente sconnessi tra loro, di sincronicità, di consequenzialità improbabili, di oscurità di futuri passati, di universi paralleli reali e decisivi, e lo si fa proprio attraverso una chiave sonora molto vicina a quella prediletta dal Lynch sound designer. Non è un caso, infatti, se i primi pensieri corrono verso i Nine Inch Nails del progetto Ghosts – presenti in scena proprio in un punto chiave dell'ultimo inarrivabile lavoro lynchiano – attraverso una dark/death ambient minimalista e ansiogena al punto giusto, che guarda anche al Reznor solista delle tenebrose esperienze per Quake ma con meno enfasi industriale e più dedizione elettro-wave, senza dimenticare la lezione di padri putativi come il Vangelis di Blade Runner, i Tangerine Dream o i Popol Vuh.

Avrà degno seguito un discorso così puro sul versante sonoro ma così complesso sulla sponda concettuale? Lo sapremo solo scoprendo chi è il sognatore.

---
La recensione Garmonbozia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-12-09 16:56:42

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia