crampo eighteen Mother Cloud 2023 - Rock

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Nuovo lavoro in studio per il quartetto pugliese e altro passo in avanti verso una cesellatura delle matrici stoner verso orizzonti di senso più netti e meglio calibrati in sede di scrittura

Fa sempre molto piacere ritrovare vecchie conoscenze molto apprezzate a suo tempo, anche se perse di vista per un bel po' di anni ma, proprio per questo, ancor più gradevoli al nuovo impatto uditivo. I pugliesi That's All Folks!, infatti, non le mandavano a dire quanto a corposità di proposta sonora legata a una sempre arzilla capacità di coinvolgimento sensoriale complessivo. Motivo per cui la loro costola fondatrice, Nino Colaianni, non poteva offrire di meno, in termini di complessiva sostanza discorsiva, anche tra le fila del suo nuovo progetto, Crampo Eighteen, concettualmente in linea con quanto messo su disco dai '90 in poi anche se meglio orientato verso un approccio meno corrosivo e più ragionato, ma non per questo meno debitore delle comuni e inossidabili influenze oltreoceaniche.

Anche nel nuovo lavoro Mother Cloud – notevole sorta di concept album incentrato su una vera e propria invocazione di Madre Natura affinché aiuti la fetta meritevole di umanità a sciacquare via le atrocità del suo tempo – la matrice stoner è sempre viva e vegeta nelle strutture portanti a sei corde, ma fin da subito emergono a chiare lettere le intenzioni relative a un direzionamento più orientato verso una forma semi-canzone che tanto peso preponderante percepisce da una neo-psichedelia di stampo '90 direzionandola abilmente, però, verso una concezione hard blues marchiata a fuoco tanto nell'anima quanto nelle traduzioni nero su bianco (JC, Mother cloud). Ma non mancano all'appello, come per natura, considerevoli e indispensabili influssi alternative-garage (June) assieme a orientalismi lisergici in traduzione british underground (No one else), sguardi pseudo-elettro-folk a decadi precedenti (With my hand) o rimembranze tendenzialmente desertiche (On my knees, I wanna die).

Vivissime, però, sono anche alcune predisposizioni da ballad oscura e tumefatta (Ocean), così come pure ispirazioni prettamente rock'n'roll a stelle e strisce (Dressed in white) e incursioni acusticheggianti su terreni nuovamente folk-blues ma, stavolta, meglio tradotti in chiave di riferimenti originari per quanto tutt'altro che passatisti (Naked on the floor).

Altra prova di grande destrezza in sede sia di scrittura che, soprattutto, di conferimento di senso a una sostanza sonora che rischia continuamente di raggomitolarsi sulle proprie consuete strutture interne. Da godere in tranquillità comodamente adagiati su di una veranda, birra alla mano, silenzio assoluto e, davanti agli occhi, orizzonti sterminati fatti di immense aperture verdi e tramonti cremisi.

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La recensione Mother Cloud di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-08-11 10:53:00

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