Un disco minore, con molte transizioni e picchi slow core dal cuore dolce e distorto
Il dream pop che carezza le orecchie, che si compatta tutto verso il solo obiettivo di essere un unico grumo di suono, stancante e meraviglioso. Fare il dream pop in questo modo, filologicamente giusto, con gli ingredienti adatti per sciogliere anche chi ha il cuore di ghiaccio, è un qualcosa che viene molto bene ai Novanta, che non a caso si chiamano come la decade da cui proviene l'apogeo di questa branchia lieve del punk, dello shoegaze.
Novanta ma senza essere nostalgici, suonare molto come allora, ma consapevoli che sono passati trent'anni, e che Punk for introverts è un grido, malinconico più che nostalgico, che ha in Forever la sua pietra miliare, la sua prima tappa. Una traccia lattiginosa, da manuale, da accostare a Survive the sea, la faccia più distorta e disperata del disco, e a Volta, apoteosi slow core, che fa subito pensare ai Low, piangere per i Low, perdersi nelle nebbie evocate dalla collaborazione col duo calabro-canadese etti/etta.
Per il resto Punk for introverts è fatto di transizioni, forse troppe, e non è solo perché ci sono abbondanti tracce strumentali, ma forse perché manca una continuità, di racconto, di energia. Ne esce un lavoro intermittente, con grandi picchi di stile e momenti meno esaltanti, ma sempre godibili, e frutto di un lavoro minuzioso di Manfredi Lamartina &.co.
Ognuno ha i suoi capitoli "minori" in discografia. Ecco, Punk for introverts, tolto il gran cuore che ha, è un disco minore dei Novanta. Ad avercene.
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La recensione Punk for introverts di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-12-04 00:00:00
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