MenagraM seven works of mercy 2023 - Metal, Black metal

seven works of mercy precedente precedente

Un miscela indovinata di metal oscuro e funereo, con qualche angolo ancora da levigare

Con ‘Seven works of mercy’ dei Menagram dobbiamo permetterci di iniziare da un elemento meta musicale, perché non capita tutti i giorni di avere per le mani un lavoro metal che sfrutta il suo presskit per rinunciare a Satana e mettere in chiaro di non contenere elementi satanici, facendo chiara professione di fede cattolica a nome del del chitarrista, compositore e cantante Jody Casini. Non avendo accesso ai testi è difficile capire se siamo propriamente davanti ad un album christian metal o più specificamente a quella variante del black metal che qualcuno chiama, con facile rovesciamento simbolico, “white metal”. Certo è che qualche suggestione religiosa fa sicuramente capolino in brani come Counterfeit Image Of God e in generale delle atmosfere doom-gotiche del lavoro.

Forse è un condizionamento, ma qui ci sembra quasi di sentire il doom risalire la corrente delle sue origini, che in fondo stanno in un rovesciamento della musicalità gotica da cattedrale, così come pare che il costante binomio tra la voce gutturale e lo scream Casini e il canto in pulito di Meri Papa valorizzi una dimensione quasi liturgica, in ogni caso austera e solenne. Sotto questa volta tematica, in realtà, si avvicendano forti influenze black e death, cantato in scream e riff mefitici (fool moon madness), che si vanno ad alternare ai classici momenti in stile Pentagram (doom requiem) e ai duetti gotici in salsa vagamente Nightwish. Pur se connotato da una tavolozza emotiva dai toni ben definiti, naturalmente netti e scuri, è un album discretamente vario, che raccoglie qua e là elementi sonori diversi utili a costruire la sua cattedrale lugubre e apocalittica.

Il problema è che non sempre questi elementi sono ricostruiti e maneggiati con la dovuta grazie cautela; i riffoni implacabili e le chitarre funebri funzionano a dovere, ma quando è il momento del lirismo a due voci e di architetture più complicate, si avverte una certa legnosità e si soffre la mancanza di un po’ di cura del dettaglio in più dal punto di vista di arrangiamento e produzione, con buona pace di alcune melodie indovinate. Rimangono comunque elementi interessanti, soprattutto nel rapporto tra il growl e il pulito (di nuovo fool moon madness), e una concezione chiara dei desiderata per quanto riguarda atmosfere e significati, che in fondo è la pietra fondante di ogni personalità musicale.

---
La recensione seven works of mercy di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-12-31 10:52:11

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia