Un breve ma suggestivo viaggio tra pulsazioni africane e riflessi sonori europei
Critica sociale unita a immaginari sonori in grado di viaggiare dalle sabbie dell'Africa subsahariana alle verdi colline che si affacciano sul Mare del Nord. C'è tutto questo dentro Cadono le statue, il nuovo singolo di Riccardo Morandini.
A più di tre anni di distanza da Il Leone verde, il musicista bolognese torna con un pezzo che si discosta dalle derive psichedeliche del suo disco d'esordio per abbracciare una tavolozza sonora ancora più variegata, capace di attraversare ben due continenti in appena tre minuti di ascolto.
Partendo da un suggestivo e sincopato pattern di chitarre maliane e ritmi tribali à la I Hate My Village, Cadono le statue plana infatti su bordoni di archi dal sapore mitteleuropeo atterrando infine su una brillante coda animata dagli scintillanti ornamenti della musica tradizionale irlandese.
Un pulsante melting pot culturale, dove afrobeat, blues psichedelico e world music convivono senza forzature, su cui Morandini ricama, con la sua voce profonda e controllata, strofe e ritornelli in bilico tra immagini visionarie e lampi realistici, che cercano di smascherare le tante menzogne che si celano dietro qualsiasi forma di potere. Dottrine spacciate come "verità naturali e immutabili", ma che in realtà poggiano su fragili impalcature pronte a crollare sotto il peso della storia.
Cadono le statue, grazie all'unione tra la sua variegata matrice sonora e una suggestiva poetica attraversata da echi di realismo magico, è un brano denso, stratificato e in grado di catturare l'attenzione sin dal primo ascolto. Un gradito ritorno, con cui Riccardo Morandini conferma la sua indubbia attitudine alla sperimentazione sonora, intrecciando profumi e tradizioni musicali con intelligenza e misura.
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La recensione Cadono le statue di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-06-13 00:00:00
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