La fine di un amore tossico diventa lucidità, rabbia e rinascita personale.
Con “Dico Mai (Mai?)”, Mafuel mette a fuoco il momento più scomodo e necessario della fine: quello in cui il sentimento si è già ritirato e resta solo la lucidità, affilata come una lama. Non c’è compiacimento nel dolore né nostalgia per ciò che è stato, ma uno sguardo retrospettivo che smaschera dinamiche tossiche, illusioni coltivate e un amore trasformato in dipendenza affettiva. Il brano nasce proprio lì, nel punto esatto in cui si realizza quanto si è stati manipolati, svuotati, ridotti a funzione dell’altro.
Il testo sceglie la via della franchezza assoluta, senza metafore concilianti né scorciatoie emotive. Frasi come “Hai preso e fatto a pezzi la mia dignità” diventano dichiarazioni di resa solo apparente: il crollo è già trasformazione, la ferita è anche il luogo della presa di coscienza. Mafuel racconta l’abuso di potere emotivo non mentre accade, ma quando finalmente perde efficacia, quando l’inganno viene riconosciuto e nominato.
Sul piano sonoro, “Dico Mai (Mai?)” costruisce un crescendo emotivo viscerale che accompagna e amplifica il percorso interiore. Le sonorità pop/elettroniche, dichiaratamente ispirate agli anni Duemila ma rilette con sensibilità contemporanea, sostengono una tensione costante, fatta di rabbia trattenuta e progressiva liberazione.
Quello che emerge è un brano che parla di rivalsa senza scivolare nella vendetta, di forza individuale senza retorica motivazionale. “Dico Mai (Mai?)” è un atto di autonomia emotiva, un inno per chi ha attraversato il dolore e ne è uscito con una nuova familiarità con se stesso. Mafuel firma così una canzone che non chiede empatia facile, ma restituisce dignità a chi ha imparato a non dipendere più.
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La recensione DICO MAI (MAI?) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-12-19 08:00:13

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