Il deserto californiano e le colline dell'Umbria non sono mai stati così vicini
Della morte dell'ego non è il titolo di un libro in stile "mattone polacco, minimalista di scrittore morto suicida giovanissimo. Copie vendute due", bensì il nuovo pezzo sfornato della Fottuta Band. A una manciata di mesi di distanza da Mente Divoro, il trio perugino torna con un brano che sembra riecheggiare tra le dune e i cactus che circondano Palm Desert, città californiana celebre per essere stata la culla dello stoner rock.
Rispetto al singolo precedente, Della morte dell'ego mette in mostra un sound ancora più ipnotico e monolitico, plasmato su cavernosi groove di batteria, linee di basso abrasive come la pietra pomice e chitarre in Drop C dense e sabbiose, in grado di alternare con successo scosse telluriche di fuzz a passaggi più placidi, quasi atmosferici.
In bilico tra il dinamismo soft & hard dei Kyuss e la cupa lisergicità degli Sleep, il nuovo singolo della band umbra sfodera un testo che si allinea perfettamente con il lirismo "sballato" tipico dello stoner rock, grazie a brandelli di strofe nei quali introspezione e cosmogonia si muovono come spiriti inquieti tra climi desertici e alienanti.
Sole e ruggine
Vedo in te
Colore morbido
Di un fuoco liquido
Se esistesse un io, cucinerei una vendetta
Se risorgesse un dio sarebbe
proprio una festa
Canta la Fottuta band nel suo ultimo brano. Della morte dell'ego è un pezzo di indubbio fascino, capace di scavare in profondità, raggiungendo le radici più autentiche di un sottogenere del rock talmente ancestrale e selvaggio da sembrare scolpito direttamente nella roccia.
In un’estate che sfuma nel caldo torrido di fine agosto, la Fottuta Band ci regala un rovente e lisergico miraggio sonoro, in grado di allietare il consueto e triste ritorno dalle vacanze.
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La recensione Della morte dell'ego di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-08-29 00:00:00
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