Elettronica che abbraccia la forma canzone, tra oscurità digitali e ombre cantautorali
Se c’è una qualità da riconoscere agli Ave Quasàr, è sicuramente la cura con cui scrivono i testi delle loro canzoni, nonostante appartengano a un genere, l’elettronica, dove la componente lirica viene spesso trascurata. E Gigante, il nuovo singolo del duo piemontese, è l'ennesima conferma di questo statement.
A una manciata di mesi da Il Mio Telefono Mi Spara, il progetto nato dall'incontro tra Luca Grossi e Fausto Franchini torna con un pezzo che, per quasi quattro minuti, intavola un dialogo serrato tra musica e parole. Il brano sfodera infatti una strumentale vibrante, fatta di pieni e vuoti che si rincorrono tra synth drammatici, martellanti progressioni di sequencer e ritmi sincopati di drum machine.
Trame sonore cangianti, che fondono l'EBM degli ultimi Editors con la dark wave e l'industrial dei Depeche Mode di metà anni '80, su cui gli Ave Quasàr adagiano un testo estremamente evocativo, intriso di quella stralunata poetica à la Bluvertigo, capace di fondere immagini oniriche e riflessione esistenziale.
Allora torno qua su un foglio bianco, un cavallo in corsa
Verso un ponte che crolla, la mia risorsa
È una penna bianca sopra un foglio nero
Davvero un setaccio per la fonte che svela un mistero
Cantano gli Ave Quasàr nel loro ultimo singolo. Gigante è un brano di indubbio fascino, in cui le lisergiche suggestioni dell'elettronica celebrano un felice matrimonio con la forma canzone classica, fatta di strofe e ritornelli dal forte retrogusto cantautorale.
Un pezzo con cui gli Ave Quasàr mettono in mostra ancora una volta il loro indubbio talento nel mescolare le carte in tavola, consegnando ai nostri padiglioni auricolari una proposta di ascolto che, oltre a non passare inosservata, ci fa drizzare le antenne verso le loro future uscite.
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La recensione Gigante di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-08-22 00:00:00
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