La persistenza della memoria di Dalì fusa a caldo con il pop psichedelico contemporaneo
Esistono persone che, dopo aver condiviso un tratto di strada insieme a noi, restano impresse in maniera indelebile nella nostra mente, proprio come un tatuaggio sulla pelle. Anche dopo la loro scomparsa, non se ne vanno per davvero: rimangono lì, ferme immobili tra le pieghe della nostra memoria. Ed è proprio l'impatto che questi individui possono avere sul nostro percorso di vita la pietra angolare su cui poggia Pages of Dusk, il nuovo singolo di Andrea Casale.
Dopo più di 11 anni di distanza da Tourist in my Hometown, il suo primo album, il cantautore nato e cresciuto sull'asse Taranto-Verona torna su Rockit con un pezzo che prende le distanze dalle atmosfere indie folk à la Sufjan Stevens del suo esordio discografico.
(Auto)prodotto insieme a Duck Chagall - al secolo Francesco Ambrosini - e distribuito da CD Baby, Pages of Dusk si muove con indubbia eleganza su una battigia analogica bagnata da onde di risacca digitali. Nel brano, fraseggi di pianoforte appena accennati e groove di batteria pieni e pulsanti si fondono infatti con atmosferiche distese di synth e voci a tratti modulate con un pesante phasing, per ottenere un effetto "liquido", come se Casale stesse cantando sott'acqua. Un mix che, giusto per dare qualche coordinata sonora, si allinea al moderno pop psichedelico di Tame Impala, senza però sfociare in eccessiva reverenza o manierismo.
Questa trama sonora implosa e intimista viene completata dal musicista pugliese con strofe che, fondendo sogni lucidi e onirica realtà, raccontano con amorevole malinconia, la nostalgia che si prova verso una persona che non c'è più. Il suo ricordo è talmente forte da diventare una presenza viva, quasi tangibile, come "un'ombra che danza nella nebbia".
I look for myself in this town
I found your shadow dancing in the fog
Cry, the way only babies can cry
I have failed to save you from yourself
Canta Andrea Casale nel suo nuovo singolo. Nonostante un livello di produzione davvero notevole, capace di valorizzare un sound nostalgico ma incredibilmente fresco e moderno, Pages of Dusk viene purtroppo azzoppato dalle linee vocali del musicista tarantino che, sfoderando una pronuncia inglese un po' troppo "maccheronica", finiscono per smorzare il grande pathos presente nel pezzo.
Una possibile via, in vista di future pubblicazioni, potrebbe essere un anti-manzoniana "sciacquata di panni nel Tamigi" oppure qualche esperimento di scrittura e storytelling in lingua italiana. Due opzioni che sicuramente potrebbero aggiungere alla musica di Casale quel piccolo quid in più per poter raggiungere la perfezione.
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La recensione Pages of Dusk di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-08-06 23:27:18
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