Rock visionario e psichedelia catartica: il ritorno solenne di Riccardo Morandini.
Con il nuovo disco, intitolato Radice senza fine, Riccardo Morandini firma un’opera che ha il respiro dei miti e la carne pulsante del rock. Nove brani come nove stanze di un labirinto sonoro, in cui psichedelia, canzone d’autore e impeto elettrico si intrecciano in un rito antico e modernissimo. È un disco che sembra affondare le radici in un humus arcaico, per poi slanciarsi verso il cosmo: un’opera rock che mancava da tempo nel panorama italiano, capace di evocare i Verdena più sperimentali e l’eco dei Pink Floyd , insieme a quella dei grandi visionari italiani dei ’70 senza mai farsi nostalgica.
Dall’iniziale vertigine di “Foreste Madri”, che si apre come un inno dionisiaco alla natura primigenia, alla tensione catartica di “Cadono le statue”, dove le rovine di un mondo antico si sgretolano tra riff solenni e cori quasi liturgici, tra psichedelia e ritmi tribali, Morandini evoca l’ombra dei templi greci, le figure dei titani, l’eterno ritorno di una bellezza che resiste al tempo. “In Orbita” è un viaggio ermetico, sospeso tra sideralità e introspezione, un Ulisse contemporaneo che cerca il proprio cielo, mentre il singolo “Fiamme e Fiori”arde come un epillio notturno: la danza del sole e della luna, i ciliegi in fiore, l’abbraccio struggente di archi e che chiude come un bacio di addio.
Morandini costruisce il suo racconto con una scrittura precisa e febbrile, in cui le chitarre sono come lance acuminate e gli arrangiamenti disegnano costellazioni sonore. Ogni brano è un frammento di mito, un ritorno all’elemento originario, la radice, che non conosce fine, perché l’arte, come la vita, si rigenera nell’ascolto. Radice senza fine non è solo un disco: è un atto fondativo, una chiamata a perdersi e ritrovarsi, un viaggio iniziatico che restituisce al rock italiano la sua aura sacra.
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La recensione Radice senza fine di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-10-03 00:00:00
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