Quando la musica nasce libera e incontra l'arte, possono ancora accadere miracoli
Un'intensa preghiera polifonica che unisce il dialetto siciliano e l'inglese, lanciata da un'isola al mare tutt'intorno. Asanta, una mamma-bambina, accende così la nuova esplorazione artistica di Fabrizio Cammarata, Insularities. La seconda tappa sonora dell'esperimento, Icarus, vira verso l'intersezione di due correnti, il pop e il folk, mantenendo l'anglofonia come stella polare, seppure con qualche "desiderio" d'italiano: la figura del padre, la voce che si fa graffio, una distesa di sabbia per cadere.
D'altra parte la fusione tra inglese e italiano si rivela costante, è fluida come l'acqua dei ricordi da cui emerge un bimbo, un fratellino, che nuota tra le sue fragilità mentre il canto si spezza alla ricerca di casa, fermato solo dal passaggio della processione in paese e da un flusso sempre più rock che con ferma fatica si trasforma in spirito, pace interiore, quiete della mente, atarassia (Pyramid).
Tutto si ferma, "tutto è un disastro": ma anche "un abisso" può essere chitarra e voce, è Água E Sal, è il ballo lento di una notte ubriaca, è l'abbraccio tra italiano e portoghese, è la seta di due voci insieme, Fabrizio e Casadilego, che torna poi con il coro berlinese Cantus Domus in The Woman In Me, una ballata che sembra racchiudere dentro gli archi del proprio nucleo l'intera "famiglia" dei personaggi del disco, prodotto da Dani Castelar (Paolo Nutini, Jordan Mackampa) e Roberto Cammarata (La Rappresentante di Lista).
La salsedine cura le ferite, disinfetta gli occhi, lava il passato, arpeggia i pensieri e diventa confessione a cuore aperto (Ricordare inventando): "Parlo sempre della memoria perché ne ho poca, che con lo zaino vuoto arrivo più lontano", dice il cantautore-viaggiatore partito da Palermo per raggiungere il mondo in compagnia delle sue canzoni, imbracciando quasi tutti gli strumenti, con una dedica a Fabio Parrinello in arte Black Eyed Dog custodita nel petto.
Se l'eterno dilemma dell'amore (What Am I to You) è un altro possibile approdo di questo arcipelago musicale dall'orizzonte profondo, siamo allora di fronte a una storia che merita di finire con un grazie, inciso fra mura conosciute e sussurrate (The End Of Me Can Be Your Start).
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La recensione Insularities di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-10-07 22:59:44
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