Ritratti musicali di introspezione e resilienza.
Il nuovo lavoro dei Chasin Godot arriva come un respiro lungo, necessario, costruito con la cura artigianale di chi non ha fretta di impressionare ma vuole solo raccontare la propria verità. Matteo Abinti, Lorenzo Cangiano, Simone “Perez” Meregalli e Simone Viganò firmano un disco che seduce per profondità emotiva e maturità stilistica: otto tracce che scorrono come un itinerario interiore, dal buio quieto di una stanza chiusa al contatto improvviso con il rumore del mondo.
L’atmosfera che avvolge Songs by the Dim Light è quella evocata da Leopardi quando parlava di “fioca lucerna”: un lume fragile, mai spento, che qui diventa metafora della ricerca creativa del gruppo. Le tastiere di Abinti e le chitarre di Cangiano dialogano senza sovrapporsi, costruendo un paesaggio sonoro ricco di dettagli. Il basso di Meregalli, sempre caldo e presente, e la batteria elegante e precisa di Viganò completano un impasto che guarda ai riferimenti del rock alternativo anni ’90 e del post-grunge, con ombre chiare di Screaming Trees e R.E.M.
Il viaggio comincia con “Chambers / Coda”, una riflessione nata durante il lockdown che diventa subito una dichiarazione di poetica: introspezione, lentezza, ascolto. È uno dei vertici del disco, insieme alla più luminosa “Mirror”, dove la band dosa con gusto dinamiche e tensioni emotive. “About Empathy” si muove con passo morbido, quasi sospeso, mentre “Beyond Closed Doors” si apre come uno sfogo calibrato che trova nella voce di Abinti la sua piena risonanza.
La seconda parte dell’album diventa più ruvida. “In the Devil’s Shoes” affonda in una riflessione cupa, sostenuta da un crescendo che non concede tregua. “Breakdown” è un pugno sul tavolo: il brano più diretto, quello che porta in superficie il disagio senza artifici. Pur affrontando temi duri, la band lascia filtrare una luce che non svanisce mai del tutto, una costante tensione verso la possibilità di una rinascita.
I Chasin Godot non inseguono la perfezione e lo dicono apertamente: se qualche brano prende tempo per respirare, è perché l’urgenza emotiva non vuole essere compressa. È proprio questa onestà la forza del disco. Si percepisce una band che non teme di mostrarsi nuda, senza filtri, consapevole di aver dato forma a qualcosa di personale e autentico.
Per chi ha voglia di ascoltare musica che nasce da un bisogno vero, Songs by the Dim Light è un invito generoso e sincero. Un’opera che rimane, traccia dopo traccia, nella memoria e nel petto.
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La recensione Songs by the Dim Light di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-11-22 07:56:32

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