Joe AllottaTransition2025 - Elettronica, Nu jazz

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Un disco sospeso tra nu jazz ed elettronica, dove le cicatrici del passato si riflettono sul nostro continuo e vitale divenire

C’è poco da fare. Quando un musicista, anche al suo esordio, porta con sé una tecnica forgiata dall’esperienza lo percepisci subito: c’è una sicurezza diversa, una capacità di giocare con i suoni che, chi non ha potuto (o voluto) compiere la stessa, sacrosanta gavetta semplicemente non può imitare. E Transition, il primo album di Joe Allotta è un fulgido esempio di questo statement.

Prodotto dalla bolognese Sghetto Records su distribuzione Irma Records, il breve esordio sulla lunga distanza del musicista trapanese classe '96 si compone di un'ottavina di tracce che, restando quasi sempre nei paraggi dei canonici tre minuti di ascolto, rispondono a un solo e unico dio: il ritmo. Transition è infatti un disco squisitamente groove oriented, figlio delle esperienze accumulate negli anni da Allotta come batterista e session man al fianco di artisti del calibro di Mario Biondi, Johnny Marsiglia, Davide Shorty e Funk Shui Project.

Nonostante affondi chiaramente le proprie radici nel nu jazz, il disco si apre infatti a una sorprendente gamma di opalescenze sonore, capaci di riflettere la brillantezza della disco-funk à la Justice (Tonight) e la coolness danzereccia della hip house (Fooled Me Once), passando per sorprendenti incastri tra fusion e drum & bass (Jungle Ciuri e You And Me).

Per quanto spesso lambisca territori vicini alla musica elettronica, Transition riesce comunque a mantenere intatta una forte matrice materica e "suonata". Le batterie analogiche, in dialogo costante con pattern ritmici digitali, creano infatti un efficace plateau su cui vengono spalmati continui interventi di chitarre, synth, pianoforti, tromboni e sax che, in meno di venti minuti, formano un mosaico musicale variegato ma maledettamente coerente a sé stesso.

Un continuo processo di costruzione e decontrazione sonora, reso possibile anche grazie all’egregio lavoro in studio del producer Jacopo Trapani, su cui Allotta canta con voce calma e posata, muovendosi con estrema naturalezza tra testi in inglese - peraltro interpretati con un'ottima pronuncia - e piccole incursioni nel dialetto siciliano (Duluri Novo e Antico). Strofe e ritornelli in cui il musicista trapanese accarezza la languida sensualità delle ore notturne, esplorando temi universali come l’amore, la lussuria e la persistenza delle esperienze passate nella nostra vita quotidiana.

A conti fatti, Transition è un lavoro che, nonostante la durata contenuta, racchiude un universo sonoro estremamente elegante e curato. Un disco che, nella varietà delle sue traiettorie musicali, trova il proprio fil rouge nella trasformazione personale vissuta (e in esso raccontata) da Joe Allotta: un percorso che negli ultimi anni lo ha portato ad affrontare momenti difficili, trovando però anche la forza di superarli, lasciandosi alle spalle il passato per guardare al futuro con nuove prospettive e nuove sfide.

Otto tracce che ci ricordano, con indubbia finezza e fantasia, come la vita sia un moto perpetuo: un susseguirsi di cambiamenti, scelte, inciampi e ripartenze necessari per imparare a diventare uomini e donne migliori. Sempre, ostinatamente, alla ricerca della versione più autentica di noi stessi.

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La recensione Transition di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-11-17 00:52:21

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