Go Down Moses Welcome idiots 2007 - Indie, Post-Rock, Emo

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I Go Down Moses sono una giovane band milanese che ha avuto l’onore di registrare questo suo “Welcome Idiots” da Giulio Favero al Blocco A di Villa del Conte. Nulla accade per caso. Infatti la maggior parte del lavoro esibisce suoni ben cari a “Ragno”, svariando tra decise influenze dei primi e più violenti One Dimensional Man e degli Shellac di Steve Albini, tanto da richiamare in più punti, a chi ha avuto la fortuna di sentirli, il suono della band italiana che nei 90 forse più di tutti li richiamava: i (di fatto sciolti) padovani Infranti di cui Favero era grande ammiratore.

A questo background si unisce un’attitudine più emo che screamo mica da poco, confermata dai testi che oscillano tra furori (auto)distruttivi adolescenziali e tirate didascaliche contro chi manovra le nostre vite. In tutto questo, proprio alla fine, in “We Plant Pumpkin Seeds”, fa capolino una sfumatura indie che firma il miglior pezzo del disco, forse non a caso un lento (che poi si vivacizza…), in cui i Nostri rispondono nientemeno che alla “Sons of Silent Age” di mister David Bowie, 1977. Altrettanto notevole la ghost track (ma ancora? Ma dai…), con i suoi sapori elettronici e un cantato che più che nel resto del disco evoca quello di Robert Smith.

In definitiva, un gruppo di talento, capace di pestare duro come di essere credibile nei toni più delicati. Peccato per i testi che spesso san di già sentito e stradetto. Sono molto più rivoluzionari gli Arctic Monkeys quando raccontano delle loro serate alcoliche, perché mostrano la vita vera e non declamano né emozioni (il che non equivale a farle provare a chi ascolta, anzi…) né teorie parapolitiche. Quando vorremo rendercene conto in Italia?

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La recensione Welcome idiots di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-08-31 00:00:00

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