Cosa è successo nel rap italiano del 2016

Anche quest'anno, nel rap è successo moltissimo: dall'ondata trap ai ritorni importanti, ecco un riassunto di cosa abbiamo ascoltato nel 2016

- Rkomi, la copertina di "Dasein Sollen"

La sincronicità è un concetto introdotto dallo psicoanalista Carl Gustav Jung nel 1950, definito come «un principio di nessi acausali»: un legame tra due eventi che avvengono in contemporanea, connessi tra loro ma non in maniera causale, cioè non in modo tale che l'uno influisca materialmente sull'altro. Come quando in analisi, mentre una paziente raccontava di un sogno riguardante un insetto dorato, questo si posò sulle mani dello psichiatra svizzero.

Stabilire quanto ci sia da innamorarsi di una nozione simile è difficile, perché mai si dovrebbe scegliere d'interpretare il mondo attraverso una lente così personale e selettiva. Nonostante questo, non si può non notare che Primo Brown sia morto proprio il primo giorno dell'anno.
Oltre l'enorme perdita personale ed artistica, il vuoto lasciato da Primo Brown ha dato modo alla scena capitolina (e non) di confrontarsi con sé stessa: il 25 marzo artisti e fan si sono dati appuntamento per suonare insieme tutti i brani più famosi del rapper romano. Uno sforzo colossale per celebrare un artista proprio come egli avrebbe voluto: con la musica.
Dai più giovani come Mezzosangue e Nitro fino ai veterani come Piotta e i Colle der Fomento, una grande festa ha unito tutti i presenti in un ultimo saluto volto a esorcizzare, con un pieno di energia creativa, un avvenimento tanto tragico.
Avvenimento tristissimo che non è purtroppo un caso isolato: intorno alla metà di novembre è scomparso anche Cranio Randagio, pupillo di Squarta. Tanti commenti si sono sprecati, commenti pieni d'odio che hanno dimenticato una verità fondamentale: un ragazzo di poco più di 20 anni è morto. Iniziare questo articolo con una parentesi così triste forse è pesante, ma è necessario e dovuto.

Concentrandoci sulla musica, invece, si può dire con assoluta tranquillità che quest'anno sia stato l'anno in cui la trap (nonostante le avvisaglie del 2015) è stata ufficialmente sdoganata: non più episodi sporadici di un Jesto, un Guè Pequeno o un Madman, quanto un'intera scena fatta di giovani che ascoltano e producono esclusivamente trap e che mai si erano affacciati o espressi sul resto della scena rap.

(Sfera Ebbasta)

Ciò che c'è d'interessante da osservare è che un suono tutto sommato molto lontano da quello che è il gusto italiano (e che in questo senso può ben essere considerato un fenomeno di nicchia) ha attirato l'attenzione sia degli addetti ai lavori sia dei fan. Sfera Ebbasta, tra i primi di questa nuova ondata, ha ottenuto un contratto con Universal/Def Jam, Izi con Sony (non a caso avevamo segnalato entrambi nello "Spinga Signora Spinga" dello scorso anno, ovvero la nostra lista di newcomer da tenere d'occhio) Rkomi e Tedua hanno ottenuto endorsement importanti dalla scena rap e attirato più di qualche dissing.

Un panorama interessante su tanti punti di vista, non ultimo le potenzialità di esportazione di un suono (quello trap), che sta diventando sempre di più una lingua franca in Europa e nel mondo, e che permette una visibilità e una facilità di collaborazione tra gli artisti italiani e quelli stranieri che finora era stata piuttosto difficoltosa. Una piccola testimonianza è il featuring di Sfera Ebbasta in un pezzo del rapper francese SCH, o le innumerevoli volte che gli YouTuber stranieri hanno ballato, commentato, stilato classifiche sui preferiti. Laoiung, madrelingua inglese ed italiano, è uno dei nomi più seguiti in questo momento. Dopo aver superato il milione di views insieme a Tedua e Izi, l'attenzione attorno al giovane è tanta e conferma un trend importante: il rap italiano gode di un'attenzione forse inedita.

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Tra le nuove leve che più si sono fatte notare è impossibile non nominare Ghali: nonostante le iniziali difficoltà nello scrollarsi di dosso il titolo di "leader dei Troupe D'elite", il rapper di origini tunisine si è fatto strada con una serie di video e singoli ufficiali arrivando a cifre impressionanti sia su YouTube che su Spotify ("Ninna Nanna", il suo ultimo singolo, ha 5 milioni di play sulla piattaforma di streaming svedese, 11 sul sito della grande G, e ha ottenuto il disco di platino). Il tutto senza un'etichetta, senza un disco ufficiale, senza un ufficio stampa, senza il supporto di radio e tv. In pochi mesi è stato capace di costruire un hype crescente e meritatissimo, e parallelamente costruire un suo piccolo impero commerciale: prima con la nascita della Sto Clothing, poi della Sto Records e infine dello Sto Magazine. Linea d'abbigliamento, label discografica e -appunto- magazine in formato video. Un movimento a 360°.
Non si può dichiarare il rapper milanese il most valuable player del 2016, ma solo perché il suo primo album ufficiale è previsto per l'inizio del 2017. D'altronde di candidati ne abbiamo abbastanza: Izi novello Rabbit nell'"8 mile" dei giorni nostri; Rasty Kilo che è stato tra i pochi (se non addirittura l'unico) insieme a Stabber a portare il grime in Italia; Salmo che in due mesi fa il disco di platino con "Hellvisback", disco di qualità altissima, anche lui mai passato in radio e con sonorità tutt'altro che "commerciali".

Nonostante i papabili siano molti, insomma, nessuno ha davvero brillato più di un altro, per il solo motivo che quasi tutti questi giovani hanno spaccato. Anzi pare che, per tenere botta, molti si siano uniti in una sorta di gioco delle coppie: tra i nomi sicuramente da citare ci sono Marracash & Guè Pequeno, Fedez & J Ax, Biggie Paul & The Essence, Achille Lauro & Boss Doms, Sfera Ebbasta & Charlie Charles, Nex Cassel & Spenish.
Se le ultime tre coppie citate però sono rispettivamente formate da un rapper e un produttore (quindi piuttosto regolari), le altre sono invece formate da colleghi nel senso più stretto del termine: composte infatti da due rapper, due cantanti pop e due produttori sono queste alcune tra le coppie che per un motivo o per l'altro si sono fatte notare.
Se i primi sono arrivati facilmente al disco d'oro e gli ultimi hanno realizzato un buon disco con ospiti importanti e produzioni di livello, J Ax & Fedez non hanno ancora pubblicato un disco ma hanno già saturato lo spazio vitale con le loro ingombranti personalità: tra docenti universitari infuriati e un pubblico tormentato dall'ennesimo jingle pubblicitario che si è piazzato in cima alle classifica, di fatto hanno scritto la hit dell'estate 2016 "Vorrei ma non posto", la "Lean On" de' noantri (5 volte platino). La costante presenza in classifica del nuovo singolo, "Assenzio", li consacra (qualora non fosse chiaro) definitivamente come icone pop ancor prima che rap.

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A proposito di vendite, va detto che a differenza di quanto successo negli scorsi anni, il rap sembra aver perso quella spinta che sembrava inesauribile: certo, "Ninna Nanna" di Ghali è disco di platino, GemitaizSfera Ebbasta ed Emis Killa hanno esordito alla numero 1 e anche "Santeria" e "Hellvisback" sono andati molto bene (disco d'oro uno e platino l'altro); ma l'idea che ci si fa osservando i dati FIMI è che tutto sommato il "momento d'oro" per le vendite sia finito altrove e che di certificazioni importanti ne arrivino sempre meno, forse perché la concorrenza all'interno della scena rap è sempre più ricca. 

Che questo calo di attenzioni spinga la scena a essere più unita non è un'idea così assurda: Sto magazine, per esempio, cerca di dar voce agli esponenti più giovani senza dimenticare i veterani. Se un tentativo del genere era stato già avviato lo scorso anno da Bassi Maestro e Ill Bosca con Down with Bassi, non è da escludere che questa varietà nel format riesca a giovare e mantenere vivo l'interesse. D'altronde lo stesso Bassi è presente nel nuovo Sto Magazine e Ill Bosca si dà da fare con Real Talk, trasmissione che mette dei giovani rapper davanti al microfono con un solo imperativo: sputare più rime possibili. Format utiliizzato anche da #GRIMEIT, serie che propone strofe di rappers su produzioni grime.
Infine, tra i migliori prodotti non ancora nominati, quest'anno sono da segnalare:

VOX P - C R O I X

Vox P, figura di riferimento per la scena torinese, torna con "C R O I X": disco di cui ha seguito lo sviluppo nella sua interezza.
Senza molte collaborazioni (a sottolineare l'idea di selfmade che circonda l'intero lavoro), girando alla larga dai cliché del genere, il disco intende essere una vera e propria dichiarazioni d'intenti tout court. Vox P sa quello che vuole fare e ha scelto di farlo senza seguire un trend particolare. Prima di tutto viene il voler essere competitivi, l'affermare la propria identità e il proprio gusto tramite i suoni e le rime. Un lavoro che rimane personale, autoprodotto e di qualità.

Luche - Malammore

La città e il vissuto di Luché fanno da cardine, intrattenendo benissimo per l'intero disco grazie alla fluidità e alla disinvoltura con cui è in grado di passare dall'italiano al napoletano, dal rappato al cantato, omaggiando (ed è quasi un inedito per il rap in Italia) Vasco Rossi in una cover di "Non mi va".
"Malammore", nonostante qualche ripetizione qua e là nei topòi (più che naturale in 75 minuti di strofe fittissime), si piazza di diritto tra le uscite più rilevanti dell'anno: è un disco coeso, dalle produzioni sempre fresche e che non delude mai per il flow e il carisma che Luché continua ad avere davanti al microfono.

Pacman - Delta

Tra i collettivi che più si stanno facendo notare all'interno della scena capitolina, sicuramente troviamo quello del Do Your Thang. Sono oganizzatori d'eventi, rapper, deejay, produttori, grafici e l'impressione è che pian piano (forse fin troppo piano, però) stiano creandosi un proprio marchio, sinonimo di qualità e di una particolare cura per i dettagli. Una serie di giovanissimi, con una propria identità musicale che pian piano va definendosi. Tra i più anziani del gruppo troviamo Pacman XII, da poco uscito con "Delta". Un disco capace di legare una metrica impeccabile a delle sonorità classiche, senza mai perdersi nei tecnicismi e costruendo un mood omogeneo. Un disco che cerca di raccontarsi e ci riesce senza nessun episodio davvero superfluo. Una piccola perla dell'underground italiano.

 

Achille Lauro - Ragazzi Madre

Il vissuto del rapper capitolino, l'intuitività di certi ritornelli e il giusto alternarsi tra rappato (questa volta meno più serrato del solito) e cantato (molto più presente tra continui ritornelli e bridge) sono gli ingredienti principali di questo "Ragazzi Madre". Complici le produzioni mai banali, capaci di sottolineare l'affiatamento tra Achille e Boss Doms, il disco difficilmente annoia e, anzi, scorre liscio per l'intera durata. La struttura narrativa che sorregge il disco (ben chiara nei prequel di "CCL" e "Ragazzi Madre"), unita all'ironia, al grottesco, alla sincerità con cui le situazioni vengono descritte rendono sempre interessante ciò che viene detto, nonostante la ripetitività dei contenuti. L'unicità nello stile e nel suono rendono Achille Lauro un prodotto unico all'interno del panorama rap italiano.

 

Rkomi - Dasein Sollein

Probabilmente il più convincente tra i giovani di questa nuova ondata trap, quello che contraddistingue Rkomi è sicuramente la capacità di scrivere e di trasmettere in modo più che chiaro cosa vuol dire avere venti anni. Una scrittura fresca e lucida accompagnata da una delivery e un carisma non indifferente. Sicuramente tra quelli che più va tenuti d'occhio per il 2017.

Quest'anno è stato però anche pieno di ritorni importanti: primo fra tutti l'edizione decennale di "Tradimento", seguito dalle atmosfere più intime tracciate nel disco di Mr. Zampini, passando per il rapcazzoduro del Fumatore e la personalità del Turco, quello che faceva e fa "rap in Italia, musica seria", molti sono i nomi che hanno fatto il ritorno dopo un periodo di assenza: MurubutuNtò, Gemitaiz, Nex Cassel, Microspasmi sono solo alcuni dei nomi più importanti che han fatto ritorno sulla scena e che sicuramente meritano un ascolto. 

Il rap italiano, quello classico fatto di cassa e rullante, pare stia vivendo, nonostante la mole di dischi usciti, un periodo di stanca. L'ondata trap, invece, si è imposta. Che sia una moda passeggera o un suono capace d'imporsi lo scopriremo col tempo. Sono tanti i giovani che promettono bene, dentro o fuori dai dogmi trap: Samuel Heron (Ex Bushwaka), Warez, Vegas Jones, Lazza, Soldy Music, Dany Faiv sono tutti nomi che potrebbero rivelarsi interessanti. Vedremo cosa ci riserverà questo 2017.

 

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L'articolo Cosa è successo nel rap italiano del 2016 di Raffaele Lauretti è apparso su Rockit.it il 2016-12-12 12:34:00

COMMENTI (2)

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  • consolato 8 anni fa Rispondi

    Murubutu ci sta tutto.

  • madmonk 8 anni fa Rispondi

    Neanche una riga per Mistaman? Pazzi!