Liberato, la colonna sonora di "Ultras" è meglio del film

Abbiamo visto il debutto al lungometraggio del regista che sta dietro ai videoclip mascherati del cantante napoletano. Che, grazie anche a 3D dei Massive Attack, si conferma di gran lunga la cosa migliore di una pellicola spenta

All'ultima scena di Ultras, il primo film di Francesco Lettieri, mi sono domandato se mi sarei dovuto emozionare o meno e questo è un male, perché le emozioni sarebbero dovute fluire da sole. Ho dato la colpa al fatto che non me ne frega niente del calcio né delle organizzazioni paramilitari che vi ruotano attorno, ma alla fine non me ne frega niente di tante cose che sono state raccontate nei film e che mi hanno emozionato, quindi forse il punto è che ci ho visto tanta di quella costruzione da non riuscire a godermelo. È un'operazione più che un film, che vive di grafica, inquadrature destinate ad essere postate sui social, momenti fatti apposta per spaccare il cuore e musica che sottolinea gli stati d'animo dei vari gruppi di protagonisti. 

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Liberato è l'autore della colonna sonora, ma quello va da sé visto che Lettieri sembra essere il deus ex machina del progetto che coinvolge il sound e il vocalist (o i vocalist, vai a sapere) che portano in giro il brand Liberato. Il regista ha firmato tutti i video del "cantante", che è uscito per la prima volta con Nove Maggio nel 2017 e, nel tempo, ha macinato milioni di visualizzazioni. Dunque, il film di Lettieri è un'operazione al pari di quella di Liberato: il Napoli, gli Ultras che vivono per i loro riti pagani/urbani, la vecchia guardia contro la nuova e viceversa, l'odio per gli sbirri, i lutti e la storia d'amore che dalla prima occhiata sai già come finirà. 

Sarà anche che in questo momento vivo una distopia talmente fondante da non provare empatia per le storie di prima, quelle delle fazioni, del pallone, degli assembramenti e del fare brutto, storie di maschi con miseria e testosterone che non parlano in alcun modo alla mia vita. Questo Lettieri l'avrà messo in conto, perché romanzando gli ultras del Napoli con le musiche della superstar hipster Liberato, saprà bene che una parte del pubblico che lo ascolta non ha niente a che spartire con quel mondo né con la sua allegoria. Mettiamoci pure che la retorica sulla vita violenta di Roma o Napoli su Netflix o Sky ha perso parecchio del suo fascino e che il mondo del calcio mi sta sul cazzo di default per come ha gestito l'emergenza del virus, allora beh, non ho amato Ultras, anche per ragioni personali che poco hanno a che vedere con l'oggettività. 

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L'album di Liberato che gli fa da colonna sonora contiene diversi tipi di atmosfere quanti sono i protagonisti del film: i giovani tamarri con la fame di spaccare tutto, il vecchio capo che vuole lasciare quella vita per una donna (che fa molto The Wrestler), gli ultras coi loro cori. La musica funziona anche da sola: i melodrammi ambient sintetici di Rione Terra, Grazia e Luntan', che rilassano, puntano al cuore e fanno da contrappunto a tamarrate perfette come Vien'ccà, Cchiù Fort' o 'A Mamm' e chi 'Nnallùcc'. In mezzo, le canzoni di Liberato, quelle simili alla produzione a cui ci ha abituato: We Come From Napoli, O Core Nun Tene Padrone (in due versioni) o Vien'ccà (Part II), in cui si sente la mano di 3D dei Massive Attack, l'ospite d'onore dell'album. 

Le contingenze esterne condizionano molto l'ascolto del disco collegato al film, se invece lo si ascolta da solo e si tolgono quei pezzi troppo tamarri per essere veri, che sono legati a doppia mandata ai giovani protagonisti di Ultras, ci sono un sacco di cose buone in questo disco. C'è la voglia di sdoganarsi da una certa post trap, r'n'b degli esordi per marcare ancora di più il territorio del clubbing, del trip hop oscuro e sognante, ma anche della tradizione partenopea rivisitata in versione elettronica. Quando svanirà, ci mancherà.

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L'articolo Liberato, la colonna sonora di "Ultras" è meglio del film di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-03-23 15:31:00

Tag: album

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