"Note di Viaggio – Capitolo 2": l'ottima idea di non stravolgere Guccini

La seconda parte del tributo al cantautore emiliano, diretto da Mauro Pagani, non rischia – come è giusto che sia – e riesce a rendergli un dignitoso omaggio. Brillano Petra Magoni e Vinicio Capossela, meno bene Zucchero e Gianna Nannini, l'unico che osa è Mahmood

Mauro Pagani e Francesco Guccini di fronte al murales-copertina di "Note di viaggio – Capitolo 2"
Mauro Pagani e Francesco Guccini di fronte al murales-copertina di "Note di viaggio – Capitolo 2"

“Sei sempre il futuro, Francesco”. È così che Gianna Nannini omaggia Francesco Guccini nel video di presentazione di Note di viaggio – Capitolo 2, il secondo disco di canzoni scritte dal cantautore emiliano e reinterpretate da Vinicio Capossela, Levante, Fiorella Mannoia, Zucchero e molti altri. A dirigere il progetto, come per Note di viaggio – Capitolo 1, c’è un altro grande nome della musica italiana: Mauro Pagani.

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Definire Francesco Guccini “il futuro” nel 2020 fa sorridere, ma è una frase che nasconde un fondo di verità. Perché, se da un lato Guccini ha compiuto 80 anni a giugno e non ha alcun interesse nel seguire il panorama musicale attuale, dall’altro la musica d’autore in Italia ha perso molto dello spazio che si era guadagnato nei decenni precedenti. E, per quanto il nostro Paese sia pieno di cantautori validi, è difficile – se non impossibile – trovare nello scenario contemporaneo una penna ispirata come quella del maestro di Pavana.

Un’operazione come Note di viaggio può rivelarsi spesso un fiasco. Confrontarsi con un repertorio come quello gucciniano significa andare a lavorare su una discografia fortemente incastonata nell’immaginario collettivo italiano, quindi il rischio di rovinare un brano nel tentativo di omaggiarlo è fin troppo reale. Senza contare che spesso si tratta di canzoni molto personali, che funzionano proprio perché a cantarle è Guccini, con la sua voce sgraziata e con quella distintiva R moscia.

 

Guccini tra due dei suoi Musici, Juan Carlos
Guccini tra due dei suoi Musici, Juan Carlos

Così era stato un po’ per il primo Note di Viaggio, sospeso tra cover di spessore – come Scirocco di Carmen Consoli e Auschwitz di Elisa – e momenti meno ispirati – come l’ammiccante versione di Quattro stracci affidata a Francesco Gabbani –, il tutto aperto da un inedito scritto e cantato da Guccini stesso, Natale a Pavana. Nel complesso si trattava di un disco dignitoso, in cui il vero valore aggiunto è stato il lavoro di Pagani sugli arrangiamenti, ma niente di indimenticabile.

La situazione cambia in parte in questo secondo capitolo, sottotitolato Non vi succederà niente e con in copertina un adattamento – realizzato dallo street artist Tvboy – del celebre Quarto stato di Pellizza da Volpedo, con Guccini e gli artisti coinvolti nel progetto come protagonisti del dipinto. Gli ospiti di questo episodio sono in linea con quelli del precedente: personaggi celebri della musica leggera italiana, volti noti al grande pubblico e tutti appartenente all’area pop/cantautorale. Mahmood è il cantante più estraneo della kermesse, per quanto la vittoria di Sanremo l’abbia reso riconoscibile anche a chi non abbia mai sentito nulla di suo oltre a Soldi.

 

Mahmood in studio di registrazione
Mahmood in studio di registrazione

L’aver giocato sull’usato sicuro è una scelta necessaria: il pubblico di Guccini tende più ai boomer che agli zoomer, andare a stravolgere il suo repertorio solo per strizzare l'occhio al presente era un rischio troppo grosso da correre. Il rischio di replicare la tragica rassegna radiofonica I Love My Radio, che quest’estate ha portato al tremendo remake jovanottiano di Caruso di Dalla, c'era, quindi meglio esserci andati cauti. Va anche detto che sarebbe stato interessante vedere degli artisti fuori dagli schemi inseriti in questo contesto, una qualche carta pazza più vicina alla musica di adesso da giocarsi avrebbe potuto rendere ancora più attuale la musica di Guccini.

La partenza del disco è affidata a Zucchero con Dio è morto, una versione molto simile all’originale con una leggere punta gospel, a cui segue Fiorella Mannoia e la sua interpretazione di Signora Bovary e il duetto tra Emma e Roberto Vecchioni in Autunno. Tre prove dignitose, che però non aggiungono granché. Niente di eccezionale, sufficienza raggiunta. L’asticella si alza quando Vinicio Capossela si cimenta in Vedi cara, pezzo talmente iconico da essere molto rischioso: Vinicio la fa sua, aiutato dallo splendido arrangiamento di pianoforte e archi di Pagani, una versione molto personale che non va a scalfire il capolavoro che è l'originale.

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Il disco riprende a muoversi in una collaudata comfort zone con Gianna Nannini, con una Quella che non... elettrica, e con i tre ospiti più giovani del progetto: Jack Savoretti, Levante e Mahmood, rispettivamente alle prese con Farewell, Culodritto e Luna fortuna. In particolare, l’ultimo brano di questo terzetto è il più coraggioso dell’intero progetto, nel tentativo di modernizzare la versione acustica originale con un beat quasi trap. Esperimento riuscito a metà, visto si pone al centro tra tradizione e contemporaneità, però lo sdegno che comparirà sulla faccia dei fan più talebani di Guccini – chissà cosa ne ha pensato lui, invece – che la ascolteranno vale da solo il brano.

La punta di diamante di questo disco è Canzone di notte n° 2, affidata alla voce eccezionale di Petra Magoni, la quale è ben abituata a reinventarsi grandi classici della musica italiana con il suo progetto Musica Nuda, in coppia col contrabbassista Ferruccio Spinetti. Accompagnata prima da un delicato pianoforte, a cui poi si aggiungono sempre più strumenti, Petra Magoni segue il climax del brano facendo volare la sua voce. E se Edith Piaf, come racconta un famoso aneddoto, avrebbe potuto cantare l'elenco telefonico e farlo suonare bene, non ci sono dubbi che lo stesso discorso valga per Petra Magoni.

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Acque di Ermal Meta e Canzone delle domande consuete di Fabio Ilacqua e dello stesso Mauro Pagani accompagnano il disco alla sua chiusura, riservata a un inedito di Guccini: Migranti. Il brano, che parte dall'emigrazione italiana dello scorso secolo per arrivare alle drammatiche vicende attuali di chi tenta di attraversare il Mediterraneo in cerca di una vita decente, è accompagnato da I Musici, la storica formazione – con qualche pezzo in meno – con cui Guccini era solito esibirsi. Nonostante la voce affaticata – "non canto più, dopo le 11 di mattina mi va via la voce" ha detto Guccini, con un riso amaro, alla conferenza stampa di presentazione del disco – e l’aver appeso la chitarra al chiodo da anni, Migranti è un brano lucido e impegnato, che si scontra contro il veleno di chi pontifica su immigrazione e sicurezza con la mascherina abbassata. E magari Francesco Guccini non sarà il futuro, ma è ancora un bel presente.

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L'articolo "Note di Viaggio – Capitolo 2": l'ottima idea di non stravolgere Guccini di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2020-10-09 17:30:00

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