LowinskyOggetti Smarriti2020 - Indie, Alternativo, Pop rock

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La band di Bergamo esordisce con un album fatto di tormento, inquietudine e suoni presi in prestito dagli anni 90

Nel 2017, all’epoca della pubblicazione del loro EP d’esordio, i Lowinsky hanno apertamente dichiarato di credere “che il mondo abbia dato il suo meglio negli anni 90”. Giunti dopo tre anni all’importante traguardo del primo episodio sulla lunga distanza con questo “Oggetti smarriti”, il combo lombardo non si smentisce e va ad impilare una dietro l’altra canzoni rotonde, orecchiabili ma soprattutto “chitarrocentriche”, come era appunto in voga nei fantastici Nineties.

Costruite principalmente su riff liquidi e malinconici su cui si poggia ebbra e sghemba la voce, le dieci tracce di “Oggetti smarriti” sono come diapositive che scorrono nella mente annebbiata da postumi di sbornia, riviste e rivissute durante una notte insonne. Ci sono quelle più taglienti, come appunto l’introduttiva “Coltelli”, che si impone subito con le sue plettrate in odor di punk, o come “Lelaina (Visi alla TV), ispirato a Lelaina Pierce, personaggio interpretato da Wynona Rider nel film “Reality Bites” (il cui titolo nell’edizione italiana è diventato “Giovani, carini e disoccupati”); ma ci sono anche immagini dolorose e tormentate, come nel caso della delicata “Vacanza paradiso”, e altre tenebrose e inquiete, come la conclusiva “L.M.R.”.

Nella schiettezza lo-fi dei suoni si rinvigoriscono i riferimenti vintage della band ma anche gli arrangiamenti dimostrano una grande attenzione ad omaggiare, senza mai risultare troppo derivativi, i momenti migliori dell’indie-rock di trent’anni fa.

Un lavoro volutamente nostalgico che però va ben oltre il revival di un’epoca.

 

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La recensione Oggetti Smarriti di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-03-05 19:47:40

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