Tera de cunfì

Tera de cunfì

zano

2015 - Folk

Descrizione

TERA DE CUNFì - Il progetto

Faulkner aveva il Sud degli Stati Uniti, James Joyce Dublino, Springsteen il New Jersey, Lou Reed New York. Riferirsi a luoghi specifici non danneggia le opere degli artisti, siano libri o dischi. Chi viaggia molto può testimoniare, grazie anche alle differenti culture, che quando si parla tra persone diverse si scoprono storie analoghe: stessi personaggi e simili situazioni. “Tera de cunfì” si propone come testimonianza di vita vissuta in questa zona a cavallo tra tre province lombarde, in riva al fiume Oglio.

Il contorno musicale ricorda i Southern-Country degli anni 50, unito alle ballate della frontiera. Questa è una zona che col passare degli anni ti modella in modo quasi genetico e finisci per essere il risultato di una convergenza di tutto ciò che è passato qui negli ultimi 40 anni. Nello scorrere delle tracce farete la conoscenza di personaggi, reali o immaginari, delle loro vicende, raccontate in terza persona dall'autore delle canzoni, che è trasportato emotivamente nella narrazione. Una celebrazione di sbandati, come ne "La balada del ciuchitù" e "oll mat", stralci di nostalgia in "Eta" (una onesta riflessione dello scorrere dell'esistenza: i diciott'anni, l'invecchiare sereni, le feste, il percorso di vita con gli amici, le ragazze, i famigliari) e rimembranze musicali 70's nel brano “De la merla”.

Fanno incursione alcuni intramezzi strumentali che allegeriscono l’atmosfera dell’intero disco, il cantato dialettale è un ottimo veicolo per immergersi nelle trame, si incontrano anche interessanti accostamenti con il cantato inglese, spesso molto più adatto dell'italiano (come accade nella cover tratta dal film “Una canzone per Bobby Long”). L'ironia che si può cogliere tra le righe pure nei momenti più delicati rendono fruibili i temi trattati anche per chi è a digiuno da certe situazioni e certi ambienti. Il disco vede la partecipazione del cantante bresciano Charlie Cinelli (con esplosioni folk nel brano "San Gotard"). Eccoci qui seduti quindi, forse lucidi, sobri o forse no, in quelle tipiche giornate invernali dove hai la sensazione che sta per arrivare un nuovo anno ma tu non non hai fatto ancora un granchè… Quelle giornate trascorse a riflettere e rimuginare sul senso dell’esistenza, quello che traspare nel brano strumentale "Inverno". Nell’ascolto del disco, dopo aver conosciuto personaggi come "la zia Lina", "oll mat", i momenti di vita come le feste in gora, la nebbia che avvolge le serate, le sbornie dei giorni festivi, si arriva al gran finale. La celebrazione viva di ciò che è stato e ciò che ancora rappresenta, un disco dedicato specialmente "a chi con le stelle continua a parlare".

Di Luca Buono

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