RISTRUTTURAZIONI

RISTRUTTURAZIONI

AGNESE VALLE

2020 - Cantautoriale, Elettronica, Pop rock

Descrizione

E’ la storia di un cambiamento, del rinnovamento di un edificio complesso come quello dell’essere umano, che, conservando le sue fondamenta, tenta di dare una nuova forma allo spazio da abitare nel suo presente. Così qualcosa si conserverà, qualcosa andrà buttato, altro sarà semplicemente restaurato per tornare a nuova vita. E’ RISTRUTTURAZIONI (etichetta Maremmano Records, distribuzione fisica e digitale Ird), il nuovo album della cantautrice e clarinettista romana Agnese Valle : un costante dialogo tra la dimensione interiore e il fuori da sé, un’alternanza tra buio e luce, poiché ogni cambiamento, seppur migliorativo, prevede un momento di paralisi e poi di spavento, prima della risoluzione.
RISTRUTTURAZIONI è il terzo album dell’artista romana. Qui, anche grazie alla produzione artistica di Pasquale Citera, la “sua” canzone d’autrice si arricchisce di nuove sonorità elettroniche, preservando comunque l’articolarsi della melodia su una tessitura armonica e il “peso specifico della parola”.
Non è un concept album, ma è così che RISTRUTTURAZIONI vuole essere trattato: le tracce, nella sequenza in cui sono state disposte, seguono un vero e proprio racconto. Il disco si apre e si chiude con due ballad che rappresentano, appunto, l’inizio e la fine di un percorso: da una prima presa di coscienza (Palmo su palmo) ad un epilogo che pronuncia una formula per la sopravvivenza felice, ovvero quello di “vivere nel presente” con Scivola.
Tra la partenza e il traguardo si accusano e schivano colpi, si passa attraverso un cortocircuito sociale e quindi interiore (Cortocircuito), si sopravvive, poi crolla il tetto (Come la punta del mio dito) e si sposta il punto d’osservazione; ci si affaccia quindi da una stanza a cielo aperto e si chiede aiuto per poter rifiorire (Cactus). Si ricomincia a viaggiare per il mondo, si va a curiosare nei posti più “ambiti” scoprendo anche lì storie di decadenza morale e di costume, in corsa verso un’inevitabile data di scadenza (Al banchetto dei potenti). La terra comincia a tremare, si spara al Bataclan e si urla per le vie di Nizza (La terra sbatte). Disorientati e immobili come un orologio rotto (Di carne e di pietra) si fanno i conti con la morte e con il distacco (L’ultima lettera dell’astronauta); la claustrofobia (Fame d’aria) lascia il posto all’aria nuova che entra dalle finestre aperte (Ventilazione) e una nuova luce che illumina un percorso seppur controcorrente (Il tonno). Alla fine l’unica certezza tra passato e futuro è vivere il presente (Scivola).
La narrazione di RISTRUTTURAZIONI è accompagnata da un progetto artistico-fotografico firmato da Giorgia Tino, con la quale per molti mesi si è studiato un immaginario che riuscisse a sintetizzare il mondo sonoro dell’album. A cucire insieme il tutto è stata Giulia Valle, che ha realizzato l’artwork dell’album, i videoclip e l’intera comunicazione grafica correlata al progetto. “Nelle RISTRUTTURAZIONI – racconta Agnese - due sono le categorie di oggetti a salvarsi dalla rottamazione: quelli necessari e quelli belli. Di necessario esiste ben poco, e la sorte del disco fisico è attualmente a rischio. Ecco perché ho pensato che questo terzo album dovesse necessariamente essere bello”.
L’album contiene brani già usciti come singoli, che hanno ottenuto riconoscimenti di rilievo: “Come la punta del mio dito”, scritto con Pino Marino, ha vinto il Premio Panseri ed è stato finalista nelle Targhe Tenco come miglior canzone; “La terra sbatte” si è aggiudicata il Premio della critica Amnesty International emergenti di Voci per la libertà.

TRACK BY TRACK:

1. PALMO SU PALMO
È un cuore stanco quello che apre Palmo su Palmo, tenuto al guinzaglio dopo urti, delusioni, fallimenti. Un cuore che si crede non più in grado di accogliere, fin quando non riconosce l’equivoco e in una metafora legata ai cicli di semina e di raccolto capisce di essere stato soltanto a riposo. E si riscopre poi fertile, con l’arrivo della nuova stagione, rinnovando quel piccolo miracolo che è l’amore.

2. CORTOCIRCUITO
È il blackout generale, la paralisi, che non ha esperienza poiché ha perso la memoria, quindi non ha passato e inciampa nel presente e non vede l’orizzonte di un futuro. Il passo è fallace e la vista annebbiata; e tanta è la paura che le mani portate avanti per orientarsi diventano schiaffi. Ma il buio accorcia le distanze, appiattisce le differenze e in quella bidimensionalità comunque difficile da distinguere, passata la paura, si riesce a vedere meglio l’errore compiuto in luce.

3. COME LA PUNTA DEL MIO DITO
Un tetto è difesa, protezione, ma può diventare una copertura barcollante fino a trasformarsi in un vero e proprio impedimento; però “c’è un buco sopra il tetto” a rendere finalmente visibile ciò che in realtà manca e la soluzione affiora nel problema stesso: non riparare il buco ma dormire sotto l’arco delle stelle.

4. CACTUS
Aprirsi al mondo e stabilire una relazione che passa in rassegna tutto ciò che occorre costruire giorno dopo giorno. Le domande ad un “voi” fuori da sé sono in realtà autoriferite: sono le domande che ogni esistenza compie nel raggiungimento di una fioritura ad essa corrispondente per contenuto e proporzione. In fondo, anche il cactus, quasi senza acqua, tramuta in fiori le sue spine.

5. AL BANCHETTO DEI POTENTI
Affresco di una corsa alla poltrona, al riflettore, in un banchetto che echeggia uno scenario in stile “La grande bellezza”. Un’intrusa, la cantautrice, si trova così a partecipare per quell’unica sera alla messinscena di un circo, dove sfilano come fosse una parata, personaggi che incarnano al meglio il disfacimento sociale e culturale al quale contribuiscono. Ma il potere, il successo, la vacuità di valori posticci, ha sempre una data di scadenza.

6. LA TERRA SBATTE
La strage al Bataclan, Nizza, il terremoto di Amatrice si susseguono, come quadri in un’esposizione, dentro questa narrazione in cui la paura fa da comun denominatore. L’uomo che demolisce se stesso fino a quando non è la terra a tremare e, come una livella, scardina i ruoli cancellando i rapporti di forza tra vittima e carnefice e lasciando tutti ugualmente in ginocchio.

7. DI CARNE E DI PIETRA
Disorientato e immobile come un orologio rotto, appare il femminile contemporaneo al cospetto della sua antenata di pietra. E’ da questo incontro di sguardi che attraversa una teca di vetro, che le due figure di donna si sintonizzano e mescolano le proprie coscienze, la carne e la pietra. Brano ispirato alle Matres Matutae, statuette ex voto di pietra patrimonio storico della città di Capua.

8. L’ULTIMA LETTERA DELL’ASTRONAUTA
La lettera di chi è costretto ad andar via senza sapere verso dove, né quando e se tornerà. E’ un distacco, quello della morte, che già si occupa del vuoto che lascerà e si prende cura della parte di sé che anche nell’assenza non andrà persa.

9. FAME D’ARIA
Fame d’aria non indaga le cause bensì rappresenta l’effetto psicofisico di una claustrofobia derivata dalle tracce che lo precedono. E’ come se in questo brano la macchina da presa stringesse l’inquadratura in una “soggettiva sensoriale”.

10. VENTILAZIONE
“Daremo aria a queste stanze” in senso figurato e letterale risulta essere la diretta conseguenza di ‘Fame d’aria. Unico brano non originale, cover di Ivano Fossati, che per contenuto e scrittura, potrebbe essere anch’esso nato come capitolo di questo concept.

11. IL TONNO
Cosa succede se a un tratto, durante la corsa, il tonno non dovesse più riconoscersi nei suoi compagni di viaggio? Cosa fa quel tonno che pensa di aver sbagliato strada seguendo il branco? Con un colpo di pinna, inverte il cammino e improvvisamente si trova a nuotare controcorrente, a procedere come fosse un salmone, ma in mezzo a un branco di tonni. È una vera e propria crisi di identità la sua, viaggerà da solo, sopportando il sale negli occhi pur di sfuggire ad una fine che a lui appare ormai certa. Piuttosto sceglierà la solitudine, seguendo la sua direzione, onorando una identità maggiormente confacente, seppur non rispondente al suo patrimonio genetico. Quel tonno cambia rotta e con lei, il suo destino. “E a te? Ti capita mai di sentirti un tonno?”.

12. SCIVOLA
E’ un mondo di piccole cose quello di “Scivola”, una narrazione intima che tenta di sciogliere i nodi profondi, mette in discussione gli avamposti sicuri di un’esistenza altalenante, fatta di salite e discese, passando in rassegna il passato, guardando verso il futuro e comprendendo infine che solo nel presente riuscirà a trovare la propria stabilità.

Credits

Agnese Valle testi, musica, voce e clarinetto
Marco Cataldi: chitarra
Stefano Napoli: basso, contrabbasso
Luca Monaldi: batteria
Pasquale Citera: synth, elettronica
Ospiti:
Pino Marino: pianoforte (tracce 1, 3, 7, 8)
Fabrizio Fratepietro: batteria, vibrafono
Produzione artistica: Pasquale Citera
Collaborazioni e note:
Traccia 3. COME LA PUNTA DEL MIO DITO – scritto e cantato da Agnese Valle e Pino Marino.
Traccia 5. AL BANCHETTO DEI POTENTI – Archi dell’Orchestra del 41°Parallelo.
Traccia 6. LA TERRA SBATTE – Agnese Valle feat. Piccola Orchestra di Torpignattara.
Traccia 7. DI CARNE E DI PIETRA – Agnese Valle, brano composto per il progetto “Del femminil sentire” promosso da SCABEC (Società Campana Beni Culturali Spa).

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