Nella discografia italiana poche cose funzionano bene come lo Zecchino d'oro

All'inizio erano Mago Zurlì e i frati di Bologna, oggi è al contempo uno show tv, un centro di produzione, un fenomeno web da 2 miliardi di views con tour nel mondo e "feat." con Calcutta. Una storia di lungimiranza e dedizione alla causa, che vi raccontiamo dall'inizio

Immagine dall'edizione del 1968 - tutte le foto per cortesia dell'Antoniano
Immagine dall'edizione del 1968 - tutte le foto per cortesia dell'Antoniano

La centralità dei ritornelli, sempre ben scritti, accattivanti, "appiccicosi". L'uso di ripetizioni e di onomatopee. Una presenza quasi militare sulle piattaforme di streaming, frutto di una grande pianificazione del lavoro. Un'enorme attenzione alle top line. La creazione di un immaginario condiviso con il proprio pubblico, soprattutto attraverso un utilizzo sapiente (e a volte un po' lisergico) dei videoclip.

Lo sosteniamo da un po'. Non solo da tempo non c'è più distanza tra le canzoni per adulti e quelle per bambini, visto che le seconde sono spesso pensate e lavorate in maniera professionale come se non più delle prime, e tra i relativi mercati ci sono molti più punti di contatto che differenze. Ma ci sono generi musicali – uno su tutti, la trap, ma pure il pop da classifica – che dalle canzoni per i più piccoli paiono avere mutuato tecniche e strategie. I pubblici d'altra parte sono contigui in termini di età e hanno le stesse abitudini di consumo: la macinazione quotidiana di ore di streaming, audio o video che siano. 

Se l'Italia è da sempre all'avanguardia nella musica per i più piccoli, il merito è di un uomo con la calzamaglia (no, non c'entra Mel Brooks) e di un gruppo di frati di Bologna, che hanno vita a un festival dedicato alla musica per bambini: lo Zecchino d'oro.

Zurlì, un bimbo e Peppino Mazzullo aka Richetto
Zurlì, un bimbo e Peppino Mazzullo aka Richetto

DICEMBRE 23

Il primo fine settimana di dicembre si è celebrata la 66esima edizione dello Zecchino. L'evento si è tenuto negli studi dell'Antoniano, in via Guinizelli a Bologna, a due passi da dove ogni giorno centinaia di persone si mettono in fila per un pasto caldo. E in diretta su Rai Uno, dove negli anni è diventato un evento di primo piano: programmato su tre giorni, con numerosi ospiti (extra mondo dell'infanzia) e la conduzione e direzione artistica di Carlo Conti, figura che, come illustri predecessori, col tempo si è legato indissolubilmente allo Zecchino.

Ha vinto NON CI CASCHEREMO MAI, musica e testo di Max Gazzè (non un omonimo), Francesco Gazzè e Francesco De Benedittis. A dare voce alla canzone – incentrata sul rapporto con la tecnologia e i rischi dell'iperconnessione – è stato Salvatore, di 9 anni, proveniente da Napoli, accompagnato dal Piccolo Coro dell’Antoniano. Nei prossimi giorni ci saranno altri due appuntamenti: Lo Zecchino di Natale, rassegna che andrà in onda su Rai 1 la mattina del 25 dicembre, e Il Concerto di Capodanno dei Bambini e delle Bambine, in onda invece dalla 17 e dedicato alle canzoni sulla pace. Subito dopo i bambini del Piccolo Coro partiranno per la Cina, Shangai e Nanchino, dove, tra fino all'Epifania, terranno otto concerti in due teatri da 1800 posti, che sono già quasi tutti sold out.

Ma è il momento di fare un po' di storia dello Zecchino d'oro e come è diventato quella cosa gigantesca che è oggi.

Dall'edizione del 1970
Dall'edizione del 1970

ONCE UPON A TIME IN EMILIA

Lo Zecchino d’oro nasce nel 1959, l’idea di Cino Tortorella, personaggio mitologico. Il Mago Zurlì, all'epoca molto conosciuto nell’ambito della tv dei ragazzi, dà vita a un nuovo format, che nelle prime edizioni è ospitato dalla Fiera di Milano. Si tratta di una trasmissione televisiva in cui 10 canzoni, scritte appositamente per un pubblico di bambini, che si contendono un premio chiamato Zecchino d’oro. Molte delle intuizioni e delle regole di quel tempo sono tutt'ora le cifre della "competizione". I brani, oggi come allora, sono interpretati da bambini, di età compresa tra i 3 ed i 12 anni.

Nel 1961 deve cercare una nuova sistemazione per la rassegna. Tortorella, l'uomo in calzamaglia, incontra Ernesto Caroli, frate che era stato imprigionato in un lager durante la Seconda Guerra Mondiale e ora si è messo in testa ora di “servire i poveri come in un ristorante” e mettere a frutto il talento dei giovani. Lo Zecchino, dopo appena due edizioni, trova casa all’Antoniano di Bologna, non distante dai Giardini Margherita. Prima è ospitato all’interno del teatro, poi si sposta nel neonato studio televisivo, su cui con il tempo si continua a investire.

L'altra figura fondamentale assieme a Zurlì, che lo guida fino al 2008 (!) arriva nel 1963. Si chiama Maria Rachele detta Mariele Ventre, è bolognese di origini lucane, frequenta la parrocchia dell'Antoniano e ci sa fare con la musica: i frati le propongono di dare una mano insegnando ai bambini canto. Sin da quell'edizione è lei a prepare i solisti e dirigere il Piccolo Coro dell’Antoniano (che oggi porta il suo nome), il coro di bambini "resident" dello Zecchino, cresciuto negli anni fino a diventare una formazione di una sessantina di elementi che accompagna i solisti di tutte le edizioni.

Mariele Ventre nel 1965
Mariele Ventre nel 1965

Lo Zecchino cresce, il concorso diventa sempre più famoso all'Italia e all'estero. Alla morte di Mariele Ventre (1995), il testimone passa a una sua giovane allieva, Sabrina Simoni, la donna che ancora oggi vedete in tv a dirigere il coro dei bambini, 65 bambini circa dai 4 ai 12 anni (età in cui si va in "pensione"). La storia dello Zecchino d'oro è una storia di figure iconiche (c'è pure Topo Gigio tra queste) e relazioni durature.

Ma le tradizioni non sono un vincolo assoluto. Anzi: la forza del progetto è quella di stare al passo con i tempi, quando non anticiparli. Dal 2000 le canzoni della rassegna diventano anche storie animate raccolte nella serie I Cartoni dello Zecchino d’oro, che spesso in Rete fanno numeri spaventosi. Dai dischi si passa al CD, dai CD alle piattaforme di streaming, dove i pezzi della rassegna, quelli storici e più famosi e spesso pure quelli attuali, vanno fortissimo. Oggi lo Zecchino d’oro non è solo una trasmissione televisiva, ma una galassia web da 2 milioni di iscritti su YouTube e 2 miliardi di visualizzazioni totali, oltre che 80 milioni di ascolti su Spotify. Da settembre 2023 lo Zecchino d’oro è anche su Tik Tok. Beccatevi questa, trapper...

Saltiamo al 1995
Saltiamo al 1995

DO IT YOURSELF

"Questo che si è appena concluso è il mio 38esimo Zecchino. E stiamo già lavorando al prossimo". Se c'è una persona con cui parlare dello Zecchino d'oro oggi è Fabrizio Palaferri, direttore dell'Antoniano Production di Bologna. Se negli anni la rassegna, e con essa il "brand" Zecchino, non ha mai smesso di crescere, una buona parte del merito è sua. Nell’89 faceva il produttore esecutivo per la tv, lavorava per Mediaset tra le altre cose. Un giorno un frate lo invita a pranzo e gli dice "vogliamo far crescere lo Zecchino, ma non abbiamo nulla. Non abbiamo uno studio a norma, non siamo il personale formato. Ci puoi aiutare?”.

Non erano del tutto vere le parole del frate. Una cosa c'era, e non di poco conto: un contratto con la Rai per La Banda dello Zecchino, un programma contenitore tv per ragazzi che andava in onda una volta a settimana dall'Antoniano (lo avrebbe fatto dal 1983 fino al 2002). Un pezzo alla volta, la realtà si struttura: viene potenziato lo studio tv, creata la sala di registrazione audio attaccata agli spazi dove prova il Piccolo Coro, poi una regia, la sala di postproduzione. Lo Zecchino diventa un lavoro per sempre più persone, al momento sono 11 in tutto, con una troupe che si crea per le produzioni e che arriva a contare 60 o 70 persone. I "rapporti di forza" cambiano. "Oggi siamo l'unica società che lavora in Rai con mezzi propri: durante il festival l'emittente viene qua a Bologna, certifica il nostro segnale in alta definizione e lo manda in onda. Ma tutto è dell'Antoniano: dalle telecamere a scenografia, fino al personale". 

Tra le poche cose appaltate esternamente i cartoni animati dei 44 gatti – una "potenza" in ambito kids, come sa bene chi ha figli piccoli –: li produce Rainbow, ma lo Zecchino tiene per sé il sound design. Ovviamente ci sono numerose professionalità esterne, anche di prestigio, tra chi cura la parte più autorale. Quella legata alle canzoni, ma anche alla parte visiva dei brani, che è uno degli ingredienti che ha fatto decollare lo Zecchino negli scorsi anni. "Dal 2001 con Max Gusberti di Rai Fiction abbiamo deciso di affidare ogni canzone dello Zecchino, dalle 12 alle 14, a dei cartoonist per fargli interpretare il videoclip. Ci sono nomi importanti, come Bruno Bozzetto, ma anche ragazzi giovani e di talento o piccoli studi artigianali come Passo Uno. Avere visioni e talenti così diversi è una grande ricchezza, i video sono molto vari e nel tempo abbiamo sperimentato con tecniche sempre diverse, dal 3d alla plastlina".

Zecchino a colori, anno 1996
Zecchino a colori, anno 1996

NASCITA DI UNA CANZONE

Mentre non si è ancora conclusa l'edizione dell'anno in corso, il team dello Zecchino ha già iniziato i lavori per trovare le canzoni del dicembre successivo. Quella del 2024 sarà l'edizione numero 67. Oltre a cercare piccoli interpreti con dei casting itineranti da Nord a Sud, online si può trovare il bando per presentare i propri brani. L'autore va sul sito, carica il testo, la base e lo spartito se c'è. Paga una quota e si iscrive. Mediamente arrivano circa 500-600 canzoni. Di queste 10 vengono scelte attraverso un concorso, per le altre quattro lo staff si riserva il diritto di invitare personalità "esterne" o selezionare autori tra chi non si è candidato. Come detto il "vincitore" del 2023 è Max Gazzè – con un pezzo molto "gazzeiano", seppur per bambini –, anche Loredana Bertè era in gara e con lei Maurizio Fabrizio, Gianfranco Fasano,  Matteo Bocelli, Paolo Vallesi, Piero Romitelli, Lorenzo Baglioni. Due anni fa era stata la volta di un altro Baglioni, Claudio. Quell'ann vinse Marco Masini con Superbabbo.

"Tutte le canzoni vengono ascoltate da un nostro gruppo di lavoro. Alcune ci arrivano come piano e voce, altre sono già arrangiate", dice Palaferri. 120 o 130 sono portate alla seconda selezione. "A quel punto la selezione è curata da una giuria di una ventina di persone circa, che comprende varie personalità: un giornalista, un maestro di musica, un bambino. Carlo Conti interviene in ogni fase. Nessuno sa chi ha scritto cosa. 40 pezzi sono quelli che giungono alla fase finale".

Tra questi il team ristretto dello Zecchino sceglie le canzoni che saranno effettivamente in gara. "Ragioniamo in prospettiva, anche pensando alla resa tv e al futuro discografico dei brani". A fine marzo o primi di aprile il dado è tratto. La direzione artistica, in collaborazione con gli autori, opera sui brani, a volte poco e a volte più radicalmente. A quel punto inizia un altro lavoro fondamentale: trovare l'interprete adatto. I criteri di selezione sono in parte simili a quelli degli "adulti", ma ci sono delle differenze.

Immagine dalla finale del 60esimo Zecchino
Immagine dalla finale del 60esimo Zecchino

"Partiamo dall'idea della voce e anche del 'personaggio' che cerchiamo. Magari abbiamo un pezzo "disneyano' che necessita di una bimba più grande, con una notevole estensione, altre volte, penso a Il coccodrillo come fa?, necessitavamo di un duo in cui uno fosse più piccolino, con il ruolo un po' di macchietta, mentre l'altra voce dove essere più matura. La simpatia è fondamentale, Ottavia era semplicemente perfetta per Le tagliatelle di Nonna Pina, mentre su altri brani non avrebbe funzionato". Conta anche l'immagine, lo Zecchino è (anche) un programma tv. "Mi piace dire che siamo un no talent", chiosa Fabrizio Palaferri. "Non serve un talento particolare: bisogna trovare un'alchimia, quella per cui la canzone si sposi con il bambino, e viceversa".

Le discussioni tra i membri del "comitato ristretto" sulle canzoni da selezionare sono lunghe, a volte anche tormentate. Uno dei temi è anche l'approccio con cui i bambini, e le loro famiglie, si presentano all'appuntamento. "Non facciamo dei contratti, e proviamo a raccontare ai genitori che questo è un gioco: il modello è stare assieme, non è il successo. Nelle tante selezioni che facciamo in giro ci siamo accorti che in tal senso la società è cambiata, e il rischio che si perseguano obiettivi sbagliati è sempre più forte. I social e la visibilità che offrono non aiuta". 

C'è poi il coro, che vocalmente aiuta moltissimo. Si tratta di una scuola di canto corale permanente, per cui si fanno due selezioni all’anno: i bimbi entrano ed escono di continuo, vanno in pensione a 12 anni e vengono sostituiti. Non c'è un numero fisso, 45 è il minimo sindacale e si arriva fino a sessanta. Attualmente sono 54. Li dirige come detto Sabrina Simoni. I giovani coristi vengono da Bologna e dintorni, perché fanno lezioni tutti i giorni (!) nel pomeriggio, l'impegno è molto divertente ma indubbiamente tosto.

Zecchino 2002, con volti noti
Zecchino 2002, con volti noti

FROM BIMBI TO DISCO

Non funziona tipo Sanremo, che se spoileri il brano prima della prima esibizione rischi la cacciata. I brani escono sulle piattaforme a ottobre, in collaborazione con Sony, che da anni cura la parte discografica della competizione, un aspetto che con il tempo ha assunto sempre maggiore centralità e viene curato in maniera sempre più professionale. Gli interpreti vengono scelti in estate, sulla base dei cast, del ricco database dello Zecchino e di autocandidature online sempre aperte (spesso si tratta di video casalinghi, artigianali, in cui i bambi cantano a cappella o su base). Alla fine della scuola una settantina di candidati sono invitati all'Antoniano, provano un paio di brani a testa e alla fine c'è la selezione definitiva dei nomi: quest'anno erano 17, perché tre canzoni prevedevano dei duetti. "Questa è la fase più difficile per noi", continua Palaferri.

I "prescelti" rimangono una settimana a Bologna, registrano tutte le loro parti, gli eventuali video e i contenuti social. A settembre tocca al Piccolo Coro. Finite tutte le registrazioni, inizia la fase di editing e il mix & master presso gli storici studi di Fonoprint, uno dei pochi lavori che avviene esternamente. Entro pochi giorni Sony ha il master in mano. Sulle piattaforme iniziano a macinare views e stream, con un inevitabile picco a dicembre. Entrano nelle playlist, fanno il loro corso e in alcuni casi diventano hit conosciute da generazioni.

"Il lavoro per promuovere i brani non si ferma mai, i dati ci stanno premiando. Siamo sul mercato, in una maniera piena e coerente con i tempi. Poi ci sono i live, con concerti e tournée in giro per il mondo. E c'è la tv, una finestra che si accende una volta all'anno e racconta a tutti chi siamo".

Orietta Berti ospite alla finale del 60esimo Zecchino d'oro
Orietta Berti ospite alla finale del 60esimo Zecchino d'oro

IMPRESSIONI DI DICEMBRE

Figura centrale di tutto il processo è Lucio Fabbri, che come direttore artistico ha raccolto il testimone di grandi professionisti come Peppe Vessicchio o Paolo Zavallone e Augusto Martelli. Il curriculum di Fabbri fa abbastanza impressione: ha iniziato negli anni '70 collaborando con Claudio Rocchi, Alan Sorrenti, Eugenio Finardi, Stratos e tutti i nomi grandi del prog, ha suonato nella PFM, lavorato come arrangiatore, produttore e direttore d'orchestra per Roberto Vecchioni, Pierangelo Bertoli, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, i Maneskin, Little Steven e molti altri e vinto tre volte il Festival di Sanremo accanto a Massimo Ranieri, Annalisa Minetti e i Jalisse.

È lui a dare la forma e l'identità che conosciamo ai brani. "Lavorare con i bambini non fa una differenza rispetto agli adulti", esordisce Fabbi. "A volte i bambini sono persino più attenti ai dettagli rispetto ai grandi, conoscono bene la musica, la ascoltano tutto il giorno, ne sono immersi. I bambini non si perdono nulla, fanno commenti mirati sia sulla struttura delle canzoni sul contesto musicale. Sono molto esigenti, sia come artisti sia come pubblico".

Chi pensa che i pezzi dello Zecchino siano delle specie di "filastrocche" sbaglia. Sono molto di più. Anche perché gli autori sono tutti grandi professionisti. "Quando li contattiamo sono sempre entusiasti, molti ci dicono che avevano sempre soagnato di farlo. È una gara, ma non c’è stress, ci si diverte, si vuole fare bene ma vincere non è importante". Ci sono sia autori classici di "canzoni per bambini", sia autori che si confrontano per la prima volta con la materia. "Vuoi perchè sono genitori, vuoi perchè conoscono bene lo Zecchino e la sua storia, vuoi perché sono stati bambini: tutti in poco tempo capiscono come muoversi in questo campo".

Il momento della premiazione nel 2022
Il momento della premiazione nel 2022

Il lavoro di Fabbri e del suo staff è quello classico di chi si deve confrontare con la discografia. La canzone deve avere senso e forza sia presa singolarmente che all'interno della compilation di inediti di cui farà parte. La produzione dura due o tre mesi. L'Antoniano, dice il direttore artistico, non si intromette mai. "Mi aiutano soprattutto su testi, in modo che siano ok per la storia dello Zecchino, che abbiano il linguaggio giusto, che si capiscano subito la storia e l'argomento".

Ogni brano è adattato alla tonalità dell'interprete, si sceglie il mondo musicale di riferimento. Si lavora sulla base, se necessario, si scrivono le parti per l'orchestra e tutti i dettagli che compongono il processo di arrangiamento. Quali sono le difficoltà principali? "Per quanto sia stata fatta una grande selezione in precedenza, ogni solista che arriva è un'incognita. Il coro invece è una 'macchina da guerra': sono super preparati, forti di una grandissima tradizione".

Poniamo a Fabbri la suggestione da cui siamo partiti: e se non fosse la "discografia per bambini" a imitare quella "dei grandi", ma viceversa? "L'ossessione dei discografici è sempre stata quella di avere un pezzo con poche parole chiare, che ti entrano nella memoria. La ripetitivà è una chiave, è la storia del pop dagli anni '50 a oggi a dirlo. Da questo punto di vista il parallelo con i bambini regge. Inoltre i discografici sanno bene quanto bambini e ragazzini, che sono delle spugne che 'assorbono' tanta musica, possano contribuire al successo di un brano. Personalmente non credo che i discografici imitino quello che fa Zecchino, anzi la musica per bambini è sempre stata un po' ingiustamente snobbata. Solo le dinamiche che muovono la discografia non cambiano con l'età".

Bologna, 2022, titoli di coda
Bologna, 2022, titoli di coda

LO ZECCH-INDIE

Il Piccolo Coro dell'Antoniano, che dello Zecchino rappresenta "l'ugola operativa permanente", è stata (senza saltare un giorno di scuola o quasi) in tour in tutto il mondo, ha cantato all'Expo e davanti al Papa. Le "canzoni con i bambini" vanno forte da sempre, come dimostrano anche alcuni casi recenti di enorme successo. E grande è la consuetudine dello Zecchino anche con il mondo cosiddetto indipendente, soprattutto quello bolognese.

Nel 2018, anno in cui lo Zecchino d’oro ha compiuto 61 anni, il Piccolo Coro è stato protagonista (assieme al grande Paolo Rossi) della serata dei duetti insieme allo Lo Stato Sociale, con cui ha interpretato Una vita in vacanza. Qualche mese dopo ha aperto il concerto di Lodo e compagni in Piazza Maggiore in una serata storica (qua qualche succoso retroscena), esibendosi davanti a 10mila persone. Erano addirittura 14mila l'anno dopo, quando il Piccolo Coro si è esibito all’Unipol Arena con Calcutta, per una versione da brividi di Oroscopo

video frame placeholder

Anche come autori i cosiddetti indipendenti si sono dati da fare. Nel 2021 Michele Bruzzese ha cantato Auto rosa, firmata da Dario Lombardi aka Erin, Duccio Caponi aka Piccolo e Marco Vittiglio aka Caph, tre membri dei bnkr44, collettivo che esce per Bomba Dischi e che sarà al prossimo Festival di Sanremo. Eugenio Cesaro (Eugenio in Via di Gioia) a Zecchino2022 è stato autore di La canzone della settimana. Ma c'è anche chi con l'Antoniano ci lavora tutto l'anno. 

"In effetti sono anni che vedo un avvicinamento tra mondo cosiddetto indipendente e la canzone per bambini: fino a pochi anni fa non c'erano queste contiguità, ora ci sono eccome", spiega Alessandro Renzetti. Producer, tecnico del suono e musicista, nel 2016 ha fondato Tersø assieme a Marta Moretti. Progetto elettronico molto intrigante, la band si è esibita al MI MANCHI e nel 2019 ha pubblicato il disco Iperfamiglia. Alessandro si occupa dello studio di registrazione dell'Antoniano, con cui collabora dal 2010. 

"Tutto è iniziato in maniera abbastanza casuale. Io ho fatto un'università legata al mondo della produzione musicale a Roma, dopo aver gravitato attorno a un altro studio, che ha chiuso, sono arrivato qui, in un momento in cui cercavano una figura da aggiungere allo staff degli studi. Parliamo di studi di registrazione di altissimo livello, un centro di produzione secondo forse solo a quello di Fonoprint, un'istituzione a Bologna. Oltre alla compilation dello Zecchino, che è il nostro impegno principale, durante l’anno qua si coprono anche altre produzioni, dalle rec di podcast alle batterie dell'ultimo disco di Bruno Belissimo".

video frame placeholder

All’inizio Alessandro curava "solo" il sound engineering, ora si occupa di ogni aspetto di produzione del disco, talvolta anche degli arrangiamenti. Il lavoro varia molto dalle consuetudini del direttore artistico. "Ognuno ha il suo approccio. Con Peppe Vessicchio registravamo qua tutta la parte strumentale: batteria, basso, chitarre, tastiere. Ora buona parte della produzione viene fatta a Milano da Lucio Fabbri e a noi arrivano gli stem, da qui andiamo avanti per completare il brano". 

La registrazione del disco è un processo lungo: per ogni canzone tra solisti e coro (divisi per sezione) bisogna considerare giornate di lavoro. "Non dimentichiamoci che si tratta di bambini", dice Alessandro, "banalmente la mattina vanno a scuola e bisogna adattarsi alle loro tempistiche. Quando entra in studio un bambino vede un posto nuovo, strano. Quelli più piccoli, di 4 o 5 anni, quando sentono la propria voce in cuffia si straniscono. Alcuni hanno piccole crisi, anche se la maggioranza di loro si diverte come pazzi. In generale hanno un'emotività fortissima e un candore, un'assenza di background e barriere, che gli permette di 'buttare fuori' delle cose incredibili". 

In questi anni ha visto passare centinaia di bimbi, e relativi genitori ("che spesso sono quelli che vanno tenuti più a bada"). "L'importante" conclude "è non creare sensazionalismi: siamo qua per fare musica e fare una bella esperienza, tutto il resto viene eventualmente dopo. Hanno cinque, sei, sette anni: alcuni matureranno altri interessi con il tempo e faranno scelte differenti, qualcuno proseguirà nel percorso artistico. Sono piccoli, nulla gli è precluso. Un gran bel privilegio". 

---
L'articolo Nella discografia italiana poche cose funzionano bene come lo Zecchino d'oro di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2023-12-24 15:14:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia