"Fischia il vento": storia di una canzone che ha fatto storia

Come nasce quest'inno partigiano senza tempo, scritto sulle alture del Ponente ligure nei giorni di Natale, mentre il freddo rendeva ancora più dura ed eroica la Resistenza ai nazifascisti. E come, poi, la "lotta" si spostò sul riconoscimento dei diritti

Partigiani nel pavese - Foto via Wikimedia Commons
Partigiani nel pavese - Foto via Wikimedia Commons

C’è la storia più nobile della Resistenza italiana dietro il nome di Felice Cascione, autore del celebre inno Fischia il vento. La canzone, simbolo della lotta partigiana nel nostro Paese, è uno dei pilastri su cui poggia la memoria popolare antifascista e ancora oggi attraversa il tempo come un ponte tra generazioni, riannodando il filo della storia. 

Sono trascorsi ormai più di cento inverni dalla sera in cui Cascione scrisse i versi di un canto che racconta il freddo patito dai ribelli sulle montagne e la loro lotta per la libertà. Non ha ancora 25 anni e si è appena laureato in Medicina, quando sceglie la strada della rivolta contro il fascismo, assumendo il comando di una formazione armata sulle alture nei pressi diImperia. I suoi uomini sono più giovani di lui, hanno le armi sempre pronte e il cuore vivo perché, se da un lato la guerra non risparmia nessuno, dall’altro consolida il legame con la vita in una tensione che fa, della vita stessa, una continua attesa della morte.

In quella freddissima sera di dicembre del ‘43, intorno al fuoco, il partigiano “Ivan” Giacomo Sibilla imbraccia la chitarra e intona una canzone popolare che ha imparato in Russia. Si tratta di Katiuscia, composta dal maestro Matvej Blanter sulle parole del poeta Michail Isakovskij, che racconta la nostalgia di una ragazza per il suo amato lontano, al fronte. Il motivo è orecchiabile e i partigiani la intonano, ma il testo non li rappresenta, in fondo è una canzone d’amore. A questo punto Cascione comincia a scrivere dei versi, spinto dal bisogno di raccontare una storia diversa, la storia nuda e cruda dei partigiani come loro, tutta azione e sacrificio, come testimonianza antiretorica di libertà.

La fame, il freddo che taglia la faccia, i piedi esposti alla neve, la commozione al ricordo delle donne lasciate in paese, le stelle di notte, la furia della vendetta, la libertà, la pace da conquistare: i versi prendono forma in uno stile netto e asciutto, severo e deciso, come l’anima di ogni vero partigiano. Alla Vigilia di Natale, dopo la messa di mezzanotte, Cascione e i suoi uomini scendono a Curenna per omaggiare la gente del posto, che l’indomani li riceverà nelle loro case per il pranzo natalizio. Intonano Fischia il vento, la prima esecuzione del brano davanti ad un pubblico attento e commosso; lo rifaranno ad Alto, il giorno dell’Epifania, ed entro poche settimane tutte le Brigate Garibaldi canteranno la stessa canzone di quel valoroso medico-comandante, ucciso dai tedeschi il 27 gennaio 1944.

A Liberazione avvenuta, un’altra battaglia ha inizio: la madre di Cascione rivendica a suo figlio la paternità del testo, dal momento che la canzone viene attribuita ad autori diversi e l’editrice musicale Metron vuole ottenerne i diritti. Dovranno passare ancora degli anni, ma nel 1951 la signora Maria vedrà accolta la sua domanda di iscrizione alla SIAE in qualità di erede dell’autore. Nel frattempo, Fischia il vento è ormai diventata patrimonio di tutti anche se Bella ciao, a partire dagli anni ’60, resta senz’altro più celebre e universalmente riconosciuto come il canto della Resistenza. Non si tratta, in verità, di una canzone partigiana ma rappresenta un chiaro esempio di canto popolare, diffuso dopo che la Resistenza è già finita.

La storia di Fischia il vento, invece, è la storia di chi giudica la guerra non da spettatore ma da protagonista, rappresentando quell’atmosfera e quel tempo con una volontà di chiarezza che è già, di per sé stessa, garanzia di verità. Scrisse Fenoglio in una pagina de Il Partigiano Johnny: “Essi hanno una loro canzone, noi ne abbiamo troppe e nessuna. Quella loro canzone è tremenda.È una vera e propria arma contro i fascisti, li fa impazzire a solo sentirla”. Fischia il vento era potente contro il nemico, perché potente è stato il coraggio di una giovinezza generosa di sé che tenacemente non si è risparmiata in nome della libertà.

 

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L'articolo "Fischia il vento": storia di una canzone che ha fatto storia di Libera Capozucca è apparso su Rockit.it il 2023-04-24 11:53:00

COMMENTI (3)

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  • AntonioPersano11 mesi faRispondi

    È una delle canzoni che più mi emoziona, mi commuove...da quando ero piccolo. D'altronde, parlando di ispirazione musicale, di quello che realmente è l'arte Musica, il sentimento di mancanza, di melanconia, è talmente grande che può abbracciare il significato diverso delle parole, amante, fidanzata, madre, famiglia, casa...Il sentimento è uguale, e credo che sia per questo che sia la versione russa che quella italiana, ricordando sempre che sia posteriore, siano traduzioni (dalla cui radice della parola si deduce siano anche tradite) dello stesso sentimento musicale. Grazie del bell'articola. E grazie a Felice Cascione

  • SimoneForani12 mesi faRispondi

    Wow! Bellissimo. Raccontata così la canzone acquista ancora più forza e significato.

  • giacomo.cusano12 mesi faRispondi

    Molto interessante, grazie @liberacapozucca