10 anni schiavo: come Instagram ha cambiato la musica

Il 6 ottobre 2010 il lancio dell'app fotografica, che ha avuto un impatto enorme sulle nostre vite. E pure sui musicisti, che a suon di presave, dirette e dittatura dell'immagine sono diventati protagonisti di un eterno reality

06/10/2020 - 09:22 Scritto da Simone Stefanini

Il 6 ottobre del 2010 nasceva Instagram, una app digitale per scattare foto, applicare filtri e condividerle in rete. Questo almeno è l'intento con cui Kevin Systrom e Mike Krieger l'hanno sviluppata ai tempi. All'inizio funzionava solo su iPhone, poi si è decisamente allargata e i suoi filtri che rendono vintage ogni scatto hanno fatto la storia dell'arte pop. Tutti sono diventati fotografi e si è creata una folta comunità social. Questa cosa ha fatto drizzare le antenne del capo di internet, Mark Zuckerberg, che l'ha comprata per un miliardo di dollari nel 2012, facendo la fortuna dei due nerd che l'avevano creata e rendendola il fenomeno social degli anni '10.

L'app, progressivamente, ha scalzato Facebook nel cuore dei teenager, che si sono riversati su Instagram per non stare a sentire i boomer indignati. Man mano sono arrivati anche loro. Belle foto, hashtag, tranquillità. Quest'ultima, definitivamente perduta nel 2016 con l'implemento delle Storie nell'app: video o foto degli utenti che durano 24 ore, in cui poter aggiungere filtri tipo Snapchat (app saccheggiata dalla direzione Zuckerberg), gif animate, link swipe up (ma solo se hai più di 10mila follower) e possibilità di aggiungere le canzoni. Insomma, sapete bene cosa sono le storie, presto Zuck le ha fatte adottare a tutti i suoi social e le sue app (Facebook e WhatsApp), e ormai sono lo stream più seguito di Instagram. 

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Questo video-diario in cui tutti possono essere protagonisti del proprio show, ha inventato nuove figure professionali: gli influencer, ossia personaggi che vengono "dalla strada" con una competenza specifica (ma anche no) che consigliano i loro follower su prodotti da comprare, in modo diretto ed efficace. In poco tempo, iniziano a essere più importanti della pubblicità in tv, i brand ci si tuffano a pesce e iniziano collaborazioni molto fruttuose. Guardate il film di Chiara Ferragni Unposted, spiega tutto benissimo.

Ben presto, i musicisti e le loro agenzie stampa, si sono riversati in massa su Instagram per sfruttare un canale promozionale con un target ben preciso, che guarda il caso è anche quello di chi poco tempo dopo ha iniziato a smuovere il mercato come nessun altro: i teenager.

La comunicazione è del tutto cambiata: se un influencer parla del tuo pezzo, linka la tua canzone o la inserisce come musica di sottofondo della sua storia vista da centinaia di migliaia di persone, ce l'hai fatta. Per qualche tempo va così, poi i musicisti si fanno furbi e vedono di asciugare il procedimento di un passaggio, diventando essi stessi influencer. Come si fa? Facile: diventando schiavo del social.

Praticamente, l'artista che viveva il suo lavoro facendosi allegramente i cazzi propri confidando nell'ispirazione, diventa una roba a metà fra Mastrota e il reality di Ozzy Osbourne. Ogni giorno, più volte al giorno, crea una storia in cui volta per volta saluterà i fan, parlerà degli affari propri, suonerà un pezzo, farà sondaggi e, di base, creerà nei suoi ammiratori l'illusione che fan e celebrità siano vicinissimi, senza filtri.

Spesso dovrà fare le dirette, in cui saluterà chi si connette, suonerà col chitarrino o rapperà due barre. Nella peggiore delle ipotesi, mostrerà accidentalmente il membro virile (accaduto a Gué Pequeno) o farà un incidente in macchina mentre ripete ossessivamente la parola "fratellì". Poco male: nel post moderno, basta che se ne parli. Tommaso Paradiso c'ha pure sciolto i Thegiornalisti su Instagram, con una storia diventata pop art.

Instagram diventa il luogo in cui le nuove mode prendono piede, dove i giovani si assembrano, seguiti dai boomer che non vogliono certo farsi scappare l'occasione di strappare un giorno alla loro ingenuità, per dirla con Baglioni. Il social ha trasformato anche la musica, che da statica nella propria torre d'avorio è diventata dinamica proprio su IG, in cui gli artisti danno indizi grafici o sonori, parlano e addirittura (di rado ma capita), compongono coi fan, chiedendo in diretta consigli su titoli e strofe. 

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Ci sono un sacco di strategie su Instagram, di cui i musicisti del 2020 sono diventati grandi interpreti: i pre save direttamente dal social, così' quando esce un pezzo, il fan si sente parte di una stretta community e si gasa tantissimo, i giochini con cui il titolo di una canzone o un album viene comunicato, spesso simili a dei cruciverba, i feat. fatti (quasi) apposta per aumentare i follower grazie ai repost dei colleghi più famosi, i commenti incrociati coi colleghi, che si complimentano l'un l'altro sotto i post di Instagram, oppure si dissano spietatamente, usando i fan come armata primava (è il caso dei fan di Emis Killa v. Margherita Vicario).

Tutto in vista delle sponsorizzate da parte dei brand, che oggi spesso finanziano contenuti musicali, dal momento che non s'incassa più dai live e che gli streaming di certo non fanno diventare milionari.

O almeno, questo prima di Tik Tok. Il social cinese, che non si basa sulle immagini ma proprio su musica, balletti e sciocchezze assortite, ha rubato il cuore dei teen, lasciando Instagram a tutti gli esuli di Facebook, che presto o tardi tornano a incazzarsi su geopolitica, calcio e musica su Facebook come ai tempi d'oro. D'altra parte, esistono social che dannno possibilità (tipo MySpace, ricordate?) e altri che impongono cambiamenti, e questo è il caso di Instagram.

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L'articolo 10 anni schiavo: come Instagram ha cambiato la musica di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-10-06 09:22:00

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