La pandemia ha ridato senso e valore ai dischi (per fortuna)

Dopo due anni di stand by, molti artisti si sono ritrovati con il cassetto pieno di canzoni ed è venuto naturale tornare al buon vecchio album. Risultato? La qualità si sente, perché velocità e bulimia sono nemiche dell’arte. Vedi Marra, Cremonini e, a breve, Fabri Fibra

Il 18 marzo uscirà il nuovo album di Fabri Fibra intitolato Caos e c’è un’attesa spasmodica sui mercati, per dirla come al tiggì, cioè nel business musicale perché facilmente andrà primo in classifica e scuoterà tutte le posizioni facendo numeri incredibili, ma non è quello il punto. Stanno uscendo un sacco di dischi, di album, di long playing come dicevano negli anni ’80 quando la discografia funzionava tantissimo. Dopo due anni di stagnazione, di uscite centellinate, di singoli perlopiù fatti per entrare nelle playlist di Spotify, ecco tornare alla ribalta le raccolte di inediti.

Vuoi perché le due o tre canzoni che gli artisti avevano nel cassetto nel frattempo si sono trasformate in 30, vuoi perché prima o poi dobbiamo pensare di convivere col covid e rientrare in una sorta di nuova normalità, e in quella normalità è chiaro che non si possa vivere di soli streaming, metaversi e connessioni virtuali ma anche di copie fisiche, merchandising, concerti e affetto nei confronti del cantante o della band, riniziando ad ascoltare le canzoni in fila, come le ha pensate l'artista, dando fiducia al prodotto senza l'ansia di passare subito ad altro e rendere la musica take away.

 

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Ne abbiamo parlato nei giorni scorsi con Ariete, che è uscita col suo primo disco Specchio, sul rapporto che la sua generazione, quella nata dopo i 2000 ha con l'album e ci ha detto che personalmente lei è cresciuta ascoltando i dischi sia dei cantautori che delle band nuove, e che chi segue la sua musica è interessato all'album, alle nuove canzoni, al concetto che può esserci dietro. Per questo ha deciso di non mettere tutti i singoli diventati molto famosi nell'album, uno su tutti Ultima notte che ha già quasi 40 milioni di streaming per buttarsi in qualcosa di più creativo.

Sembra una prassi consolidata nel mainstream, quella di non inserire tutti i singoli di successo usciti prima del disco nel nuovo album, basti pensare a Space Cowboy, il primo album solista di Tommaso Paradiso uscito nei giorni scorsi che non contiene i singoli Non avere paura, Ricordami e I nostri anni, tutti da milioni di streaming, per concentrarsi di più sugli inediti e su un'omogeneità di arrangiamento. Non è certo una novità, durante gli anni '60 era normale far uscire una gran quantità di 45 giri, i singoli di oggi, che poi non sarebbero entrati dentro i 33 giri, gli album di oggi. 

Abbiamo già parlato di Elisa che ha addirittura fatto uscire un doppio album, Ritorno al futuro / Back to the Future, con le sue due anime una più pop da classifica in italiano e l'altra più ricercata in inglese, mentre al momento primi in classifica FIMI tra gli album di inediti ci sono Irama con Il giorno in cui ho smesso di pensare, Cesare Cremonini con La ragazza del futuro, Rkomi con Taxi Driver, Ariete e Blanco con Blu Celeste, rivitalizzato dalla vittoria sanremese.

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Anche nel mondo urban si torna a puntare tutto sul nuovo disco anziché sui singoli da playlist. Lo dimostrano le uscite di Marracash Noi, loro, gli altri del 2021 e Persona del 2019 sempre in classifica, Gvesvs di Guè, Flop di Salmo, Virus di Noyz Narcos, Disumano di Fedez o il debutto di Madame, dischi usciti da un bel po' e inamovibili nelle classifiche dei più venduti o ascoltati. Incredibile il caso dei Pinguini Tattici Nucleari che hanno l'album Fuori dall'hype in classifica da 152 settimane e il successivo Ahia! da 65. 

Ora che l'era del covid sembra abbastanza superata e diventata endemica grazie ai vaccini (ma qui facciamo una serie di scongiuri e tocchiamo tutti i materiali fortunati possibili), molti artisti si stanno affacciando di nuovo sul mercato con i dischi, consci del fatto che lo streaming non paga. Non è una frase fatta, il business della musica, indebolito da anni di fermo, non è in grado di reggere autonomamente senza gli album, le edizioni fisiche vendute ai concerti, nei negozi o online, perché possono campare con gli streaming solo i super big e non possiamo permettere che il divario tra artisti di prima e di seconda fascia si ingigantisca sempre di più.

Inoltre, il disco è figo, poco da dire: le foto, i testi, i ringraziamenti, la copertina, il packaging, l'oggetto che diventa da collezione oppure semplicemente un oggetto immancabile nella vita dei fan, che così dimostrano il loro attaccamento nei confronti degli artisti e li aiutano a creare nuove canzoni, a sperimentare senza l'assillo dei numeri. Non è poco.

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L'articolo La pandemia ha ridato senso e valore ai dischi (per fortuna) di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-03-07 10:26:00

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