Perché solo Rita Pavone? Rimandiamo in onda il Festival 1969

La fu Gianburrasca, ultimo nome in scaletta, fece il suo esordio all'Ariston 51 anni fa. Paradossalmente quell'edizione era molto più attuale di quella di oggi

Tra meno di un mese prenderà il via il 70° Festival di Sanremo, quello del 2020, doppia cifra piena. Come sanno anche i muri, lo conduce Amadeus, che è anche il direttore artistico e il capo supremo e totale, con l'ultima parola sui nomi in gara. Amadeus ha già pestato una signora merda quando ha spoilerato in un'intervista su Repubblica i nomi dei partecipanti prima del tempo, che sarebbe stato ieri durante una (infinita e terribile) puntata de I Soliti Ignoti su RaiUno. Alla vista del cast, il feedback immediato dei social ha decretato: troppi vecchi, poche ragazze e allora Ama si è prodigato nel riempire quei buchi, inserendo nel cast all'ultimo momento Tosca e Rita Pavone, le Chadia Rodriguez di chi ha i nonni che hanno fatto la Prima Guerra Mondiale.

Per quanto il nome di Tosca sia avvincente (in un metaverso remotissimo), preferiamo lasciarla un attimo da parte per concentrarci su Rita Pavone: Gianburrasca, sovranista, ha pure preso per il culo Greta Thunberg per l'Asperger. Una personcina invisa ai progressisti e vicina alle idee del Carroccio, che sembra messa lì dopo le accuse ad Ama di aver fatto uscire lo scoop su Repubblica per fare un Festival sinistroide. Ecco, questa fa proprio ridere. 

Il roster del Fest sembra il testamento di uno schizofrenico: Achille Lauro neofrancescano (basti vedere il suo Facebook), Alberto Urso che è un cantante di Amici con gli occhi belli ma vicinissimi che copre la quota Il Volo, Anastasio che immaginiamo da soli quanta gioia porterà, Bugo e Morgan che neanche nei sogni turbobagnati avremmo potuto sognare miglior duetto. Poi Diodato, Elodie, Enrico Nigiotti, Rancore per vedere di farcela una volta per tutte, Elettra Lamborghini che potrebbe essere la rivelazione del Fest, Gabbani scongelato direttamente dal Festival di Conti, Giordana Angi altra di Amici che scrive i pezzi brutti a Tiziano Ferro (ospite del Fest, ma pensa un po' te), Junior Cally che sulla carta potrebbe avere la forza sovversiva per mangiarsi lo show e poi ancora Le Vibrazioni, Irene Grandi, Raphael Gualazzi per renderci partecipi del fatto che lavorano ancora, Levante con un pezzo dal titolo Tiki Bom Bom, che forse ha scambiato con quello dela Lamborghini.

E ancora Masini, che festeggia il trentennale, Zarrillo che esiste solo a Sanremo come la Madonna a Medjugorije, Paolo Jannacci per dimostrare non è il cognome che etc etc, Pierone Pelù che esordisce da solo al Fest e che vive dell'assunto "o bene bene o male male", i Pinguini Tattici Nucleari che coprono la quota Lo Stato Sociale con la vecchia che balla, Riki di Amici che infiamma le (3) teenager che guarderanno Sanremo e poi, come detto in precedenza, Tosca e Rita Pavone, quest'ultima con un brano dal titolo Niente (Resilienza74) che sembra il titolo di un inedito di Kurt Vonnegut. 

Rita Pavone ha 74 anni e ha esordito a Sanremo nel 1969, un anno davvero speciale, non solo per le impennate erotiche tra Serge Gainsbourg e Jane Birkin, per la Family Manson che trucida Sharon Tate mettendo fine alla Summer of Love e neanche per la canzone di Achille Lauro che vola pensando a quel periodo lì. Il Sanremo 1969 è un Festival serio, avanti anni luce rispetto a quello del 2020. Intanto, al Festival i cantanti cantavano in due la stessa canzone, perchè era quella la protagonista e la vittoria andò a quel classicone di Iva Zanicchi/Bobby Solo dal titolo Zingara.

Dei 48 cantanti o band che cantano le 24 canzoni in gara, la metà sono esordienti, quindi giovani. In pratica, quello che ha tentato di fare lo scorso anno Claudio Baglioni col roster di Sanremo che sembrava una giornata del MI AMI. Tra gli esordienti, nomi incredibili: Nada con Ma che freddo fa, i Dik Dik, Gabriella Ferri, Mal e Lucio Battisti con Un'avventura. Tra gli altri partecipanti Sergio Endrigo, Milva, Fausto Leali, Caterina Caselli, Little Tony, i New Trolls, Mino Reitano e le sorprese non sono neanche finite qui.

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Nel 1969 erano anche ammessi cantanti stranieri, che avrebbero dovuto cantare in italiano, quindi la lista degli interpreti vedeva accoppiate che fanno impazzire, tipo Gabriella Ferri/Stevie Wonder o Lucio Battisti/Wilson Pickett, senza troppe polemiche per il colore della pelle degli ospiti. Avete presente che spettacolo rivoluzionario? Ricordiamoci che stiamo parlando del nazionalpopolare, perché quell'anno Dario Fo e Franca Rame organizzarono anche un Controfestival, addirittura contestato dalla sinistra perché troppo borghese e salottiero.

Dovremmo pensare che il Sanremo di Amadeus dell'anno 2020, quello in cui è ambientato Blade Runner sia una scommessa sul futuro, e invece sembra sia uno show debole, lontano anni luce da quello di 51 anni prima. Forse mandare in onda il Festival del 1969 al posto di quello di Amadeus potrebbe essere una mossa vincente.

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L'articolo Perché solo Rita Pavone? Rimandiamo in onda il Festival 1969 di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-01-07 11:28:00

Tag: Sanremo

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