Tuttorotto: “Il 99% delle etichette esistenti è inutile”

Parlano i fondatori della label di Oristano, una delle mille in un mercato saturo. Dove, però, gli artisti pagano per non avere nulla in cambio. Evadere da dinamiche sbagliate e seguire una strada alternativa si può (e si deve): lo dimostra la scena sarda unita nella raccolta “01" (e non solo)

Logo dell’etichetta Tuttorotto – Xilografia di BALLAK (Francesco Cau)
Logo dell’etichetta Tuttorotto – Xilografia di BALLAK (Francesco Cau)

"Stiamo male per gli incendi che continuano a devastare la Sardegna. Niente di nuovo, si sa: capita ogni anno, ma non si agisce mai. Non abbiamo mezzi a sufficienza, le politiche di prevenzione non esistono, i soldi vengono spesi male dalla regione, e noi vediamo luoghi preziosi, animali e attività andare in fumo", dice Alessandro Cau, musicista di Oristano. Dove siamo andati per parlare di musica sull’isola e conoscere Tuttorotto, etichetta made in una delle otto provincie sarde.

Prima, però, Alessandro vuole spendere ancora due parole sulla tragedia che sta torturando la sua isola: "Questa volta è stata particolarmente difficile", dice, "è stata colpita un’area vastissima della regione: il Montiferru, la Planargia, l'Oristanese, e ora la zona della Gallura. Luoghi con una forza culturale e un’importanza storica enorme: "Il Montiferru è una libreria a cielo aperto", dice, "sono andati in fumo oliveti secolari, boschi foltissimi ricchi di flora e di fauna, compreso un ulivo millenario, MILLENARIO! Se mi soffermo e ci penso, mi fa male lo stomaco".

Alessandro Cau – Foto di Ana Blagojevic
Alessandro Cau – Foto di Ana Blagojevic

Alessandro è una metà di Tuttorotto, l’etichetta nata lo scorso anno per offrire casa a tutte la band e le persone che fanno musica nell’isola. Il giovane nasce a Oristano, ma cresce a Santa Giusta, il piccolo paese di provincia che negli anni Sessanta è stato il fulcro della scena beat in Sardegna. Suona la batteria e le percussioni, compone, performa, ricerca, insegna in alcune scuole civiche di musica della zona e tiene laboratori di ricerca musicale con bambini e adulti.

Lo scorso anno fonda l’etichetta insieme a Federico Fenu, anche lui insegnante e musicista della città. "Suona il trombone, ma in realtà è un eccellente polistrumentista e studioso di qualsiasi cosa riguardi la musica", dice Cau a proposito dell’amico e collega. "L’idea di fondare un’etichetta balenava in testa da anni e il fatto che non la realizzassimo era parecchio banale: non trovavamo un nome che ci piacesse, e non volevamo accontentarci", dice  

Un’avventura nata per un motivo preciso: contrastare l’isolamento della regione, "un’isola davvero isolata", la definisce il nostro interlocutore. "Da quando ho iniziato a prendere la musica seriamente e a voler fare di quest'arte la mia professione, ho incontrato tanti ostacoli. Uno di questi è il mare, che rappresenta anche la lontananza da ciò che è il resto del panorama musicale: i festival, i club, gli agenti, le label, i produttori, le persone in generale", dice.

Federico Fenu
Federico Fenu

"Sembra stupido, ma per noi arrivare altrove non è così semplice. Certo, prendi un aereo, una nave e arrivi. Non è più così complicato come prima, ma per chi vuole fare della musica il proprio mestiere non è sostenibile. È un discorso complesso nel quale non mi addentrerei ora, ma in poche parole, nella realtà dei fatti, quello che succede in Sardegna è che poche band riescano a muoversi e a farsi conoscere davvero, al di fuori dell'isola".

Alessandro stesso ha fatto molta fatica a contattare etichette, agenzie, a fare rete per promuovere la sua musica. Le risposte sono sempre state assenti, sono arrivati messaggi preimpostati o si chiedeva all’artista di pensare da sé alle produzioni: "Ho sempre pensato che ciò che facessi non fosse all’altezza, altrimenti sarei riuscito ad agganciare una produzione. Poi, ho capito che dipende dal sistema. Allora ho sbattuto la testa, ho investito su di me, e ho iniziato a viaggiare come musicista da solo, sia per i live sia per le registrazioni dei dischi (con Miles Cooper Seaton, Any Other, Marco Giudici, 42 Records, Serena AltavillaC+C=Maxigross e altri, ndr)”.

Finché Alessandro Cau ha capito che la vicinanza, il contatto con le persone, la comunicazione diretta faccia a faccia e non lo scambio di battute via mail, sono fondamentali per chi fa musica. "Per noi, per i sardi, è impossibile però. Siamo completamente tagliati fuori", denuncia.

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Per di più, il mercato è saturo. E il pensiero che hanno fatto Alessandro e Federico prima di fondare la loro etichetta è stato: "Bene, iper-saturiamolo. Tanto il 99% delle etichette esistenti è inutile: non produce, fa pagare le produzioni all’artista e le spaccia per proprie, tira fuori un’altra etichetta inconcludente, che non serve a nulla se non a pubblicare alcune piccole cose che altrimenti rimarrebbero chiuse nel cassetto o uscirebbero per autoproduzione", dice.

E continua: "Tanto le persone vogliono vedere questo, ahimé: che la tua musica esca sotto il nome di un’etichetta. Inutile o utile che sia, se non pubblichi sotto una label vuol dire che la tua musica non è abbastanza buona", dice. E provoca: "Eccovi serviti, allora: Tuttorotto, l’etichetta made in Oristano nata nel 2020 è qui per soddisfare le vostre richieste".

In maniera molto punk: senza nessuna registrazione di marchio o attività di lancio (se non una mail gettata nell’iperspazio, un account su Bandcamp, una pagina Facebook e Instagram) nasce Tuttorotto. "La mia idea di etichetta è come una casa, un rifugio accogliente che gira, cerca, scova qualcosa che reputa interessante o speciale e investe in quello", dice uno dei due fondatori.

 
 
 
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Un’etichetta è una squadra di professionisti che credono in un progetto e lo rendono noto e accessibile al pubblico: "È fondamentale ragionare assieme agli artisti su che strada prendere. Da tutti i punti di vista: suono, immagine, comunicazione, tutto". Per farsi conoscere non servono solo i soldi, ma anche il coraggio di puntare su qualcosa di ancora sconosciuto, "come si faceva negli anni Quaranta, Cinquanta, Sessanta. In quel periodo lì c’era una necessità forte, più spazio da riempire e più speranza nel futuro", ricorda.

Lungo il suo percorso, secondo quella che è stata la sua esperienza, Alessandro ha avuto a che fare solamente con due etichette che lavorano "nel modo giusto": la 42 Records e la Trovarobato. "Il resto è un mare di etichette che chiede migliaia di euro per pubblicare il tuo lavoro (ovviamente già registrato, e per il quale hai già speso parecchi soldi)", dice. 

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"Gliene servono altri per pagare le spese di 'ufficio stampa'. Che nella maggior parte dei casi consiste nel mandare mail preimpostate a testate giornalistiche e radio, per avere alla fine (se ti dice bene) dieci recensioni copia-incolla sulle pagine di alcune webzine da dieci visite al giorno e due passaggi in radio locali pirata. Più la stampa di 2-300 dischi che non venderai mai, perché tanto non suoni abbastanza", denuncia il musicista. "Triste, vero? Ma è la realtà".

Per questo nasce Tuttorotto: per evadere e slegarsi da queste dinamiche di mercato. Fare, organizzare e riunire la musica in Sardegna a modo proprio. E creare un ponte con il resto d’Italia, che forse non sa quanta musica e arte ci sia nell’isola: "C’è tanto movimento", dice Alessandro, "basti guardare alla quantità di festival che abbiamo in una sola regione".

Come il Dromos, Musica sulle Bocche, Isole Che Parlano, Here I Stay, Time in Jazz, Ai Confini Tra Sardegna e Jazz, Pedras et Sonus, EJE, Mamma Blues, Aglientu Blues FestivalMiniere Sonore e tanti altri. Oltre alle rassegne di carattere letterario, poetico, culinario, tutti con un forte senso culturale, non commerciale.

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Gli artisti e le band, anche, sono tantissimi: c’è Paolo Angeli, The Heart and The Void (cantautoriale, alternative rock), King Howls Quartet (blues/hard rock), Lazybones Flame Kids (post-rock), Francesco Più (soul, funky), Kenze Neke (rock, punk, reggae, ska), Menhir (hip hop).

La Talk About Records di Diego Pani (cantante dei King Howl sopracitati) e la S’Ard Music di Cagliari, sono due realtà che prima erano etichette e ora hanno concentrato il focus sui festival: "Probabilmente hanno capito le difficoltà (anche economiche) di essere label", commenta.

Poi, ci sono gli artisti e le artiste che hanno partecipato a Tuttorotto 01, la raccolta di canzoni che ha inaugurato Tuttorotto. "Abbiamo chiesto ad amici/che musicisti/e che stimiamo e con i/le quali abbiamo collaborato gli ulti anni di mandarci una traccia da un minuto e 30 in solo. Poteva essere qualsiasi cosa: una composizione, una traccia in silenzio. Così è stato. Trovate l’insieme di brani sul Bandcamp, con download gratuito", dice Alessandro.

Queste le persone che hanno partecipato a Tuttorotto - 01: Adele Altro, Antonio Pinna, Simona Norato, Marta Loddo, Giovanni Chirico, Eleuteria, Fabio Cerina, Sebastiano Martinelli, Alek Hidell, Federica Furlani, Tobia Poltronieri, Carlo Spiga, Armaund, Maurizio Floris, Luigi Frassetto, Ivana Busu, Giacomo Salis, Marco Coa, Serena Altavilla, Marco Caredda, Matteo Leone, Marco Giudici, Mauro Diana, Marina On Mars, Enrico Correggia, Tancredi Emmi, Raffaele Pilia, Federico Fenu e Alessandro Cau.

Che aggiunge: "La scena è molto attiva qui. C’è molta ricerca in Sardegna: ci si conosce facilmente e si riesce a collaborare. Ma soprattutto trovo un timbro, un colore, una sorta di aura che non vedo da altre parti. Questo rende particolari i progetti che si sviluppano in Sardegna. Una terra unica, che bisogna guardare con gli occhi sì di un turista, ma non solo".

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L'articolo Tuttorotto: “Il 99% delle etichette esistenti è inutile” di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2021-08-17 15:30:00

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