La via della salute

La via della salute

Fedora Saura

2014 - Pop

Descrizione

Critica al capitalismo. Anticristianesimo. Avanguardia. Pop. No-wave, jazz-core e prog. Nietzsche e Gaber. I CCCP e Carlo Michelstaedter. Con Fedora Saura la nuova utopia sta in Svizzera. E balla. E ride.

Prendono Gaber, il teatro-canzone, la sua radicalità di pensiero. Lo ripassano con il salmodiare programmatico dei CCCP e vi aggiungono frustate no-wave, contrazioni jazz-core, addirittura sprazzi di reggae dimesso e istantanee elucubrazioni prog. Si chiamano Fedora Saura e non sono italiani, ma svizzeri. E dal Ticino, terra di invisibili confini culturali che nelle loro mani esplodono gioiosi, guardano all'Europa. All'Europa cristiana, all'Europa della moneta e del pensiero unici. E cercano “La via della salute”.

Così si intitola il secondo disco del progetto di Marko Miladinovic e compagni. Un'opera anti-cristiana e anti-capitalistica, contro i fantasmi, per un'Europa laica, in ogni senso e in quello etimologico. “La via della salute” è un lavoro eccentrico, provocatorio, destabilizzante. Di una band che ha la stessa indole delle avanguardie europee del primo Novecento. E intanto respira l'utopia di un'Europa diversa, nuovamente feconda grazie alla sua identità culturale.

I Fedora Saura stanno architettando una rivoluzione beffarda (“Il popolo è pronto / per la rivoluzione / scontrino alla mano / questa volta sarà nostra!”). Per fare ciò, in nove tracce concepite come un unico cabaret-spettacolo, tratteggiano il loro personalissimo tazebao filosofico e (im)morale. Sono i solitari capostipiti di un'altra generazione che ha perso, sì, ma loro desiderano trovare la salute. E per questa umanità soggiogata da preti e poliziotti, che si emancipa solo grazie alle artiste visive (“Per la nostra età non vogliamo pubblicità!”), i Fedora Saura si fanno artefici di un nuovo piano quinquennale, questa volta niciano, cioè di stampo umanista e libertario. Restando protetti dall'ombra del loro sardonico patto di Gorizia, patria natale di Carlo Michelstaedter (“tipico rappresentante della mentalità materialistica dell'Ottocento” come amava definirsi lui stesso) a cui il disco è dedicato.

Del resto anche gli svizzeri ballano la samba, ma lo fanno sulle rovine esistenziali dell'Europa attuale. E proprio mentre ne fotografano le nevrosi con staffilate elettriche che trasformano “No New York” in “No Bruxelles”, scrivono canzoni che sono un augurio di gioia, felicità e potenza. Perché “La via della salute” non sta in pensiero né dà conforto. Bensì fa senso e crea valore. Genera inconscio, critica e utopia.
E sta dalla parte dell'umanità, “Bellissima / violenta e gentile”.

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